OPPO ha appena svelato i suoi nuovi smartphone top di gamma, la serie Find X6 molto focalizzata sull’aspetto fotografico, sia in termini hardware che in termini di design. Al loro fianco troviamo un nuovo e interessante tablet.
Stiamo parlando di OPPO Pad 2, un dispositivo di fascia media che presenta delle interessanti peculiarità. Andiamo a vedere insieme la scheda tecnica completa.
Display: 11,6″ (2.800 x 2.000 pixel) 7:5 aspect ratio LCD 2.5D schermo curvo with Dolby Vision, 144Hz refresh rate, Hardware-level blue light reduction
Processore: fino a 3.05GHz Octa Core Dimensity 9000 4nm
GPU: Mali-G710 10-core
RAM: 8GB / 12GB LPDDR5
Storage interno: 256GB / 512GB UFS 3.1
Sistema operativo: Android 13 con ColorOS 13.1
Fotocamera posteriore: 13 megapixel f/2.2 aperture, LED flash
Fotocamera anteriore: 8 megapixel f/2.0 aperture
Audio: USB Type-C Audio, Quad Speakers, Dolby Atmos
Dimensioni: 258,03 × 189,39 × 6,54mm
Peso: 552g
Connettività: Wi-Fi 6 802.11 ax (2.4GHz + 5GHz), Bluetooth 5.3, USB Type-C
Batteria: 9.510mAh con ricarica rapida a 67W SuperVOOC
Dalla scheda tecnica capiamo che il nuovo OPPO Pad 2 ha tutte le cartein regola per competere nel mercato tablet, spingendosi dalla fascia media a quella alta.
Il tablet arriva con il supporto alla tastiera smart, dotata anche di touchpad per supportare gesture di sistema. Oltre a questa, troviamo anche il supporto alla OPPO Pencil, accessorio che incrementa la produttività su un dispositivo del genere.
Il nuovo OPPO Pad 2 arriva nelle colorazioni Nebula Gray e Light Gold. Il prezzo di lancio parte dall’equivalente di circa 420€ e arriva a circa 570€ per la variante con più RAM e storage interno.
Il suo lancio al momento è un’esclusiva del mercato cinese. Da OPPO ci aspettiamo anche un lancio internazionale, sperando nella possibilità di vederlo anche sul nostro mercato. Torneremo ad aggiornarvi appena ne sapremo di più su questo aspetto.
L’epoca che stiamo vivendo è caratterizzata da una presenza praticamente costante della tecnologia nelle nostre vite, almeno per la stragrande maggioranza di noi. E questo vale anche per le piattaforme digitali e sociali che popolano il web, al punto che in un certo senso la tecnologia si sta evolvendo anche per essere maggiormente presenti e partecipativi proprio in queste piattaforme social.
Negli ultimi anni, con la saturazione dei social sia in termini di utenti che di contenuti, si sono fatte largo diverse scuole di pensiero accomunate da un senso più critico nei confronti dei social. La dipendenza da social è diventato un termine abbastanza comune, o almeno conosciuto, e sono davvero tante le persone che spendono una parte non trascurabile del proprio tempo sui social ogni giorno.
In questo contesto sono nate diverse app per aiutare a gestire in maniera più oculata l’utilizzo della tecnologia e dei social. Abbiamo visto le stesse Google, Apple e Meta impegnarsi in questo senso, fornendo statistiche dettagliate ai propri utenti proprio in merito all’utilizzo dei social. Su questa falsa riga negli ultimi giorni abbiamo provato qualcosa di diverso che si chiama one sec, un’app interessante e che ci ha convinto per diversi aspetti.
Il titolo di questo paragrafo è essenzialmente la fondamentale e unica domanda che vi pone l’app one sec. Questa si presenta in maniera molto semplice, con una grafica chiara anche se non proprio al passo con i tempi. Ma chiaramente non è l’interfaccia grafica il succo di ciò che fa.
