Le estensioni di Firefox su Android torneranno entro la fine del 2023

Da un po’ di tempo il team di Mozilla si sta impegnando al fine di implementare nuovamente il supporto alle estensioni sulla versione Android del suo browser Firefox. A riguardo, sembrerebbe che sia finalmente giunto questo momento. L’organizzazione, infatti, ha pubblicato un avviso per gli sviluppatori e soprattutto ha annunciato che il tutto verrà lanciato entro la fine dell’anno (la data precisa sarà svelata tra un mese).

Procedendo con ordine, qualche anno fa, Mozilla rielaborò il codice base di Firefox come parte della riprogettazione di Fenix. In questa fase, l’azienda disabilitò il supporto alle estensioni per concentrarsi in primis sulle funzionalità centrali del browser. Dopo questo periodo di affinamento, Mozilla ha deciso di reintegrare una delle opzioni sicuramente maggiormente apprezzate dagli utenti più esperti.

Del resto, il supporto alle estensioni (Mozilla le chiama add-in) è stato sempre uno dei punti di forza di Firefox, soprattutto in confronto a Google Chrome. E a proposito di Chrome, Google non avrebbe mai provato ad implementare le estensioni sul suo browser per dispositivi mobili. A riguardo, ricordiamo che ci sono comunque browser per Android basati su Chromium che hanno il supporto completo alle estensioni. Ad esempio, ci riferiamo a Kiwi Browser, uno dei più famosi.

Infine, ritornando a Firefox, Mozilla ha assicurato agli sviluppatori di estensioni che fornirà guide, risorse e forum di discussione allo scopo di evitare qualsiasi problema e soprattutto per consentire un’esperienza senza compromessi.

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Le estensioni di Firefox su Android torneranno entro la fine del 2023

Che fine ha fatto la mezza età?

AGI – Che fine ha fatto la mezza età?, si chiede il Guardian. La domanda non è peregrina, perché la mezza età, di fatto, non è più quella di una volta. Dipende a chi la si applica, a quali categorie di persone. Quando si tratta di personaggi dello star system, ad esempio, c’è davvero da mettersi d’accordo su cosa s’intenda.

In passato, i 40 anni erano il segno della mezza età, “ma ora trovare consenso su quando inizi e cosa rappresenti non è facile”, scrive il quotidiano londinese, che fa notare come il Dizionario inglese Collins la definisca come “il periodo della tua vita in cui non sei più giovane ma non sei ancora diventato vecchio” mentre l’Enciclopedia Britannica fissa i suoi parametri così: “Tra i 40 e i 60 anni”. Nel frattempo, un sondaggio YouGov del 2018 riferisce che la maggior parte dei britannici di età compresa tra i 40 e i 64 anni “si considera di mezza età”, ma anche il 44% delle persone di età compresa tra i 65 e i 69 anni sostiene lo stesso.

A cercare di fare un po’ di chiarezza è il professor Les Mayhew, capo della ricerca globale presso l’International Longevity Centre, secondo cui “non ha senso cercare di imporre l’età cronologica” perché oggi “con le persone che vivono più a lungo, i 30 anni non sono più mezza età, soglia che si è alzata”, tant’è che “in alcuni casi, a 50 anni si potrebbe pensare ad una seconda o addirittura terza vita, ma per altri versi invece si potrebbero avere seri problemi di salute e non essere in grado nemmeno di lavorare”. E il professore poi aggiunge: “I governi cercano sempre di imporre queste etichette di convenienza amministrativa per cose che dovrebbero accadere a una certa età, ad esempio, l’essere presumibilmente un adulto a 18 anni e non abbastanza grande invece per ricevere una pensione statale fino a quando non se ne hanno 66. Ed è totalmente arbitrario”, dice Mayhev. 

Nel frattempo, i medici di base vogliono che si prenoti un “check di mezza età, ottimo concetto jazz per uscire da ciò che dovrebbe essere un normale controllo sanitario annuale”, chiosa. Annota il giornale che la mezza età “una volta aveva una sorta di scopo, un tempo che offriva la stabilità e la continuità che venivano dall’avere un lavoro per tutta la vita” mentre ora “non dipende solo dall’impiego che potrebbe esser precario o dalla stessa funzione lavorativa”, ma una ricerca dell’Istituto per il Futuro riferisce che “l’85% dei posti di lavoro che esisteranno entro il 2030 non esistono ancora”.

