Un paio di jeans recuperati da un naufragio del 1857 sono stati battuti all’asta per 114 mila dollari 

AGI – Un paio di jeans, recuperato da un naufragio del 1857 al largo della Carolina del Nord, ha scatenato un acceso dibattito intorno al fatto che essi possano essere o meno degli antenati dei moderni Levi’s, scrive il Guardian di Londra. Ma l’interesse non è solo per questo: il fatto è che questi antichi jeans “sono stati venduti per 114.000 dollari”.

Si tratta di “pantaloni da minatore bianchi e pesanti con un’apertura sul davanti a cinque bottoni”, che figuravano tra i 270 manufatti dell’era Gold Rush venduti per un totale di quasi 1 milione di dollari a Reno, all’inizio del mese di dicembre.

La disputa, tuttavia, vede un certo disaccordo tra chi ritiene che i costosi pantaloni abbiano qualche legame con il padre dei moderni blue jeans, Levi Strauss, poiché “precedono di 16 anni il primo paio prodotto ufficialmente dalla stessa Levi Strauss & Co. con sede a San Francisco nel 1873”. Alcuni dicono che si tratti invece di una inoppugnabile verità storica perché ci sono prove che suggeriscono che esistono collegamenti con Strauss, che all’epoca era un ricco grossista di tele e merci grezze e i pantaloni potrebbero essere anche “una versione molto antica di quelli che sarebbero diventati in seguito i classici jeans”.

Ad ogni modo, Tracey Panek, che è una storica ed è anche la direttrice dell’archivio dell’azienda, afferma che qualsiasi affermazione sulla loro origine è una “speculazione” perché i pantaloni ritrovati “non sono Levi’s né credo che siano pantaloni da lavoro da minatore”, ha scritto in una e-mail inviata all’Associated Press.

Ma una cosa è innegabile: “Quei jeans da minatore sono come la prima bandiera piantata sulla luna, un momento storico nella storia dell’avventura nello spazio”, ha detto Dwight Manley, socio amministratore del California Gold Marketing Group, che possiede il paio di jeans e l’ha messo all’asta.

Altri oggetti che erano stati sepolti per più di un secolo nel relitto della nave a 7.200 piedi sotto la superficie dell’Oceano Atlantico sono andati anch’essi all’asta, tra cui le chiavi di uno stanzone dove erano conservate tonnellate di monete e lingotti, vendute per 103.200 dollari. Decine di milioni di dollari in oro sono stati venduti dall’inizio del recupero del naufragio nel 1988. Ma il 3 dicembre ha segnato la prima volta che i jeans messi all’asta. Un’altra è prevista per febbraio.

Quanto all’origine del paio di pantaloni da lavoro, Levi Strauss & Co. ha a lungo sostenuto che fino al 1873 l’azienda era strettamente un grossista e non produceva abbigliamento mentre Fred Holabird, presidente della società d’aste, crede che i pantaloni siano stati realizzati da un subappaltatore per conto di Strauss.


Un paio di jeans recuperati da un naufragio del 1857 sono stati battuti all’asta per 114 mila dollari 

Vodafone si butta nel mondo NFT: all’asta per beneficienza il primo SMS della storia

Il mondo NFT è sempre più popolare: i non-fungible token (qui è spiegato per bene il loro funzionamento) hanno conquistato anche Vodafone, che ha deciso di mettere all’asta il primo SMS della storia.

Quest’ultimo venne trasmesso attraverso la rete Vodafone il 3 dicembre 1992 e fu ricevuto dal dipendente Vodafone Richard Jarvis ad una festa di Natale: si tratta di un messaggio di 15 lettere che recita “Merry Christmas”. La società metterà all’asta, il prossimo 21 dicembre 2021, l’NFT relativo al messaggio tramite la casa d’aste Aguttes in Francia e si potrà pagare anche in criptovaluta Ether.