L’app one sec ha l’obiettivo di ridurre l’utilizzo dei social, o quanto meno rendere maggiormente consapevoli gli utenti dell’utilizzo che si fa dei social e del tempo che gli dedichiamo ogni giorno. Dobbiamo sicuramente dire che one sec riesce a fare bene entrambe le cose.
L’app ha un funzionamento molto semplice: al primo avvio verranno richiesti alcuni permessi necessari al suo funzionamento, come l’accesso in background, la possibilità di inviare notifiche e quella di non essere ottimizzata dal sistema per ridurre i consumi. Quindi vi chiederà di selezionare per quali app attivare l’interferenza e la limitazione.
Parliamo di interferenza perché è proprio questo che fa one sec. Ogni volta che si tenterà di aprire una delle app selezionate all’interno di one sec, l’app si intrometterà avviando una schermata in cui vi verrà chiesto di prendere un respiro profondo e attendere per qualche secondo, per poi scomparire e chiedervi se intendete continuare con l’apertura dell’app richiesta oppure se intendete tornare alla schermata home.
Tutto ciò ha lo scopo di farci riflettere sulla reale utilità nell’aprire l’app selezionata. Esattamente come quando si chiede di contare fino a 10 prima di dire qualcosa di avventato. L’esercizio di respirazione ha quindi l’obiettivo di rendere consapevole l’utente di ciò che sta per fare.
Oltre a questo, l’app offre una sezione dedicata alle statistiche di utilizzo: verranno mostrati dei grafici rappresentativi il tempo di utilizzo di ognuna delle app selezionate nei vari giorni della settimana, con una comparazione rispetto alla settimana precedente.
Appare subito chiaro che ha senso usare one sec soprattutto con i social. Spesso, per esperienza personale, si usano i social anche per noia, o per accompagnare quelle attese forzate, come quando si attende un treno. Se per alcuni quell’attesa poteva essere mitigata da una sigaretta, per altri può essere ingannata con l’apertura di un social. Questo, proprio come la sigaretta, può non essere un bene. L’apertura ripetuta dei social, senza una reale necessità, porta a un dispendio di tempo e risorse cognitive che spesso non viene percepito. Così come non viene percepito il fatto che spesso ignoriamo chi e cosa ci sta intorno per dare la nostra attenzione al social appena aperto.
E potreste anche chiedervi: ma perché non usare gli strumenti che Google e Apple mettono a disposizione, come Benessere Digitale ad esempio? Beh, oggettivamente parlando si deve considerare che questi strumenti permettono di limitare e applicare restrizioni all’utilizzo delle app una volta raggiunto un certo limite temporale di utilizzo, o un limite in termini di aperture dell’app durante il giorno. Il raggiungimento del limite fisiologicamente arriva a giornata inoltrata. One sec invece permette di forzare la consapevolezza di ciò che si sta per fare ogni volta che si tenta di aprire l’app, anche alla primissima apertura della giornata. In questo modo ogni potenziale secondo speso sull’app in esame viene valorizzato, e non solo quelli che si spenderebbero dopo un certo tempo già speso sull’app stessa.
Insomma, one sec prova a farci capire se davvero abbiamo bisogno di usare quel tempo e quelle risorse per i social, o per qualsiasi altra app, e ci riesce bene. Questo lo diciamo noi dopo qualche giorno di prova, e lo dice anche uno studio condotto da un’università tedesca e che trovate nella sua versione completa a questo link.
L’app one sec è disponibile in versione gratuita senza alcuni tipo di annuncio pubblicitario, con alcune limitazioni. La più rilevante è che con la versione gratuita sarà possibile attivare le interferenza soltanto per un’app alla volta.
La versione Pro invece prevede la possibilità di attivare le interferenze per tutte le app installate, anche contemporaneamente. Sarà anche possibile personalizzare la lunghezza dell’esercizio di respirazione da fare ogni volta che si apre un’app controllata, così come sarà possibile personalizzare il messaggio mostrato durante l’esercizio di respirazione.
