L’8 giugno sarà trasmesso in live-streaming un evento unico in cui Porsche dirà come vede il futuro delle auto sportive
Ecco cosa sta preparando Porsche per l’8 giugno, ore 21.40
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Prezzi carburanti: dai cartelloni all’app, cosa cambia in estate
Obbligo di esporre le medie di benzina, diesel, Gpl e metano, ma non solo. Dal 1° agosto, il pieno all’auto sarà un po’ diverso: ecco come
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Rivian e GM abbandonano CarPlay, cosa sta succedendo?
Brutte notizie per Apple, ma non ci sono preoccupazioni per il futuro di CarPlay. Per ora.
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Google lancia un nuovo servizio VPN: ecco cosa devi sapere
Google ha recentemente lanciato un nuovo servizio VPN, disponibile per gli utenti di Google One, il servizio di abbonamento premium di Google. In questo articolo, analizzeremo i principali aspetti di questo nuovo servizio VPN, tra cui sicurezza, privacy e prestazioni.
Cos’è la VPN di Google?
La VPN di Google è un servizio VPN disponibile esclusivamente per gli utenti di Google One, il servizio di abbonamento premium di Google. La VPN di Google consente agli utenti di proteggere la propria privacy e la propria connessione Internet, fornendo una connessione sicura a Internet tramite un server VPN.
Come funziona la VPN di Google?
La VPN di Google funziona collegando il dispositivo dell’utente a un server VPN remoto tramite una connessione crittografata. Una volta collegato al server VPN, il traffico Internet dell’utente viene crittografato e il suo indirizzo IP viene nascosto, proteggendo la privacy dell’utente e impedendo a terze parti di monitorare la sua attività online.
Quali sono i vantaggi della VPN di Google?
La VPN di Google offre una serie di vantaggi, tra cui la protezione della privacy e della sicurezza online, l’accesso a contenuti geograficamente limitati e l’aumento della velocità di connessione.
Quanto costa la VPN di Google?
La VPN di Google è disponibile solo per gli utenti di Google One, il servizio di abbonamento premium di Google. Il costo di Google One inizia da $ 1,99 al mese per 100 GB di spazio di archiviazione e l’accesso alla VPN di Google è incluso in tutti i piani di Google One.
Quali sono le opzioni di server disponibili nella VPN di Google?
Attualmente, la VPN di Google offre server in oltre 50 paesi in tutto il mondo.
La VPN di Google tiene traccia della mia attività online?
No, Google afferma che la VPN di Google non tiene traccia della tua attività online o delle informazioni sui siti web che visiti mentre utilizzi il servizio.
Come posso iniziare a utilizzare la VPN di Google?
Per iniziare a utilizzare la VPN di Google, devi essere un utente di Google One. Una volta che hai effettuato l’accesso a Google One, puoi attivare la VPN di Google dalle impostazioni dell’app Google One.
La VPN di Google rallenterà la mia connessione Internet?
Mentre l’utilizzo di una VPN può ridurre la velocità della connessione Internet, Google afferma che la sua VPN è progettata per essere veloce e non influire significativamente sulla velocità di connessione.
È possibile utilizzare la VPN di Google su più dispositivi?
Sì, la VPN di Google può essere utilizzata su un massimo di cinque dispositivi contemporaneamente.
La VPN di Google è sicura?
Google afferma che la VPN di Google utilizza una crittografia di livello militare per proteggere i dati degli utenti e offre una protezione avanzata contro le minacce online, come phishing e malware. Tuttavia, è importante notare che nessuna VPN può garantire al 100% la sicurezza
Oltre alla sicurezza, privacy e prestazioni, ci sono altri fattori da considerare quando si utilizza una VPN, come la compatibilità con diversi dispositivi e la politica di registrazione dei dati. Fortunatamente, la VPN di Google sembra essere una scelta solida per gli utenti che cercano una VPN affidabile e facile da usare.
La VPN di Google offre un’ampia compatibilità con diversi dispositivi, tra cui computer desktop e portatili, smartphone Android e iOS e tablet. Inoltre, è possibile utilizzare la VPN di Google su un massimo di cinque dispositivi contemporaneamente, il che la rende una scelta ideale per famiglie o gruppi di utenti.
In termini di politica di registrazione dei dati, Google afferma che la VPN di Google non registra la cronologia di navigazione dell’utente o altre informazioni personali identificabili. Tuttavia, Google raccoglie alcune informazioni di base sull’utilizzo della VPN, come il volume di dati utilizzati e la durata della connessione, al fine di migliorare il servizio.