Secondo la terapeuta Julia Bueno, la mezza età è la “capacità di riqualificarsi” e “riflette il fatto che ci sia ancora vita in un corpo o se questo si stia avviando verso il declino”. E approfondisce: “Sono anche consapevole che alcune persone si sentono spinte a reinventarsi, ad apparire fantastiche, a non rallentare o a invecchiare con grazia. C’è la pressione di mettere la crema rigenerante sul viso o cancellare le tracce di grigio sui capelli. Non è permesso essere solo grigi si deve essere anche glamour”. Secondo il Guardian, però, è vero il fatto che, “in passato la mezza età era associata a un particolare insieme di circostanze della vita: l’avere un mutuo, un coniuge, figli, un tosaerba per il giardino. Per molti, queste fasi della vita stanno arrivando molto tardi e a volte non arrivano persino mai. Dev’esser più difficile sentirsi nella fase d’una vita tutta pipa e pantofole quando, a 40 anni, si vive ancora in un appartamento condiviso e non si possiede un divano, figuriamoci neppure una casa…”.

Ma allora, qual è l’età della vecchiaia? “Non sono sicuro che esista un’età del genere. Riguarda più se si può vivere in modo indipendente. Ad esempio, entrambi i miei genitori hanno circa 70 anni e viaggiano ancora con la loro roulotte. Non li considero affatto vecchi”, risponde Dalia Hawley, 41 anni, che vive a Wakefield con il suo compagno, tre galline e gestisce part-time un’attività di cura della pelle.

Insomma, che sia mezza o intera, l’età sembrerebbe più un fatto psicologico. Che comunque ha a che fare col tempo che passa e con i tempi che corrono…

 


Che fine ha fatto la mezza età?

Samsung potrebbe lanciare Galaxy S23 FE entro la fine del 2023

Samsung potrebbe lanciare entro la fine dell’anno il nuovo Galaxy S23 FE. Secondo Hankooki, una testata giornalistica sudcoreana, il produttore dovrebbe far debuttare un inedito smartphone Galaxy S Fan Edition nella seconda metà del 2023, mentre dovrebbe saltare il lancio di Galaxy A74. Tra l’altro, sempre quest’anno, la società potrebbe decidere di lanciare il dispositivo in più Paesi rispetto a quanto accadde con Galaxy S21 FE, che fu immesso soltanto nei mercati europei, americani e di alcuni Paesi asiatici.

Nei mesi scorsi si era vociferato di un possibile addio di Samsung a questa linea di smartphone, soprattutto a seguito della tiepida accoglienza ricevuta da Galaxy S21 FE che, purtroppo, non riuscì a replicare il successo del predecessore (Galaxy S20 FE). Saltò per altri motivi, invece, il lancio di Galaxy S22 FE: il produttore, considerando la carenza di chip e la recessione economica globale, decise di sospendere ogni piano a riguardo. Inoltre, come accennato in precedenza, Samsung allo scopo di favorire le vendite di S23 FE potrebbe decidere di non lanciare il Galaxy A74: del resto, il Galaxy A73 riuscì a vendere circa 3 milioni di unità.

Per quanto riguarda le specifiche tecniche, ancora nessuna conferma. Tuttavia, sembrerebbe che il telefono non verrà equipaggiato con il chip Exynos 2300 bensì con uno tra Snapdragon 8 Gen 2 For Galaxy e Snapdragon 8+ Gen 1. Gli utenti, infine, sperano che il produttore si concentri anche sul comparto fotografico. Dunque, stando a quanto trapelato fino ad ora, Samsung sembra intenzionata a rilanciare la linea S Fan Edition.

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Samsung potrebbe lanciare Galaxy S23 FE entro la fine del 2023

Ma che fine ha fatto Clubhouse?

AGI – C’è stato un momento in cui Clubhouse sembrava la nuova agorà. Pare passata una vita, era l’altro ieri. In piena pandemia, l’app che permette di organizzare eventi in diretta audio esplode. Nel giugno 2021 raggiunge il proprio picco globale, con 17 milioni di utenti mensili attivi.