Qui sotto trovate il link per il download sul Play Store nel caso voleste provarla subito.
Da anni conosciamo il grande impegno che Google investe nel software dedicato alle performance fotografiche, lo stesso che rende i suoi smartphone Pixel un punto di riferimento assoluto proprio in termini di fotografia mobile.
La Google Camera è l’app di Google concepita proprio per scattare foto e registrare video sui Pixel di Google, resa compatibile anche con gli altri modelli di smartphone Android grazie ai diversi porting, ne abbiamo parlato in questa guida. Nelle ultime ore ha ricevuto un nuovo aggiornamento.
L’aggiornamento citato corrisponde alla versione 8.8 della Google Camera e porta delle interessanti novità proprio per la serie Pixel 6. I due modelli di casa Google ricevono infatti i rilevanti miglioramenti alla fotografia in modalità notturna, gli stessi introdotti al lancio dei Pixel 7. Questi miglioramenti rendono più rapidi gli scatti in modalità notturna.
La maggiore rapidità rende possibile ottenere delle foto non mosse o fuori fuoco, anche quando il soggetto è in movimento. La qualità rimane ottima grazie all’aggiornamento degli algoritmi HDR+ e di machine learning utilizzati da Google per realizzare le fotografie notturne.
Con il nuovo aggiornamento della Google Camera su Pixel 6 sarà possibile scegliere il tempo di scatto dedicato alla foto notturna, in modo da restringere al massimo il periodo di scatto nel caso in cui il soggetto da fotografare è in leggero movimento.
Insomma, ancora una volta riusciamo ad apprezzare la strategia di Google per il comparto fotografico dei suoi smartphone, i quali diventano più performanti con un semplice aggiornamento dell’app Fotocamera. L’update appena descritto per la Google Camera dovrebbe arrivare tramite il solito rollout automatico attraverso il Play Store.
Vediamo qui la scheda tecnica di Motorola Moto G53, uno smartphone con sistema operativo Android di fascia bassa.
Il display di questo dispositivo è da 6,55 pollici in tecnologia IPS LCD. La sua risoluzione è di HD+ / 720 x 1600 pixel e questo porta la sua densità di pixel a 411 ppi.
La fotocamera ha una risoluzione di 50 megapixel ed è dotata di flash Singolo. I video si possono registrare fino alla risoluzione di Full HD – 1920 x 1080 pixel e la fotocamera secondaria invece è da 8 megapixel.
Questo dispositivo dual SIM supporta le reti 5G e la 5. Il Bluetooth è alla versione 5.1, mentre, sempre parlando di connettività abbiamo il GPS, la radio FM e l’NFC. Purtroppo non è presente nessun tipo di uscita video via cavo.
La CPU è un Qualcomm SM4350-AC Snapdragon 480+ 5G octa a 64 bit da 2.2 GHz e GPU Adreno 619, il tutto supportato da 4 GB di RAM e 128 GB di memoria, espandibile tramite l’ausilio di una microSD.
All’interno del dispositivo troviamo una batteria da 5000 mAh non removibile.
Tra i tanti servizi e app che Google propone su smartphone e tablet troviamo YouTube Music, la piattaforma dedicata allo streaming musicale nata dal colosso YouTube.
Nelle ultime ore sono emerse delle importanti novità per l’app YouTube Music dedicata ai dispositivi Android. Google ha infatti avviato la distribuzione di una delle ultime novità annunciata, quella corrispondente alla possibilità di scaricare automaticamente i brani recenti.
La funzionalità appena introdotta da Google su YouTube Music è riservata a tutti coloro che hanno sottoscritto l’abbonamento premium al servizio e permetterà all’app di scaricare automaticamente i brani recentemente ascoltati dall’utente. Nello specifico, l’app scaricherà automaticamente gli ultimi 200 brani ascoltati dall’utente con YouTube Music.