La VPN di Google sembra anche offrire una buona esperienza utente, con un’interfaccia semplice e intuitiva e un processo di installazione e configurazione rapido e facile. Inoltre, la VPN di Google sembra essere veloce e affidabile, con server in oltre 50 paesi in tutto il mondo per garantire una connessione veloce e stabile.
Tuttavia, come con qualsiasi servizio VPN, è importante considerare anche i potenziali svantaggi. Ad esempio, alcune VPN possono essere bloccate da servizi di streaming come Netflix e Hulu, rendendo impossibile guardare contenuti geograficamente limitati. Inoltre, alcune VPN possono anche avere un impatto sulla velocità di connessione, specialmente durante l’uso di attività ad alta larghezza di banda come lo streaming video o i giochi online.
In definitiva, la VPN di Google sembra essere una scelta solida per gli utenti di Google One che cercano una VPN facile da usare e affidabile. Con una vasta gamma di server in tutto il mondo, un’ampia compatibilità con diversi dispositivi e una politica di registrazione dei dati trasparente, la VPN di Google sembra essere una scelta ideale per gli utenti che cercano una VPN sicura e affidabile. Tuttavia, come con qualsiasi servizio VPN, è importante fare la propria ricerca e considerare attentamente i potenziali vantaggi e svantaggi prima di decidere se la VPN di Google è giusta per te.
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Google lancia un nuovo servizio VPN: ecco cosa devi sapere
Cosa cambia tra Samsung Galaxy S23, S23+ ed S23 Ultra
Manca sempre meno al gran giorno per Samsung nel mercato smartphone. I suoi Galaxy S23 verranno presentati ufficialmente il prossimo 1 febbraio tra i top di gamma assoluti nel mondo Android.
Nei giorni scorsi abbiamo appreso moltissimo a proposito dei nuovi Galaxy S23. Giusto qualche giorno fa abbiamo anche avuto modo di vedere in anteprima le potenzialità fotografiche di Galaxy S23 Ultra, sia in notturna che in confronto a Pixel 7 Pro.
Ora possiamo mettere praticamente il punto finale ai rumor che riguardano la scheda tecnica dei nuovi modelli di Samsung. L’immagine che trovate qui in basso è stata condivisa dal noto leaker Roland Quandt e mostra in cosa si differenzieranno i nuovi Galaxy S23 tra loro: dal punto di vista del display capiamo che si tratterà della stessa tecnologia per tutti i modelli, con un refresh rate che sarà compreso tra 48 e 120 Hz. Chiaramente il modello Ultra avrà la diagonale più grande.
Anche la fotocamera anteriore dovrebbe essere identica per tutti, con un sensore da 12 megapixel. Per il comparto fotografico posteriore troviamo invece una delle differenze principali, con il S23 Ultra che sfoggerà il nuovo sensore principale da 200 megapixel mentre gli altri due dovranno accontentarsi di quello da 50 megapixel.
La batteria avrà una capacità maggiore sul modello Ultra, e solo la variante base di S23 avrà una ricarica rapida che si fermerà a 25W. Per gli altri due la ricarica dovrebbe arrivare almeno a 45W. Riguardo ai tagli di memoria, vediamo che solo S23 sarà disponibile con 128 GB, mentre il taglio da 1 TB arriverà solo per S23 Ultra.
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Tweetbot e Twitteriffic non funzionano più, cosa sta succedendo?
Elon Musk sta bloccando i client Twitter di terze parti?
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Tweetbot e Twitteriffic non funzionano più, cosa sta succedendo?
“Il caffè è una cosa seria”. Storia e segreti dal chicco alla tazzina
AGI – Trucchi e segreti si tramandano di generazione in generazione. Il caffè è una cosa seria: lo diceva Eduardo, ma per qualcuno è ormai una regola. “E non si risparmia” aggiunge Michele Sergio, professione avvocato, con il destino segnato per rappresentare la terza generazione della famiglia che gestisce uno dei caffè storici d’Italia, il Gambrinus di Napoli.
“In realtà è aumentato anche il caffè, come tutto del resto. Ma la gente non si lamenta. In fondo sono dieci centesimi”. Come dire che per uno dei momenti imprescindibili di piacere quotidiano si può anche accettare di spendere un po’ in più.
Ma cosa rende davvero speciale ‘na tazzulella ‘e cafè?
“E qui potremmo discutere per anni, senza mai arrivare a una conclusione”.
Michele Sergio è cresciuto tra chicchi, sacchi di juta, macinini e macchine a pressione, senza dimenticare l’iconica cuccumella che Eduardo armeggiava in “Questi fantasmi” per una tazzina di caffè con un professore fuori scena.