In quei giorni incassa un round d’investimento che porta la raccolta complessiva a 110 milioni di dollari e la valutazione della società a 4 miliardi. Poi il crollo e, oggi, qualcosa che si avvicina all’irrilevanza.

Utenti e download: il tracollo

Secondo i dati forniti all’Agi dall’analista di SensorTower Abe Yousef, lo scorso anno le installazioni dell’app sono diminuite dell’83% su scala globale e addirittura del 95% in Italia rispetto al 2021. 

Rispetto al picco, gli utenti mensili attivi lo scorso dicembre sono diminuiti dell’83% su scala globale e dell’85% nel nostro Paese, dove comunque la platea è sempre stata sproporzionata rispetto alla visibilità. Tutti ne parlavano, ma pochissimi frequentavano Clubhouse. Secondo il Garante della Privacy, nel 2021 il social contava circa 90.000 utenti in Italia.

Cosa c’entra il Garante? Lo scorso dicembre ha comminato all’app una multa da 2 milioni di euro per “numerose violazioni”: “Scarsa trasparenza sull’uso dei dati degli utenti e dei loro ‘amici’; possibilità per gli utenti di memorizzare e condividere gli audio senza consenso delle persone registrate; profilazione e condivisione delle informazioni sugli account senza l’individuazione di una corretta base giuridica; tempi indefiniti di conservazione delle registrazioni effettuate dal social per contrastare eventuali abusi”.

Meno integralismo per salvarsi

Clubhouse ci ha provato e ci sta provando a sfuggire all’irrilevanza. Anche a costo di abbandonare l’audio-integralismo. Ha introdotto le chat, per “consentire agli utenti di comunicare tra loro durante una diretta” e dare agli organizzatori la possibilità di “ottenere feedback in tempo reale”. Lo scorso anno ha lanciato anche Wave, una funzione per organizzare eventi in modo più rapido e, soprattutto, Houses, una sorta di app nell’app che permette a chiunque di creare comunità private, con le proprie regole. 

È una sterzata netta rispetto all’idea iniziale: da “club” in una sola “casa” a tante “case” diverse. Da spazio aperto (seppure su invito) basato su un tema di comune interesse a spazi chiusi basati sulla conoscenza personale. A giugno, Bloomberg ha riferito di “licenziamenti” dovuti a un “cambio di strategia”.

Cosa non ha funzionato

Il successo di Clubhouse è evaporato con la stessa velocità con cui era arrivato. Il lancio delle chat e di Houses conferma il tentativo di smarcarsi dall’integralismo audio e da un meccanismo di accesso troppo elitario. Hanno pesato i ritardi: l’app è stata a lungo disponibile solo per iOS, cioè solo per chi aveva un iPhone.

La versione per Android (cioè per il sistema operativo più diffuso al mondo) è arrivata solo nel maggio 2021 e quella web solo a gennaio 2022, quando la propulsione si era già esaurita da un pezzo. Senza dimenticare la poca chiarezza su come e quanto i creatori di contenuti possano monetizzare.

Come ammesso dal co-fondatore e ceo di Clubhouse Paul Davison in un’intervista a Bloomberg dell’ottobre 2021, la società – che al momento del boom aveva appena otto dipendenti – non era pronta a gestire una crescita così rapida. Comprensibili. Nella stessa intervista, però, Davison rivela una lettura che, oggi, suona come una condanna: “Quando emerge un nuovo medium, la compagnia che si focalizza su quel medium finisce per esserne il leader. Per i testi è stato Twitter, per le foto è stato Instagram, per i video Youtube. Penso che per il social audio sarà lo stesso”.

Il mondo dei social, però, è profondamente diverso rispetto a quello degli esordi di Youtube (2005), Twitter (2006) e Instagram (2010). Oggi non basta più arrivare primi per essere primi. Visto il successo di Clubhouse, praticamente ogni piattaforma ha creato una funzionalità simile, da Twitter Spaces a Facebook Live Audio Rooms, da LinkedIn a Spotify Live. “L’ampia concorrenza ha schiacciato l’app”, conferma Abe Yousef.