YouTube Music non sembra aver ricevuto una sezione che raccoglie i brani recentemente ascoltati e scaricati automaticamente. E sembra altrettanto certo che al momento la novità riguarda esclusivamente i dispositivi Android.
La nuova funzionalità è attivabile o disattivabile attraverso le impostazioni dell’app. Il suo scopo principale è chiaramente quello di fornire contenuti musicali anche quando la connettività scarseggia, andando appunto a rendere offline tutti i contenuti che con maggiore probabilità potranno essere cercati dagli utenti.
Negli scorsi giorni, Qualcomm ha preso una decisione piuttosto interessante: ha reso open source i codec aptX e aptX HD, ovvero due codec che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità del suono nonché di rendere più leggeri i file. Ma cosa significa tutto ciò? In pratica, Qualcomm ha pubblicato il codice sorgente dei due codec che, quindi, possono essere utilizzati e distribuiti in maniera del tutto gratuita. Difatti, prima di questa scelta, i produttori pagavano fino a 6.000$ per utilizzare i codec.
La notizia è stata diffusa da Mishaal Rahman, il quale ha proprio spiegato che i produttori, prima di questa mossa, dovevano pagare a Qualcomm una tariffa piuttosto elevata per utilizzare i codec audio aptX e aptX HD. Inoltre, ora anche gli sviluppatori di software potranno impiegare questi due algoritmi nei propri progetti, provando magari anche ad introdurre qualche miglioramento. Tuttavia, Qualcomm ha chiarito che gli prodotti aptX inclusi in AOSP sono i codificatori: le aziende, quindi, dovranno comunque pagare le tasse di licenza per utilizzare altri prodotti relativi ai codec.
Il codec audio aptX è stato creato nel 1980 nei laboratori di ricerca della Queen’s University Belfast. Nello specifico, visto che è basato su algoritmi piuttosto efficaci, questo codec consente di trasportare su connettività Bluetooth molti più dati di quanti sia normalmente possibile: dunque, la qualità è superiore fino ad “assomigliare” a quella di un CD. Successivamente, da questo codec sono state sviluppate delle varianti, come ad esempio aptX HD, che permette l’ascolto di audio fino 48 kHz e a 24-bit.
Il segmento degli smartphone pieghevoli entra sempre più nel vivo, con Samsung che prepara il terreno per il lancio dei nuovi Galaxy Z Fold 5 e Flip 5, Google che addirittura prepara il lancio del suo primo pieghevole, e Motorola che sta finalizzando il nuovo Razr.
Nelle ultime settimane abbiamo parlato sotto diversi aspetti del nuovo pieghevole di casa Motorola. Abbiamo visto come dovrebbe apparire dal vivo, e anche alcune delle presunte specifiche tecniche. Ora apprendiamo ulteriori dettagli che non sembra particolarmente positivi.
Stando a quanto appena riferito da fonti di mySmartPrice, il nuovo Motorola Razr dovrebbe arrivare sul mercato col nome di Motorola Razr Plus. Ed è curioso apprendere questo nome quando si apprendono i dettagli sulla batteria che integrerà: si tratterà infatti di un unico modulo da 2.850 mAh.
Chiaramente si tratta di una batteria relativamente piccola. Un passo indietro rispetto alla batteria di Motorola Razr 2022, da 3.500 mAh, e comparabile con quella del primo Razr del 2020. La scelta risulterebbe curiosa perché gli ultimi rumor indicano che invece il display del nuovo Razr sarà più grande rispetto a quelli visti sulle generazioni precedenti.
Allora le alternative sono due a nostro avviso: la più probabile è che Motorola ha scelto una batteria di bassa capacità in nome di una leggerezza e portabilità dello smartphone senza precedenti, magari confidando in un’ottimizzazione software particolarmente spinta per fornire un’autonomia decente agli utenti. La seconda è che nel nuovo pieghevole ci saranno due moduli per la batteria, come spesso accade per i pieghevoli, e quello appena trapelato da 2.850 mAh è uno solo uno dei due.