“Ognuno ha la sua idea, ma alla fine tutto ruota attorno alla regola delle quattro ‘M’: miscela, macina, macchina e mano del barista”.
Senza dimenticare l’acqua…
“L’acqua rappresenta il 90% della bevanda ed è fondamentale che non sia troppo calcarea. Usare l’acqua di rubinetto significa mortificare tutti gli aromi che i produttori cercano con tanta cura e attenzione. Un buon caffè è come il vino: si possono scorgere tantissimi sentori differenti. E tutto dipende dalla qualità dell’acqua, dalla sua temperatura, che deve restare tra i 93 e i 96 gradi. Altrimenti si appiattiscono tutti i sentori”.
Anche la miscela ha il suo ruolo?
“L’evoluzione di un chicco di caffè è lunghissima, da quando viene seminato, poi estratto, trasferito in Europa e in America. Ma i 15 minuti più importanti della sua vita sono racchiusi nel momento della tostatura. E in Italia e in tutto il mondo ognuno ha il suo metodo. Qui a Napoli, nei Quartieri Spagnoli una volta c’erano tante piccole botteghe che tostavano il caffè. Per questo è un prodotto artigianale, perché ci sono fasi di lavorazione che richiedono manualità e capacità umane. La qualità arabica è più leggera. La robusta possiede il doppio della percentuale di caffeina che c’è nell’arabica. La nostra miscela preferita contiene entrambe e il dosaggio è uno dei segreti del successo. Poi c’è la macchina “.
La terza ‘M’?
“A Napoli usiamo quella a leva, in altre città si usa quella automatica”.
Fa differenza anche questo?
“La macchina a leva è più artigianale. Conta molto l’esperienza di un barista. In quella automatica non è così. La leva è solo nostra”.
Poi c’è la ‘mano del barista’…
“Un barista si fa i muscoli con la macchina nell’alzare a abbassare quella leva. Nel contare i secondi, che non devono essere più di 25, altrimenti il caffè viene bruciato. Nel tenere pulito il raccoglitore, nel misurare la pressione. E sa quanti dispetti si fanno i baristi? modificano i parametri, smuovono qualcosa… perché quello del barista è il ruolo più ambito. C’è una carriera anche in questo settore. E poi non le dico dell’invidia e delle corse a chi fa il caffè migliore. Avere un barista in grado di riparare la macchina, quando c’è fila al banco e qualcosa non va, è fondamentale”.
Meglio il caffè del bar o quello di casa?
“Anche questa è una disputa millenaria. Delle macchinette automatiche che si usano tanto in casa non parlo. Non le considero, ma più che altro per una questione di principio. Il caffè è un piacere, almeno quei cinque minuti che occorrono per una moka – non voglio arrivare alla cuccumella – ma il rumore del caffè che sale, l’aroma che si diffonde… Quei cinque minuti che sono tutti per noi, che siamo sempre al telefono, che corriamo tutto il giorno, che non abbiamo mai tempo, vogliamo prenderceli? E poi il caffè è un momento di aggregazione. Lei quando vuole vedere un amico, un parente, qualcuno cosa dice? prendiamoci una tazza di caffè”.
In fondo il caffè è di tutti.
“È quello che vogliamo dimostrare ottenendo il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’Unesco. L’anno scorso hanno preferito portare la candidatura della lirica, ma quest’anno a marzo ci riproveremo, con un dossier più completo. Tra l’altro è archiviata ormai quella polemica tra le città in perenne competizione per la tradizione più antica, per il metodo migliore. Quest’anno ci presenteremo come ‘espresso italiano’ riunendo tutte le culture, anche grazie alla rete dei caffè storici, delle città che vivono di questa tradizione, come Napoli, Torino e Treviso”.
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Cosa fare se hai problemi nell’app Casa con iOS 16.2
Apple offre una serie di consigli per risolvere i problemi nell’app Casa su iOS 16.2.
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Si apre un nuovo capitolo nell’eterna lotta tra Epic ed Apple.
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Microsoft vuole lanciare una “super app” per iPhone, di cosa si tratta?
Microsoft vuole surclassare il dominio di Apple e Google nelle ricerche mobile con una “super app” in fase di sviluppo.
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Cosa fanno gli italiani con gli elettrodomestici connessi
AGI – Per 8 utenti su 10 avere a che fare con elettrodomestici connessi vuol dire soprattutto gestire la lavatrice o l’asciugatrice tramite app. “I cicli più usati? Non solo il rapido, anche l’eco e quelli dedicati all’igienizzazione. In crescita anche i programmi utilizzati per scarpe e piumini”.