Una concorrenza che in realtà è una prassi capace di soffocare le nicchie prima che diventino un problema. Succede così: una buona idea viene assorbita da piattaforme per le quali è solo una funzionalità tra le tante, che la mettono a disposizione di una platea ben più ampia, drenando l’app “arrivata prima”. Per le big è una piccola scommessa con enormi potenzialità. Per le piccole è la fine. È un po’ quello che è successo a Snapchat, l’app che ha inventato i contenuti a tempo. Il suo declino (arrivato comunque dopo aver raggiunto livelli finanziari e di popolarità incomparabili con quelli di Clubhouse) è iniziato quando Mark Zuckerberg ha deciso di copiare pari pari il format, portando le Storie su Facebook e Instagram.

Il social audio è stata solo una bolla?

Al di là di ritardi e concorrenza, c’è sempre il solito problema dell’eccessivo entusiasmo. Basta poco, pochissimo, per parlare di app rivoluzionaria, di futuro dei social e di “prossimo TikTok”. Al momento, la parabola di Clubhouse ricorda più quella di Periscope. La piattaforma che permetteva a chiunque di diffondere video in diretta sembrava dovesse scardinare il modo tradizionale di raccontare e mostrare il mondo. Acquisita da Twitter nel 2015, è presto sparita dai radar, per poi essere chiusa nel 2021.

Vale però la pena chiedersi se Clubhouse sia il dito o la Luna. È la storia di un’app che non ha rispettato le (astronomiche) aspettative oppure è il social audio a essere stato una bolla? Sì, perché – a differenza dei contenuti evanescenti in stile Snapchat, che si sono imposti un po’ ovunque – a rimanere nicchia non è stata solo Clubhouse: nessuno dei suoi omologhi ha sfondato. Forse i tempi non sono maturi. O forse gli audio in diretta sono destinati a essere gregari: una funzionalità tra altre, ma non il centro di un’intera piattaforma.


Ma che fine ha fatto Clubhouse?

Il caso Argo segna la fine (per ora) della guida autonoma

AGI – Amazon poteva acquisire e salvare Argo AI, l’ormai defunta startup che si occupava dello sviluppo di tecnologie per la guida autonoma, sostenuta da Ford e Volkswagen. Avrebbe potuto farlo, prima che l’accordo saltasse, come riportato da Bloomberg.

La scorsa primavera la società di Bezos era pronta ad investire centinaia di milioni di dollari nel progetto per utilizzare la tecnologia di guida autonoma di Argo e automatizzare alcuni dei furgoni elettrici per le consegne che stava acquisendo da Rivian Automotive.

Ford e Volkswagen erano ansiosi di portare un terzo partner in Argo, per sostenere l’alto costo dello sviluppo della tecnologia di guida autonoma. Tanto che, all’inizio del 2022, l’allora amministratore delegato di VW, Herbert Diess, era andato negli Stati Uniti per discutere l’accordo con il co-fondatore di Amazon, Jeff Bezos.

Le società hanno però faticato a elaborare una struttura di governance per il controllo della startup. Inoltre, il gigante della vendita al dettaglio è stato scoraggiato dall’alto costo della tecnologia di Argo. L’invasione russa dell’Ucraina ha fatto il resto, destabilizzando ulteriormente un’economia globale alle prese con problemi legati alla catena di approvvigionamento e, negli Stati Uniti, con la più alta inflazione degli ultimi 40 anni.

Insomma, spendere miliardi per una tecnologia ancora non provata non sembrava una scommessa così buona. Senza Amazon a bordo, Argo non è stata in grado di attrarre altri investitori e rafforzare la propria credibilità per poi quotarsi in borsa. Ford e VW il mese scorso hanno chiuso Argo, che un tempo valeva oltre 7 miliardi di dollari. Fine della storia o quasi.

Il fallimento di Argo non è un caso isolato. È cresciuto lo scetticismo sulla fattibilità commerciale delle auto a guida completamente autonoma. Le case automobilistiche stanno investendo invece miliardi per passare ai veicoli elettrici, cercando di soddisfare normative sempre più severe per combattere il cambiamento climatico.