Non vi resta che continuare a seguirci per scoprire la risposta definitiva a questo dubbio, man mano che emergeranno nuovi rumor sul prossimo pieghevole di casa Motorola.
Anche oggi sono state pubblicate nuove offerte sul Play Store: lo store digitale lancia davvero spessissimo degli sconti per app e giochi (e non mancano anche sconti del 100%). Questa settimana, le offerte sono davvero molte e riguardano prevalentemente dei giochi per smartphone o tablet, ma c’è anche qualche app da non lasciarsi sfuggire. In ogni caso, vi ricordiamo che è possibile chiedere un rimborso per gli acquisti effettuati sul Play Store: qui la nostra guida per effettuare la semplice procedura.
Tra i giochi più interessanti proposti a un prezzo più basso del solito, non possiamo non citare Terraforming Mars: si tratta di uno dei titoli di strategia più apprezzati del panorama mobile nel quale il giocatore deve, come indica il nome, terraformare il pianeta rosso aumentando la temperatura, aumentando il livello di ossigeno e creando oceani per rendere Marte abitabile per le generazioni future.
Tra le app scontate citiamo l’icon pack Grace UX, caratterizzato da icone circolari con uno stile molto minimale, e Equalizer Bass Booster Pro, un equalizzatore per regolare al meglio l’uscita audio del proprio smartphone o tablet.
Negli scorsi giorni, altri software sono stati proposti in sconto sul Play Store. Ecco dunque le app e i giochi che sono ancora disponibili a un prezzo minore. Purtroppo non sappiamo quando gli sconti termineranno, per cui se c’è un’app che vi interessa, è il momento giusto di scaricarla.
Nei giorni scorsi sono apparsi in rete i primi rendering dei nuovi Pixel 8 Pro e Pixel 8, che hanno rivelato una continuità di fondo con lo stile degli smartphone di Google, ma anche alcune sottili differenze.
Nelle immagini infatti risaltano gli angoli più arrotondati dei nuovi Pixel (ecco come aggiornare i telefoni di Google con file OTA), che danno un aspetto meno squadrato e più slanciato. Ma è solo un’impressione?
OnLeaks, autore delle anticipazioni di cui sopra, ha cercato di fare il punto della situazione mettendoli a confronto, e rivelando non solo angoli più arrotondati, ma anche alcune differenze nella curvatura dello schermo di Pixel 8 Pro.
Iniziamo da Pixel 8. Il nuovo telefono made in Google presenta, come già anticipato, bordi più arrotondati rispetto al predecessore.
Ma un aspetto interessante riguarda anche il profilo, aumentato di un paio di decimi di millimetro. Se infatti Pixel 7 era spesso 8,7 millimetri, il nuovo Pixel 8 misura 8,9 millimetri di spessore (senza considerare il blocco fotocamere, che arriva a 12 mm).
Differenze marginali, che probabilmente vengono ingigantite dall’immagine qui sotto.
Lo schermo invece sarà di dimensioni leggermente ridotte nel nuovo Pixel 8, 6,2 pollici anziché 6,3, e anche le dimensioni complessive diminuiranno: 150,5 x 70,8 x 8,9 mm contro 155.6 × 73.2 × 8.7 mm di Pixel 7.
Per quanto riguarda il fratello maggiore Pixel 8 Pro, sembra che la cifra stilistica del 2023 siano gli angoli arrotondati, che infatti possiamo apprezzare anche in questo confronto con il modello del 2022.
Ma ancora una volta è l’immagine di profilo che svela dei dettagli interessanti. Da questo angolo, infatti, sembra quasi che il nuovo Pixel 8 Pro avrà uno schermo quasi piatto, almeno se confrontato con la curva del suo predecessore.
In questo caso, il dispositivo sembra leggermente più sottile, dato confermato dalle dimensioni, 162.6 ×76.5 × 8.7mm per Pixel 8 Pro contro 162.9 × 76.6 × 8.9 mm di Pixel 7 Pro. In questo caso la differenza sembra meno marcata rispetto a Pixel 8/Pixel 7.