Maximilien Aguttes ha dichiarato in merito: “il primo libro stampato, la prima telefonata, la prima email: tutte queste invenzioni hanno cambiato la nostra vita e la nostra comunicazione nel mondo. Questo primo SMS ricevuto nel 1992 è una testimonianza storica del progresso umano e tecnologico. Ha trasmesso un messaggio di gioia, ‘Buon Natale’“.

Vodafone devolverà tutti i proventi dell’asta all’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, per sostenere gli 82,4 milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie abitazioni a causa di conflitti e persecuzioni. Christian Schaake, Head of UNHCR’s Private Sector Partnerships Service, ha dichiarato: “La tecnologia ha sempre avuto il potere di innovare e cambiare il mondo. Attraverso questa combinazione di tecnologia innovativa e movimento per il bene sociale, l’UNHCR può continuare ad aiutare i rifugiati e le persone che sono state costrette a lasciare la loro casa, dando l’opportunità di trasformare le loro vite e costruire un futuro migliore per sé stessi, i loro cari e le comunità in cui vivono”.

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Vodafone si butta nel mondo NFT: all’asta per beneficienza il primo SMS della storia

Una startup italiana ha trasformato un film in Nft per venderlo all’asta

AGI – Dopo gli oggetti da collezione digitali, i giochi online e soprattutto dopo l’esplosione della crypto art (ricordate la vendita monstre da 69 milioni di un’opera di Beeple, la terza in assoluto per valore di un’artista vivente?) gli NFT, i Not Fungible Token (tecnicamente dei certificati digitali), sbarcano sul grande schermo.

L’opera “La leggenda di Kaspar Hauser” di Davide Manuli, prodotta da BlueFilm, è stata resa accessibile in 62 scene NFT che verranno messe all’asta il 31 luglio sulle piattaforme digitali OpenSea, Rarible e Crypto.com. Il progetto è stato realizzato da EY, multinazionale della consulenza aziendale, con il suo team di esperti in blockchain, e da una startup italiana, CinTech, attiva nel settore della blockchain. Un’idea che in un momento storico come questo, in cui l’arte, la cultura e l’intrattenimento sono alle prese con la crisi post-Covid e i cambiamenti imposti dalla trasformazione digitale, può rappresentare una strada innovativa per rilanciare l’industria cinematografica.

La blockchain conquista l’intrattenimento

Per realizzare questo progetto EY, in particolare, si è occupata di disegnare una visione imprenditoriale scalabile per un settore, come quello dell’entertainment, nuovo a questo tipo di tecnologie. Inoltre, EY ha seguito la parte strategica e operativa che ha portato alla definizione e creazione proprio dei 62 NFT del film tramite la sua soluzione proprietaria blockchain.ey.com, con la pianificazione del processo di vendita. “Questo progetto consente di sfruttare la nostra nuova soluzione proprietaria EY OpsChain per realizzare dei Non Fungible Token su Blockchain Ethereum e creare una copia digitale dei diversi frame del film – ha spiegato Giuseppe Perrone, EY EMEIA Blockchain Leader – è sicuramente un’idea innovativa a cui siamo orgogliosi di aver creduto e partecipato da subito perché siamo convinti che potrà costituire un nuovo modo di creare valore a sostegno dell’intero settore cinematografico, ma non solo. Le potenzialità di questa tecnologia sono moltissime e possono essere sfruttate in tutti i settori: dallo sport alla cultura, il turismo e così via”. 

Cinema e Nft

CinTech nasce nella primavera del 2021 dall’intuizione di Renato Pezzi, Jacopo e Nicolò Lucignano, tre italiani guidati dalla loro passione per l’innovazione e il mondo dell’entertainment che per primi al mondo hanno immaginato un nuovo modo di concepire il prodotto “film” legandolo alla tecnologia NFT. “Con questa operazione vogliamo dimostrare a coloro che sono in possesso di contenuti e asset digitali come sia possibile innovare il proprio business model creando nuovi flussi di ricavi e fonti di finanziamento” hanno precisato i tre fondatori dell’azienda”.