Quindi, data la crisi e con l’elettrico come priorità, che ne è stato dei sogni a guida autonoma? Meno di dieci anni fa General Motors, nel 2017, prometteva la produzione in serie di veicoli completamente autonomi nel 2019.

Lyft sosteneva nel 2016 che metà delle sue corse sarebbero state a guida autonoma entro il 2021. Anche Ford aveva parlato del 2021 come data per la distribuzione di questi veicoli su larga scala. Un rapporto di McKinsey sostiene che il settore dei veicoli autonomi abbia raccolto finora 100 miliardi di dollari, ma i risultati sono ancora scarsi. Che cosa è successo?

Il fatto è che non basta che un software guidi un veicolo all’interno di una corsia autostradale (cosa già eccezionale), anche per migliaia di chilometri consecutivi. Un’auto a guida autonoma, senza volante o pedali, deve essere in grado di guidare da sola in ogni situazione possibile.

Con milioni di chilometri percorsi dagli esseri umani ogni giorno, il numero di situazioni difficili e insolite, i cosiddetti casi limite, è enorme. Gli eventi insoliti sono, per definizione, non comuni, ma l’enorme numero di eventi insoliti incontrati da milioni di conducenti in tutto il mondo significa che gli “eventi insoliti” sono comuni.

“È davvero, davvero difficile”, aveva detto il ceo di Waymo John Krafcik nel 2018 sulla tecnologia di guida autonoma. “Non sai cosa non sai fino a quando non sei davvero lì dentro e provi a fare le cose”. Di fronte a questi ostacoli i leader di settore hanno ridimensionato gli obiettivi (leggi, quindi, guida assistita e non più autonoma). 

Nel 2018 gli analisti stimavano il valore di mercato di Waymo, all’epoca sussidiaria di Alphabet, in 175 miliardi di dollari ma nel corso di un recente round di finanziamento la valutazione era scesa a 30 miliardi, più o meno lo stesso di Cruise. 

La startup Aurora Innovation, co-fondata dall’ex capo dei veicoli autonomi di Google, Chris Urmson, ha perso oltre l’85% dall’anno scorso e ora vale meno di 3 miliardi di dollari e rischia di essere svenduta. Nel frattempo la società è passata allo sviluppo di camion a guida autonoma: si muovono principalmente sulle autostrade e sono più facili da padroneggiare.

Nuro, una startup, è passata dalle auto a guida autonoma allo sviluppo dii veicoli completamente autonomi senza una persona all’interno per la consegna delle merci. È una sfida molto più semplice in quanto non ci si deve preoccupare di proteggere le persone all’interno dei veicoli.

Anche le aziende che sviluppano Lidar, considerato un componente chiave per i veicoli a guida autonoma, al pari delle società a guida autonoma, sono precipitate. Velodyne, Quanergy, Luminar e Ouster hanno perso tutte valore.
Tesla, che da anni promette la “guida completamente autonoma”, ha offerto una funzione di assistenza alla guida meno ambiziosa che piace ad alcuni, ma è anche un prodotto beta con molto margine di miglioramento. Oltretutto sta anche affrontando diverse indagini governative relative alla sua tecnologia.

Solo l’Argo AI di VW e Ford e la Cruise di GM erano rimaste concentrate esclusivamente sulle auto a guida autonoma. Ora resta Cruise.
 

 


Il caso Argo segna la fine (per ora) della guida autonoma

OXBOW Critical Care Fine Grind Animal Pet Supplement Complete Assist Feeding 100g


Fornitore: OXBOW
Tipo: CIBO PICCOLI ANIMALI
Prezzo: 15.50

Critical Care Herbivore Fine Grind 100 Gr
Mangime per Cavie

Critical care herbivore fine grind 100 gr

Critical Care Fine Grind – Alimento Completo per Piccoli Erbivori

Alimento completo per piccoli erbivori convalescenti o inappetenti

Il Critical Care Fine Grind è una formula ad elevato contenuto di fibre per promuovere una digestione ottimale, avente basso contenuto di carboidrati e zuccheri. Critical Care Fine Grind è molto fine per facilitare la somministrazione tramite sonde per alimentazione assistita.