Per il resto, ci aspettiamo che entrambi i dispositivi monteranno il nuovo Tensor di Google, mentre l’annuncio potrebbe avvenire al Google I/O del 10 maggio.
Da più di un anno si parla di Google Play Games su PC, l’applicazione di BigG che permetterà di giocare ai titoli Android su PC con sistema operativo Windows: il servizio è ormai in beta da diverso tempo, ma solo in alcune nazioni (Italia esclusa), ma finalmente sono in arrivo tante interessanti novità.
La più importante riguarda sicuramente la disponibilità della piattaforma: Google ha annunciato che Google Play Games su PC arriverà presto anche in Europa e Giappone. BigG non ha parlato esplicitamente dell’Italia, ma si è limitata a dire che il servizio “si espanderà in Giappone e nei paesi europei nei prossimi due mesi“.
Oltre a questo, Google ha annunciato che nuovi titoli entreranno a far parte del catalogo di Play Games su PC: stiamo parlando Garena Free Fire, battle royale disponibile solo su mobile, Ludo King e il MMORPG MapleStory M. Arriveranno presto anche Next Generation Player ID, ovvero degli identificatori che saranno cross-platform e che permetteranno ai videogiocatori di utilizzare lo stesso nome utente sul dispositivo Android e sul computer.
Le restanti novità riguardano soprattutto gli sviluppatori e come questi possono ottimizzare i propri giochi per essere ben riprodotti anche su PC. Tra queste, vale la pena citare il nuovo emulatore per sviluppatori progettato appositamente per effettuare debug e build dei giochi, che inoltre permette ai developer di effettuare rapidamente il sideload dei file APK.
Per gli sviluppatori interessati a Google Play Games su PC, consigliamo di dare uno sguardo alla documentazione aggiornata del servizio, che trovate a questa pagina e che spiega con precisione quali requisiti un gioco deve rispettare per poter diventare compatibile con questo “nuovo” servizio di BigG.
Firefox è sempre in cima ai nostri consigli tra i migliori browser Android, non solo per le sue funzionalità, ma anche per l’attenzione che da sempre contraddistingue lo sviluppatore Mozilla sul tema della privacy.
Proprio per questo motivo, un paio di anni fa Firefox ha introdotto su desktop una soluzione chiamata Total Cookie Protection, che rende più difficile ai siti il tracciamento degli utenti, e ora è finalmente disponibile anche su Android. Andiamo a scoprirla, ricordandovi anche come usare Chromecast con Firefox.
Nonostante gli sforzi dei vari enti regolatori, negli Stati Uniti e soprattutto in Unione Europea, la privacy degli utenti quando navigano su Internet non è garantita. Affatto. Certo, le regole del GDPR hanno imposto dei paletti importanti, ma il problema è che quando diamo il nostro consenso all’utilizzo dei nostri dati (e purtroppo la maggior parte degli utenti non ha le conoscenze per farlo), questi vengono usati nei modi più disparati.
Ora inoltre Google ha lanciato Privacy Sandbox, un sistema che dovrebbe in teoria proteggere gli utenti dalle pubblicità, ma che secondo molti osservatori (pur essendo un passo avanti) permetterà comunque il tracciamento e quindi la profilazione degli utenti.
Il sistema Total Cookie Protection è inteso a prevenire questo flusso di dati, almeno quando si naviga su Internet. Il sistema funziona creando una sorta di “contenitore” in cui verranno conservati i cookie di un sito quando lo visitate, separato per ogni sito. In questo modo nessun altro sito web può vedere i cookie di altri siti e incrociare le informazioni, permettendo di proporvi pubblicità mirate in base ai siti che avete visitato.
Ma la funzione era limitata solo alle versioni desktop di Firefox. Fino a oggi. Adesso Firefox per Android lo offre per impostazione predefinita, limitando i cookie ai siti che visitate e impedendo il tracciamento e la profilazione degli utenti.
