Apple frena il tasso di aumenti salariali ai dipendenti degli Apple Store.
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Apple offrirà piccoli aumenti ai dipendenti degli Apple Store
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Apple offrirà piccoli aumenti ai dipendenti degli Apple Store
Google Chrome rappresenta il browser di riferimento per milioni di utenti intorno al mondo, e risulta anche il più utilizzato su smartphone e su PC. Nelle ultime ore ha ricevuto delle interessanti novità che riguardano il suo aspetto grafico.
Google ha infatti introdotto un rinnovamento grafico abbastanza consistente per l’interfaccia grafica di Chrome su Android. Gli screenshot che trovate in basso vi forniscono un’anteprima.
Si tratta di un nuovo look per la barra degli indirizzi, il quale risulta molto più coerente con le linee guida del Material You. Nello specifico, vediamo la tonalità dinamica del Material You molto più presente nella barra degli indirizzi, e lo stesso accade per i risultati di ricerca suggeriti in base al testo inserito.
Oltre a questo, non troviamo più i collegamenti relativi a Google Lens e ai comandi vocali, perché magari Google si è resa conto che il loro utilizzo non è stato così frequente. Insieme alla nuova barra degli indirizzi, arriva anche una nuova icona per il blocco HTTPS.
La nuova barra degli indirizzi di Chrome in questo modo risulta molto più coerente anche con la barra di ricerca che troviamo nel Pixel Launcher di Google, segno che BigG sta lavorando in maniera consistente anche all’uniformità grafica dei suoi prodotti. Le novità che abbiamo visto per Chrome sono in fase di distribuzione automatica e dovreste vederle se avete aggiornato l’app alla versione 117.
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Chrome ha una barra degli indirizzi tutta nuova in Material Design
Apple ha svelato tutti i dettagli sulla nuova porta USB.C che ha fatto il debutto su tutti i modelli di iPhone 15.
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AGI – Si è aperto in un tribunale federale di Washington il processo avviato dal governo degli Stati Uniti contro Google, accusata di aver abusato della posizione dominante del suo famoso motore di ricerca.
Il procedimento, che dovrebbe durare almeno dieci settimane, coinvolgerà un gran numero di testimoni e dovrà stabilire se, come sostiene l’Antitrust americana, Google ha pagato i maggiori produttori di smartphone per inserire di default il proprio motore di ricerca nei loro dispositivi.
Il processo vede il governo americano e più di una trentina di Stati e territori accusare la compagnia di aver creato illegalmente un monopolio, al punto da aver reso mondiale il nome “google” per indicare la ricerca su internet.
Il caso, che si discute alla corte federale di Washington, rappresenta una battaglia legale storica perché stabilirà o meno i confini entro cui i giganti della Silicon Valley possono muoversi nel mondo digitale. Il processo potrebbe avere riflessi non solo su Google ma su tutti i Bit Tech, i cui prodotti fanno parte della vita online di miliardi di persone.
Se Google dovesse uscire sconfitta, sarebbe costretta a ristrutturare il suo sistema, rivedere i profitti e aprire a una concorrenza più larga. Ci sarebbe un impatto anche sull’uso dell’intelligenza artificiale, che andrebbe incontro a nuove limitazioni, perché non riproduca di nuovo un sistema di monopolio.
Nel caso, invece, dovesse vincere in tribunale, la compagnia avrebbe strada libera e il governo ne uscirebbe ridimensionato nei suoi poteri di controllo. L’Antitrust ne uscirebbe ridimensionato.
Il processo arriva venticinque anni dopo quello storico, e il primo che riguardò il mondo digitale, avviato nei confronti di Microsoft, accusata nel 1998 di monopolio per aver inserito di “default”, in automatico, nel suo sistema operativo Windows il motore di ricerca Explorer.
In quel modo la compagnia di Bill Gates aveva tagliato fuori la concorrenza, in particolare Java e Navigator. I due casi sono diversi: Microsoft controllava tutto il sistema, mentre Google è accusata di aver stretto accordi da 45 miliardi di dollari l’anno per convincere i produttori di telefonini, da Samsung a Apple, a inserire il motore di ricerca Google in automatico.
Il primo processo si chiuse tre anni dopo con una sentenza a metà, né di aperta condanna né di aperta approvazione, che però, secondo alcuni analisti, schiuse le porte alla nascita delle start-up, tra cui la stessa Google, per competere nell’era moderna di internet.
Al centro del caso che si è aperto oggi, ma che è nato nel 2020 sotto l’amministrazione di Donald Trump, c’è un monopolio riassunto in un numero: 91. È quello riferito alla percentuale di mercato nel campo della ricerca su internet in mano a Google. La compagnia si difenderà sostenendo di dominare solo grazie al suo prodotto “superiore”, non attraverso tattiche illecite.