Critical Care è la formula nutrizionale originale ad elevato contenuto di fibra per:

  • Conigli
  • Cavie
  • Cincillà
  • Silvilaghi
  • Degus
  • Cani della prateria
  • Wallaby
  • Iguana
  • Tartarughe
  • Uccelli acquatici

Forma: Polvere in sospensione
Confezioni: Sacchetto da 100 gr.

L’inappetenza è di norma un sintomo secondario di una patologia. A causa della probabilità che alla base dell’inappetenza dell’animale vi sia un disturbo alla salute, Critical Care deve essere usato sotto la vigilanza di un veterinario.

Istruzioni Nutrizionali

Mischiare 1 parte di Critical Care FINE GRIND con 3 parti di acqua calda. Il volume dell’acqua può essere aggiustato in modo da ottenere la consistenza ottimale. Dividere quotidianamente la miscela ottenuta in 4-6 pasti, o seguire le istruzioni del vostro veterinario di fiducia. Somministrare la miscela ottenuta tramite siringhe(SENZA AGO) o sonde per l’alimentazione. Lavare con acqua calda i residui rimasti nella siringa dopo ogni utilizzo, per evitare che il prodotto si indurisca all’interno e ostruisca il tubo. Lasciare sempre a disposizione del vostro animale dell’acqua fresca.

Ingredienti
Farina di fieno fleolo, gusci di soia, farina di soia, farina di germi di frumento, cloruro di potassio, cloruro di sodio, olio di soia, semi di lino, solfato di magnesio, cloruro di calcio, papaia, ananas, melassa di canna da zucchero, semola, farinaccio di frumento, lievito, alghe marine, inulina.

Analisi garantita

  • Proteina grezza 17,00% , Grassi grezzi 5,00% , Fibra grezza 23,50% , Calcio (min) 0,40% , Calcio (max) 0,60% Fosforo 0,40% Cenere (max) 10.00%

Additivi per kg: Additivi nutrizionali:

  • Vitamina A (min) 10.000 UI / kg
  • Vitamina D3 (min) 900 UI / kg
  • Vitamina E (min) 190 UI / kg
  • Acido ascorbico (vitamina C) (min) 1.500 mg / kg

Additivo tecnologico: Bentonite (1m558) 2500 mg antiossidanti

Contenuto calorico

  • Energia metabolizzabile (calcolata) 2.660 kcal / kg o 24 kcal / cucchiaio
  • Data di scadenza della validità vitaminica sul retro della confezione.

Pasto completo per conigli, cavie, cincillà e degus.

La Oxbow Animal Health è specializzata nella nutrizione e nella cura dei piccoli animali erbivori.
La Oxbow offre prodotti dietetici di qualità superiore consigliati da rinomati veterinari e dietologi per animali esotici in tutto il mondo


OXBOW Critical Care Fine Grind Animal Pet Supplement Complete Assist Feeding 100g

Con la fine della pandemia si è avuto un picco di abbandoni di animali domestici

AGI – Durante la pandemia prendere un animale in casa, cane, gatto, canarino, pappagallo, porcellino d’india, coniglio o criceto che fosse, per sé o per i propri figli e accoglierlo in famiglia è stato un modo per addolcire l’impatto del lockdown. Ma ora con la fine della pandemia sembra che degli animali se ne vogliano disfare.

Ne parla il New York Times che segnala un fenomeno che sta prendendo piede, in particolare da quando la fattoria della Hudson Valley di Bill Crain è stata presa d’assalto da persone che chiedevano con insistenza che si prendesse cura di anatre, polli, pulcini, anatroccoli, ogni genere d’animale.

Il motivo? “Pensano che la pandemia sia finita e non vogliono più dedicare tempo a prendersi cura di loro”, ha detto il signor Crain, 78 anni. Le persone chiamano perché sperano che Crain si prenda in carico i loro animali domestici. “È grave che le persone abbandonino gli animali”, ha commentato Crain.