È quanto emerge dai dati di Haier Europe, divisione europea della multinazionale cinese degli elettrodomestici. La compagnia ha sviluppato una piattaforma (5 milioni gli utenti dichiarati) in cui l’app hOn, funziona da guida per gli elettrodomestici dei marchi del gruppo (Candy, Haier e Hoover).
Tra le funzioni smart preferite dagli utenti c’è anche quella dedicata “al check up dei propri elettrodomestici, per monitorare e ricevere notifiche in merito alla necessità di piccole attività di manutenzione”.
Secondo i dati di Haier Europe è la Polonia la nazione più smart in fatto di elettrodomestici connessi. Seguono Spagna, Repubblica Ceca, Francia e UK. L’Italia in sesta posizione, anche se con un pubblico di utenti in crescita. Germania, Grecia e Portogallo chiudono la classifica.
Avere elettrodomestici connessi vuol dire ordinare i programmi di lavaggio per lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie in base a parametri che hanno impatto sulla riduzione dei consumi. Oppure avere una cappa che comunica con il piano cottura regolando la potenza di conseguenza, limitando odori, rumore e, soprattutto, inutili consumi.
Oppure ancora avere l’asciugatrice che si sincronizza con la lavatrice, impostando automaticamente il programma e la durata ottimale sulla base di cosa e quanto si è lavato, riducendo drasticamente i tempi di asciugatura.
In cucina le funzioni smart consigliano ricette che ottimizzano la spesa disponibile rispetto alle date di scadenza, gestiscono la temperatura del frigo secondo le reali esigenze dei prodotti introdotti e del meteo giornaliero, in modo da mantenerne la freschezza più a lungo ed evitare sprechi. Fino ad arrivare alla gestione da remoto dei condizionatori, attivabile anche dagli smart speaker più diffusi.
Cosa diventerà Twitter con Elon Musk
AGI – Non ha atteso neanche la comunicazione formale, che già Elon Musk aveva liquidato mezzo board e l’avvocato a capo della struttura che si occupava dei ban. La seconda vita di Twitter è già cominciata: il tycoon di Pretoria ci lavora da almeno sei mesi. Forse anche prima.
ll prossimo passo? È dietro l’angolo e si chiama delisting. Ieri è stata depositata la comunicazione alla SEC. L’8 novembre Twitter sarà fuori dalla borsa (dove era arrivata nel 2013). Era tra le idee di Musk, messe nero su bianco, tweet su tweet sarebbe il caso di dire.
I vantaggi? Le società non quotate non sono tenute a rendere pubblici i loro dati finanziari, sono soggette a un controllo normativo inferiore e possono essere tenute sotto controllo in modo più efficace dal proprietario.
Ma cos’altro succederà al social, ora che l’uccellino è libero? Blockchain, servizi premium, liberi di dire (ma senza esagerare), una società più snella (leggi, meno dipendenti. Oggi ne conta 7500), il sogno di una super app potrebbero essere le parole chiave del nuovo Twitter. Solo che saranno mescolate in modo imprevedibile.
Web3, la blockchain e il nodo dei bot
Nella cordata di investitori che hanno sostenuto Musk nell’acquisizione di Twitter c’è anche Binance. L’exhange di criptovalute ha messo sul tavolo 500 milioni di dollari. Binance farà parte di un team che scriverà la nuove regole e che interverrà sul nodo chatbot e spam (centrale nel progetto di Elon Musk) facendo leva sulla blockchain, e porterà l’esperienza maturata nel settore delle criptovalute.
“Siamo entusiasti di poter aiutare Elon a realizzare una nuova visione per Twitter. Miriamo a svolgere un ruolo nell’unire social media e Web3 al fine di ampliare l’uso e l’adozione della tecnologia cripto e della blockchain” ha detto Changpeng Zhao (CZ), fondatore e CEO di Binance.
Servizi in abbonamento
Tra i progetti di Musk c’è fornire servizi in abbonamento, ottenendo entrate direttamente dagli utenti invece di fare affidamento esclusivamente sugli inserzionisti. Un’idea? Dare agli utenti la possibilità di utilizzare Twitter senza vedere annunci se hanno pagato una quota.