A emettere la sentenza non sarà una giuria popolare, ma un giudice, Amit P. Mehta, scelto nel 2014 dall’allora presidente degli Stati Uniti Barack Obama, e considerato uno “non ostile” ai Big Tech. Però è stato lui, di recente, a sottolineare come “Google sia così ovunque da essere diventato un termine globale per indicare la ricerca su internet“. E il “googolare”, verbo universale nell’era digitale, sarà evocato molte volte nelle prossime dieci settimane, in cui sfileranno centocinquanta testimoni e verranno letti documenti, che fanno parte dei cinque milioni di pagine che gli studi legali delle parti in causa hanno raccolto in questi anni.
Il governo degli Stati Uniti porta Google in Tribunale (di nuovo)
L’evoluzione della tecnologia la tocchiamo con mano ogni giorno anche tramite i nostri smartphone, e anche grazie alle varie app che li animano. Ormai conosciamo app che svolgono praticamente qualsiasi compito, ma oggi ne scopriamo una che forse non avete ancora mai visto.
Stiamo parlando di BirdNet, un’app molto particolare che è in grado di identificare gli uccelli in base al loro canto o cinguettio. L’abbiamo provata negli ultimi giorni e vi raccontiamo perché ci è piaciuta.
BirdNet è un’app sviluppata dal Cornell Lab of Ornithology, un laboratorio specializzato in ornitologia della Cornell University, situata a Ithaca, New York. Lo diciamo subito in modo da inquadrare subito l’affidabilità e l’accuratezza dell’app.
BirdNet ha l’obiettivo di riconoscere le specie degli uccelli in base al canto che emettono. L’app ci riesce tramite algoritmi sviluppati ad hoc, i quali permettono di riconoscere gli uccelli analizzando lo spettrogramma relativo al loro canto. Lo spettrogramma è sostanzialmente la rappresentazione delle componenti in frequenza del suono. Chiaramente ogni uccello emette un canto con spettrogramma diverso, e questo ne permette il riconoscimento.
Il funzionamento è abbastanza semplice: l’app registra tutti i suoni che arrivano dall’ambiente, per un tempo deciso dall’utente; successivamente l’utente deve selezionare la parte di registrazione in cui era presente il canto dell’uccello da riconoscere, poi basta selezionare l’opzione Analizza e il gioco è fatto.
Abbiamo provato l’app in diverse condizioni e il riconoscimento è avvenuto sempre in maniera impeccabile. BirdNet mostra anche il livello di accuratezza del riconoscimento. Abbiamo provato anche a registrare un fischio umano, e l’app ha correttamente catalogato il suono come proveniente da un umano.
L’app prevede una sezione che raccoglie tutti i riconoscimenti effettuati, con annessa registrazione audio. Per ogni specie conosciuta poi viene proposto il collegamento rapido alla relativa pagina Wikipedia per saperne di più sulle specie identificata. Molto interessante anche la sezione dell’app che permette di consultare tutte le specie di uccelli comuni nella propria area di residenza.
Insomma, BirdNet è un’app davvero valida e la consigliamo non solo a chi è appassionato di ornitologia. L’interazione con la natura è ovviamente un aspetto fondamentale delle nostre vite e app come BirdNet non fanno altro che migliorarla, anche in termini di consapevolezza di cosa ci circonda.
L’app BirdNet è disponibile al download gratuito per dispositivi Android. Non vi sono annunci pubblicitari, e non è previsto alcun abbonamento per continuare a usarla senza limitazioni. Insomma, non vi resta che provarla.
Qui sotto trovate il pulsante diretto per scaricarla e installarla dal Play Store.
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Cinguettio digitale: BirdNet è il Google Lens per il canto degli uccelli
Ci si aspettano grandi novità per la fotocamera degli iPhone 15.
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Ancora una volta Apple vince la sfida in un mercato in crisi.
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Come ogni anno, Apple realizza nuovi sfondi per i nuovi iPhone.
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Pronti a scoprire i nuovi iPhone 15? Ecco cosa ci aspettiamo dall’evento Wonderlust.
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Un nuovo studio ci dice che i batteri proliferano sui cinturini degli Apple Watch.
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Come hanno reagito i primi sviluppatori che hanno provato Vision Pro?
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Ormai ci sono sempre meno dubbi sul fatto che i prossimi iPhone 15 saranno dotati di una porta USB-C.
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Ottimi risultati per le vendite degli iPhone.
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Una nuova tecnologia rivoluzionerà le riparazioni degli schermi OLED.
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Piccolo cambio di iPhone per i dipendenti degli Apple Store.
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