Il punto è che nei giorni acuti del Covid-19 diverse persone, allontanandosi dalle città assediate dal virus optando per la campagna, hanno fatto crescere la richiesta di animali da cortile facendo spazio nelle proprie abitazioni a cani e gatti dopo aver “ripulito gli scaffali dei negozi da gerbilli e lucertole, cincillà e serpenti”, persino.

Ogni genere di animale è diventato “oggetto di consolazione”, ma ora che la pandemia è finita e le persone tornano negli uffici e gli studenti a scuola, anche gli animali devono tornare da dove sono venuti. Persino i pesci.

Calcola il Times: “La restituzione di piccoli animali sono aumentate di oltre il 50% a livello nazionale nei primi sei mesi del 2022, rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, secondo Shelter Animals Count, che raccoglie dati da oltre 6.000 rifugi, sebbene rimangano ancora inferiori di circa il 20% del periodo prepandemico. Al contrario, le rese di cani e gatti sono aumentate di meno del 7% rispetto all’anno precedente e sono ancora circa il 15% al ​​di sotto dei livelli del 2019”.

Sottolinea il quotidiano: “A New York City, in tanti hanno invaso il sistema dei rifugi per animali della città – 600 finora quest’anno, più del doppio dei numeri prepandemici – al punto tale che il consiglio comunale valuta di varare un disegno di legge che vieterebbe la loro vendita nei negozi”. 

La maggior parte ha meno di tre anni, il che indica che si trattava di “acquisti causati dal virus”, ha affermato Katy Hansen, portavoce del sistema dei rifugi, l’Animal Care Centers di New York City. “L’aumento della popolazione ha costretto i rifugi a investire in una nuova struttura per accogliere i porcellini d’India da 20.000 dollari”.

Una situazione insostenibile al punto tale che “mercoledì, una scatola contenente 22 porcellini d’India di tutte le età è stata trovata abbandonata nell’atrio di un condominio di Staten Island, ha raccontato un’abitante del posto.

Basti pensare che a Central Park, “quest’anno i soccorsi di tartarughe domestiche dalle orecchie rosse sono quasi triplicati”, sottolinea il Times, che annota: “Il fenomeno è diventato internazionale. In Inghilterra, la Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals ha riportato un aumento del 24% delle segnalazioni di abbandoni da gennaio a luglio di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ciò includeva 3.363 animali domestici esotici abbandonati, tra cui 1.455 pesci e 685 serpenti”.


Con la fine della pandemia si è avuto un picco di abbandoni di animali domestici

Fare pulizia nei social prima della fine dell’estate

AGI – Così come a Pasqua si fanno tradizionalmente le pulizie di fondo a casa, così settembre richiede la pulizia dei social, specie dopo un’estate proattiva. Pulizie di profili, notifiche e tutto ciò che non interessa.

Ne parla la pagina Tecnologia del Paìs, che consiglia di “prendere in carico e restituire ai tuoi social spazi dove, nonostante gli algoritmi, chi decide sei tu”, visto che anche secondo Twitter “il primo passo verso una timeline rinnovata è iniziare proprio esaminando quegli account che non aggiungono nulla o semplicemente non interessano più”, suggerendo più piattaforme attraverso le quali esiste “la possibilità di rimuovere i profili dall’elenco dei follower senza bisogno di bloccarli e senza avvisarli, se quello che vuoi è che alcuni utenti non siano aggiornati sulla tua attività”.

Per esempio, Instagram ti consente anche di eliminare i follower “senza che loro se ne accorgano (purché non si cerchino nel tuo elenco che segue), così come non notifica coloro che non hai seguito”.

In TikTok è altrettanto semplice poter “smettere di seguire altri utenti e ti consente anche di rimuovere i follower in modo che non si tengano aggiornati con i tuoi contenuti”  mentre “le possibilità offerte da Twitter a questo proposito sono alquanto diverse” e “l’applicazione permette di impostare filtri di qualità nelle notifiche e silenziare gli avvisi di persone che non segui o che non ti seguono, di chi non ha confermato la propria email o di quegli account che hanno appena stato creato”.