Liberi di dire (ma non troppo)
Il nodo della moderazione dei contenuti. Musk aveva promesso di trasformare Twitter, allentando le regole di moderazione dei contenuti, incorporando nuove tecnologie e rendendo il suo algoritmo più trasparente. Sulla piattaforma repubblicani e personalità dei media conservatori non a caso hanno celebrato la nuova proprietà. Il numero di follower di diversi account Twitter di destra è salito alle stelle. E l’ex presidente Donald J. Trump, a cui è stato vietato l’accesso a Twitter l’anno scorso, ha utilizzato la propria piattaforma social per dichiararsi “molto felice che Twitter sia ora in buone mani”. Non è ancora certo cosa farà il tycoon (potrebbe decidere dopo le elezioni di midterm).
Tornerà o meno? La porta è aperta. Adesso. Attenzione però. Musk aveva parlato di allentare le regole. Non di trasformare la piattaforma in un campo di battaglia di commenti sfrenati. Perché tanta cautela? È presto detto. I primi ad essere diffidenti da una piattaforma senza moderazione sono gli inserzionisti.
“Twitter formerà un consiglio di moderazione dei contenuti con punti di vista ampiamente diversi – ha scritto Musk in un tweet – nessuna decisione importante sui contenuti o il ripristino dell’account avverrà prima che il consiglio si riunisca”.
Il modello WeChat
A stare alle esternazioni di Musk “l’acquisto di Twitter è un acceleratore per creare X, l’app di tutto” (così su Twitter il 5 ottobre, 12.39 ora locale). Everything app? Sì, una sorta di sportello unico per tutte le esigenze: chat, pagamenti, social network, giochi, delivery, prenotazione taxi. Si tratta di prodotti molto popolari in Cina e in altre parti dell’Asia e sono spesso sviluppati da giganti tecnologici. Il primo nome è la cinese WeChat, gestita da Tencent, la più grande super app del mondo: un miliardo e passa di utenti. Si stima che un cinese trascorra su WeChat un terzo della sua vita da sveglio.
A giugno Musk aveva detto che non esiste un equivalente WeChat al di fuori della Cina e ai dipendenti di Twitter (ora i suoi): “Penso che ci sia una reale opportunità per crearlo. In pratica vivi su WeChat in Cina perché è così utile e così utile per la tua vita quotidiana. E penso che se potessimo raggiungere questo obiettivo, o anche avvicinarlo con Twitter, sarebbe un immenso successo”. E ancora. Ha detto pure di volere che almeno un miliardo di persone utilizzi Twitter, rispetto ai 237,8 milioni alla fine del secondo trimestre.
WeChat ai Raggi X
WeChat una piattaforma di messaggistica e social media che si è evoluta in una delle più grandi app della regione in termini di gamma di servizi e numero di utenti. Si stima che nella sola Cina conti 1,29 miliardi di utenti. WeChat è anche una delle più grandi reti di pagamento cinesi e i consumatori la utilizzano per pagare beni e servizi e per scambiarsi denaro.
Molto è stato scritto su come la sua ubiquità nella vita quotidiana cinese, operando in una società strettamente controllata dal governo, abbia visto WeChat diventare uno strumento di sorveglianza e censura. Messaggi, post e persino account vengono regolarmente bloccati per i contenuti ritenuti politicamente sensibili e ci sono preoccupazioni su come potrebbero contribuire ai vari controversi schemi di “credito sociale” in Cina, dove la vita dei cittadini può essere limitata in base ai loro punteggi di credito bancario o comportamento sociale. Nel 2020, WeChat ha introdotto un sistema di punteggio in cui gli utenti ottengono privilegi extra se hanno buoni record di credito in-app.
Un unico contenitore di tutti i nostri dati
L’esempio di WeChat evidenzia la principale preoccupazione delle super app: con tutti che fanno praticamente tutto su poche piattaforme, queste app finiscono per raccogliere una vasta raccolta di dati sulle persone e potrebbero esercitare un potere smisurato sulla nostra vita quotidiana. Ammesso che il modello della super app di Elon Musk sia questo, è replicabile in occidente? Se sì, in che modo e con quali tutele per la privacy?
Le entrate di WeChat
E Twitter in tutto questo? Così come è messa la piattaforma non rende. Musk di WeChat vuole soprattutto il modello di business. Se vuole davvero quintuplicare le entrate di Twitter a 26,4 miliardi di dollari, il modo è renderlo parte di una piattaforma che ospita molte attività di pagamento. WeChat ha generato circa 17,5 miliardi di dollari di entrate nel 2021, in gran parte attraverso la pubblicità e le transazioni che elabora per giochi, consegne e servizi digitali. Più di mezzo miliardo di persone usano poi migliaia di mini-app all’interno di WeChat ogni giorno.