Ovviamente questo sistema funziona solo per i cookie, e non garantisce l’anonimato o la completa sicurezza di navigazione, ma se tenete alla privacy, forse potreste provare Firefox per il vostro smartphone Android. Lo potete installare gratuitamente su Google Play a questo indirizzo, e per la maggiore privacy possibile c’è anche Firefox Focus, che consente di aprire una sola istanza alla volta, permettendo anche di cancellare la cronologia di navigazione alla chiusura con un comodo pulsante.
Android 14 è la prossima generazione del robottino verde, che arriverà prima sugli smartphone Pixel e poi sugli altri top di gamma Android, e non solo. L’abbiamo già in parte conosciuta grazie alle prime Developer Preview rilasciate da BigG.
Abbiamo già conosciuto molti dettagli in merito ad Android 14, ne abbiamo parlato proprio in questo articolo. Nelle ultime ore sono emerse interessanti novità che riguardano sempre Android 14 e che segnano un importante punto di svolta rispetto alle versioni precedenti del robottino verde.
Grazie al lavoro svolto da Mishaal Rahman siamo in grado di vedere come Android 14 impedirà alle app task killer di funzionare. Per app task killer intendiamo la pletora di app presenti sul Play Store che promettono di ottimizzare lo smartphone andando a chiudere automaticamente e in maniera indiscriminata tutte le app in esecuzione.
Queste app promettono di liberare la memoria, ottimizzare la durata della batteria e tanto altro. In realtà l’esperienza insegna che l’effetto di queste app quasi mai è positivo, anzi spesso è negativo proprio nei confronti del dispendio di risorse di sistema. Anche Google è d’accordo e per questo motivo intende limitare pesantemente il loro funzionamento.
Secondo Google infatti le app task killer influiscono negativamente sul sistema Android. Questo perché interrompere senza criterio l’esecuzione delle app in background implica un maggiore dispendio di risorse per riaprirle nel caso vengono utilizzate spesso dall’utente.
Google ha quindi in mente di imporre la possibilità di terminare esclusivamente i processi associati all’app stessa per ogni app installata su Android 14. In questo modo le app task killer non avranno più senso di esistere, visto che non potranno terminare i processi relativi all’esecuzione di altre app. Google ha messo nero su bianco la motivazione, in modo da chiarirla anche agli sviluppatori:
Non è possibile per un’applicazione di terze parti migliorare la memoria, l’autonomia o il comportamento termico di un dispositivo Android.
La scelta di Google la riteniamo sicuramente sensata, e finalmente sarà uno standard per tutti gli sviluppatori e una consapevolezza per gli utenti finali. Riguardo le app in background su Android abbiamo scritto una guida molto approfondita che ne esamina il significato, e vi consiglia come gestirle e come eventualmente chiuderle manualmente.
Continuano le offerte sul Play Store: anche oggi, sullo store di Google, sono proposte diverse applicazioni e giochi ad un prezzo più basso del solito, e in alcuni casi gli sconti toccano anche il 100%. In particolare, oggi sono disponibili molti giochi di diverse tipologie in forte sconto, tra cui spiccano sicuramente Infinity Dungeon 2 e Teslagrad.
Infinity Dungeon 2, ovviamente seguito di Infinity Dungeon, è un gioco nel quale bisognerà sconfiggere orde di nemici utilizzando tantissimi personaggi diversi con altrettante abilità uniche. Salta subito all’occhio la grafica del titolo, in stile cartoon e molto colorata.
Teslagrad è invece un gioco che mescola meccaniche puzzle alle piattaforme. Questa è la trama del titolo, che già aveva riscosso un discreto successo su PC:
Nel Regno di Elektropia, il sovrano governa con pugno di ferro nel tentativo di contrastare ed estinguere una setta di stregoni tecnologici che dimorano all’interno di una gigantesca torre, situata al centro della città di Teslagrad.