Il punto più fastidioso, che costringe ad una necessaria pulizia dei propri social, è dato dal fatto che si ricevono in media troppe notifiche nel corso di una giornata. Scrive il quotidiano: “Il tuo cellulare ti avvisa ogni volta che arriva un messaggio, ogni volta che ti viene inviata un’e-mail e ogni volta che l’applicazione del giornale invia un avviso dell’ultimo minuto, quindi è probabile che tu preferisca fare a meno almeno di alcune delle notifiche che ti bombardano ogni giorno inviati dai social network. Potresti voler tenerli da nuovi DM (Direct Message), ‘Mi piace’ o anche quando il tuo artista preferito condivide un post in modo da non perderlo, ma potresti non aver bisogno di quelli che Instagram ti invia da inserzionisti, live streaming o primi post. O storie di qualcuno che segui. Puoi gestire tutto questo su richiesta nella sezione notifiche nelle impostazioni”, consiglia l’articolo.

Indicazione generale: “Proprio come su Instagram, andando in impostazioni > notifiche > preferenze, puoi gestire tutti i possibili tipi di notifiche, come le dirette di Spaces, i consigli, i post di utenti che sono stati inattivi per un po’, ecc. E lo stesso consente a TikTok nelle sue impostazioni” e “oltre a poter filtrare le parole offensive, sia sotto forma di commenti che di messaggi diretti, Instagram permette di filtrare parole, frasi o anche emoticon che l’utente stesso sceglie, in modo che non appaiano in nessun momento durante l’utilizzo dell’applicazione” .


Fare pulizia nei social prima della fine dell’estate

Xiaomi: fine del supporto per Redmi K20, Redmi Note 7 Pro e altri dispositivi

Nuovi dispositivi di Xiaomi entrano nella lista EOS, ovvero End Of Support. Questi smartphone e tablet non riceveranno più alcun aggiornamento, neppure quelli legati alla correzione di importanti falle di sicurezza. Solitamente l’azienda supporta e garantisce aggiornamenti per i propri smartphone e tablet per due anni dalla data di rilascio.

Questa dunque la lista delle nuove aggiunte alla lista EOS:

  • Redmi K20
  • Redmi Note 7 Pro
  • Redmi Note 7S
  • Redmi Note 7
  • Redmi 7
  • Redmi Y3
  • Mi Pad 4 Plus
  • Mi Pad 4
  • Mi Play
  • Mi 9 SE

In ogni caso, trattandosi pur sempre di smartphone e tablet Android, non manca la possibilità di installare delle custom ROM o kernel per continuare a utilizzare i dispositivi in questione con versioni del sistema operativo più recenti rispetto a quelle ufficialmente rilasciate da Xiaomi.

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Xiaomi: fine del supporto per Redmi K20, Redmi Note 7 Pro e altri dispositivi

Amtra Quarzo Ceramizzato Nero Fine 1,6-2Mm, Fondo Naturale per Acquari d'Acqua Dolce


Fornitore: AMTRA
Tipo:
Prezzo: 10.40

  • Materiale di fondo per acquari d’acqua dolce: substrato decorativo appositamente selezionato per ricreare un fondale naturale negli acquari
  • Naturale: grazie a questo substrato potete allestire i vostri acquari in modo sicuro; non tossico per pesci, invertebrati e piante; non rilascia carbonati; colorato con pigmenti naturali
  • Uso: per acqua dolce e di mare; disporre uno strato indicativo di 4cm nella parte frotnale e 7cm nella parte posteriore, creando un dislivello che dà profondità alla visione della vasca
  • Dimensione del grano: 1,6-2 mm; granuli arrotondati sicuri anche per pesci che amano scavare nel fondo come ad esempio corydoras
  • Formato: 5 kg

Descrizione

Amtra quarzo ceramizzato nero fine 1,6-2mm è una ghiaia color nero brillante “naturale” specialmente selezionata per ricreare il fondo degli acquari; grazie a questo substrato naturale potrete allestire in modo sicuro e piacevolei vostri acquari; atossico; non rilascia carbonati; granulometria media 1,6-2mm; forma arrotondata dei granuli.

Indicazioni

Risciacquare sotto acqua corrente prima dell’uso

Contenuto della confezione

1 x Sacchetto sabbia


Amtra Quarzo Ceramizzato Nero Fine 1,6-2Mm, Fondo Naturale per Acquari d'Acqua Dolce