Un documentario sui Not Fungible Token. Con la vendita di questo primo film in NFT, poi, la compagnia ha in programma di riutilizzare parte dei ricavi per la creazione di un docufilm proprio sul fenomeno degli NFT. “Un esempio di come si possa dare vita ad un’economia circolare che permette di impiegare i proventi derivanti dalla vendita dei token per la produzione di nuovi film, opere d’arte ed altro ancora”.

Una nuova piattaforma. CinTech, EY e BlueFilm, sono anche a lavoro su iniziative simili a questo primo progetto nei settori dello sport, del turismo, della cultura e dell’intrattenimento. Inoltre è in cantiere la realizzazione di una piattaforma online dove sarà possibile acquistare, scambiare e creare asset digitali collezionabili, attraverso logiche orientate alla gamification.

i numeri degli Nft

Secondo i dati di DappRadar, nella prima metà del 2021 le vendite di NFT hanno totalizzato 2,47 miliardi di dollari (nei 12 mesi precedenti il volume d’affari si era attestato a 13,7 milioni di dollari). Tra i contenuti messi in vendita nei mesi scorsi in formato NFT c’è il codice sorgente del web scritto dall’inventore Tim Berners-Lee (4,5 milioni di dollari), il primo post di Jack Dorsey su Twitter (2,9 milioni di dollari) e appunto l’opera dell’artista Beeple (battuta da Christie’s a 69,3 milioni di dollari). 

C’è anche Banksy. Ma non è finita. Il 22 luglio andrà all’asta la versione NFT di Spike, opera di Banksy. L‘originale, che è stata creata in Palestina dal celebre street artist, attualmente è di proprietà del tenore Vittorio Grigolo, co-fondatore di Valuart, la piattaforma che metterà all’asta l’opera (il 50% del ricavato dell’asta andrà in beneficenza).


Una startup italiana ha trasformato un film in Nft per venderlo all’asta

Joe Bastianich mette all’asta la sua collezione di 30 mila vini

Joe Bastianich ha deciso di metter all’asta la sua imponente collezione di vini. Trentamila bottiglie, stimate tra i 3 e i 4,5 milioni di dollari e rappresentative delle migliori cantine di ogni regione saranno battute venerdì 24 e sabato 25 luglio dalla casa d’asta Hart Davis Hart Wine.

Le bottiglie vengono dalla cantina del ristorante ‘Del Posto’ di New York e tra le rarità ci sono selezioni di Barolo e Barbaresco di Bruno Giacosa, Angelo Gaja, Bartolo Mascarello, Giacomo Conterno e Giuseppe Rinaldi; Super Tuscans della Tenuta dell’Ornellaia, Sassicaia e Tignanello nonchè una selezione di Borgogna con Domaine de la Romanée-Conti.

“È con un misto di tristezza e di orgoglio che abbiamo deciso di mettere sul mercato una parte di questa imponente collezione”, racconta Joe Bastianich, “sono bottiglie che parlano di me, della mia storia, della mia anima dedicata al vino. Ma il momento è arrivato, sono felice di poter condividere con il mondo questi vini, e soprattutto queste annate. Spero troveranno palati interessati che sappiano goderne appieno”.

Per i collezionisti sono da non perdere la verticale di Monfortino Riserva, Giacomo Conterno, con bottiglie che raccontano la storia della cantina dal 1941 al 2013 (anche attraverso alcuni rari grandi formati), oppure il Barolo Giuseppe Rinaldi 1964 o il Recioto della Valpolicella Classico Gran Riserva di Giuseppe Quintarelli 1983 o il Sassicaia, Tenuta San Guido 1985, il Masseto Tenuta dell’Ornellaia 2005 Magnum oppure il Marsala Riserva Superiore di Marco De Bartoli del 1860.

Una parte del ricavato verrà devoluta a uno o più enti di beneficenza per progetti dedicati ai bambini negli Stati Uniti, da determinare a fine asta. 

Agi