Teslagrad è un 2D puzzle-platformer a tinte action, dove magnetismo e poteri elettromagnetici costituiscono la chiave di volta per scoprire i segreti custoditi nell’ormai abbandonata Torre Tesla. Avventurati nei panni di un giovane armato dell’antica tecnologia Teslamancer, scolpisci il tuo sentiero tra i meandri della torre e districati tra innumerevoli enigmi e sfide.
Negli scorsi giorni, altri software sono stati proposti in sconto sul Play Store. Ecco dunque le app e i giochi che sono ancora disponibili ad un prezzo minore. Purtroppo non sappiamo quando gli sconti termineranno, per cui se c’è un’app che vi interessa, è il momento giusto di scaricarla.
POCO è una delle aziende attive nel mercato smartphone nata dalla grande attività di Xiaomi. Negli anni abbiamo visto POCO lanciare diverse tipologie di dispositivi Android, anche nel mercato italiano. All’orizzonte emerge un nuovo modello molto promettente.
Stiamo parlando di POCO F5 Pro, un dispositivo per il quale iniziamo a parlare grazie ai nuovi rumor appena emersi in rete. Questi dipingono il modello di POCO di gamma particolarmente alta. Andiamo a vedere quali sarebbero le specifiche tecniche attese:
Principale: 64 megapixel Omnivision OV64B, OIS + EIS, LED flash
Grandangolo: 8 megapixel 120°, f/2.2
Macro: 2 megapixel, f/2.4
Fotocamera anteriore: 16 megapixel
Sicurezza: sensore d’impronte nel display, sensore infrarossi
Audio: USB Type-C audio, Hi-Res audio, Stereo speaker, Dolby Atmos
Batteria: 5.500mAh con ricarica rapida cablata a 67W
Dalle specifiche capiamo subito l’estrema somiglianza con Redmi K60 lanciato dall’altra azienda collegata a Xiaomi alla fine dello scorso anno. Possiamo aspettarci che quindi anche il design del dispositivo sarà simile.
Non è la prima volta che azienda collegate a Xiaomi commercializzano modelli identici ribrandizzati nei vari mercati in cui sono attive. Potrebbe accadere lo stesso con questo POCO F5 Pro. Aldilà di questo, capiamo bene che il dispositivo appare estremamente interessante anche nell’ambito della fascia alta. Staremo a vedere se POCO intenderà lanciarlo anche in Europa.
Tra i punti di forza del nuovo Samsung Galaxy S23 Ultra sicuramente possiamo segnalare le prestazioni fotografiche, a partire dalle potenzialità del nuovo sensore principale da 200 MP. Gli altri due modelli della gamma – S23 e S23 Plus – invece hanno ereditato lo stesso comparto fotografico dei predecessori. Tuttavia, alcuni utenti avrebbero registrato una criticità, ovvero una certa sfocatura alle immagini.
Nello specifico, sembrerebbe che il sensore principale da 50 MP faccia una certa fatica a mantenere a fuoco l’intera scena. In particolare, il centro della scena uscirebbe nitido e definito, mentre i lati risulterebbero piuttosto sfocati. Questo problema affliggerebbe le unità di Galaxy S23 e S23 Plus prodotte in Vietnam. A riguardo, il Paese di origine e la produzione, di solito, non influiscono sulla qualità dei sensori, quindi la criticità potrebbe coinvolgere soltanto alcune unità. Tra l’altro, secondo degli utenti anche qualche Galaxy S22 soffriva della stessa criticità.
Sammobile, infine, ha contatto Samsung per avere maggiori dettagli su questa notizia. In attesa di una replica ufficiale, il consiglio è di pazientare ancora un po’ prima di effettuare ulteriori passaggi, a partire dal ripristino del telefono che, pare, non risolva affatto il problema. Nel frattempo, per evitare la sfocatura, una soluzione potrebbe essere quella di mettere a fuoco manualmente toccando lo schermo prima di scattare una foto.
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