Oltre Satispay: vecchi, nuovi e futuri unicorni italiani

AGI – Si chiamano unicorni mica per caso. Incontrare la creatura leggendaria con il corpo di cavallo sarà impossibile, ma trovare una startup che valga un miliardo di dollari è (quasi) altrettanto difficile. In Italia, poi, ancora di più: quelle che ce l’hanno fatta a entrare nel “club degli unicorni” sono due, forse tre (a seconda di quanto si voglia allargare il perimetro delle definizioni).

Satispay entra nel club

Ce l’ha fatta Satispay, il sistema di pagamenti digitali fondato da Alberto Dalmasso, Samuele Pinta e Dario Brignone nel 2013, quando avere un unicorno italiano era al limite dell’impensabile. Da zero a un miliardo in meno di dieci anni. 

Il definitivo salto è arrivato grazie a un round d’investimento (il quarto, serie D) da 320 milioni di euro guidato dal venture capital statunitense Addition. Il londinese Greyhound Capital, investitore già nel 2018, ha incrementato la propria quota. E resta nel capitale di Satispay anche chi era entrato alla fine del 2020 con un round serie C da 93 milioni: tra gli altri, Tencent, Mediolanum e Block (la ex Square, fondata e presieduta dal padre di Twitter, Jack Dorsey).

Italy’s Satispay raises €320M at a €1B+ valuation with backing from Block, Tencent and more for its indy payment network https://t.co/fSvUx0ji7M by @ingridlunden pic.twitter.com/Gbwy9O8sP6

— TechCrunch (@TechCrunch) September 28, 2022

I numeri di Satispay: con l’ultimo round arriva a una raccolta complessiva di 450 milioni, ha 3 milioni di clienti, 200 mila esercenti convenzionati, 3 miliardi di volumi transati, 300 dipendenti che – anche grazie alla nuova liquidità – dovrebbero raddoppiare nel giro di un anno e mezzo. Obiettivo, espresso sia dal ceo Dalmasso che dai vertici di Addition: espandersi in Francia, Germania e Lussemburgo per rendere Satispay il sistema di pagamenti mobile più usato in Europa.

.@AlbertoDalmasso: “In the last two years, we have experienced exceptional growth, bringing in a lot of additional talent to our teams, helping us transform Satispay into a bigger, more structured competitive reality.” #satisunicorn #doitsmart pic.twitter.com/r76xpXAbuA

— Satispay (@satispay) September 28, 2022

L’altro unicorno: Scalapay

L’altro unicorno italiano è Scalapay. Stessa città (Milano) e stesso universo di Satispay (il fintech) ma applicazioni diverse. Scalapay è un metodo di pagamento che permette di acquistare subito (sia online che nei negozi fisici) e pagare a rate senza interessi. La sua crescita è stata clamorosa: fondata nel 2019 da Simone Mancini e Johnny Mitrevski, ha ottenuto un primo round da 155 milioni nel 2021 (guidato dalla statunitense Tiger Global) ed è diventata unicorno lo scorso febbraio, grazie a un mega finanziamento da 497 milioni di dollari, arrivati – tra gli altri – da Tencent e dalla newyorkese Willoughby Capital.

Gli altri italiani (o quasi)

La lista sarebbe più lunga se si considerassero gli unicorni nati in Italia, come Depop, incubata da H-Farm ma volata a Londra prima di essere acquisita da Etsy, o fondati da italiani all’estero, come King (la società che ha creato Candy Crush), di Riccardo Zacconi.

Ad andare un po’ più indietro nel tempo, ci sarebbe anche un altro unicorno, nato quando ancora non si parlava né di creature mitologiche né di startup: Yoox. L’e-commerce è stato fondato da Federico Marchetti nel 2000 e si è quotato nel 2009. Nel 2015 si è fuso con Net-A-Porter, per poi essere assorbito dal gruppo Richemont nel 2018 (poco prima del delisting) con un’Opa che assegnava alla società un valore di 5,3 miliardi di euro.

Yoox non viene però annoverato ufficialmente tra gli unicorni, per questioni che potremmo definire generazionali. Una delle prime tracce conosciute del club, infatti, è un articolo di TechCrunch del 2013 in cui il fondatore di Cowboy Ventures, Aileen Lee, definiva gli unicorni come “compagnie software con sede negli Stati Uniti, nate dopo il 2003 e con una valutazione da un miliardo di dollari”.

Secondo Lee, solo lo 0,7% delle imprese di software sostenute da un ventura capital diventa unicorno. Al di là delle percentuali (che contano quanto un rilievo a spanne fatto un decennio fa) e dei confini statunitensi, la definizione escluderebbe Yoox. D’altro canto, non c’è una definizione ufficiale di unicorno. Secondo CBInsight, si tratta di “compagnie private con una valutazione superiore al miliardo di dollari”. Chi si quota, dunque, smette di essere startup o scaleup ed esce dal club (come ad esempio Facebook, Google e tante altre).

Stando a questa lassificazione, CBInsight individua al momento 1.194 unicorni in tutto il mondo, inclusi Satispay e Scalapay. Due italiani, decisamente pochi rispetto ai 29 tedeschi e ai 24 francesi, ma anche meno degli otto svedesi e dei quattro spagnoli. Non è una novità che il mercato del venture capital italiano abbia un ritardo da colmare, ma il fatto che i due unicorni “ufficiali” abbiano raggiunto tale status nel giro di pochi mesi fa ipotizzare l’ingresso nel club di nuovi membri. I candidati non mancano.

Presto unicorni: i soonicorn

Secondo un rapporto di i5invest pubblicato lo scorso gennaio, in Europa c’erano 257 “soonicorn”, cioè startup o scaleup destinate a diventare unicorni presto, nel giro di un paio d’anni. Oltre a Scalapay e Satispay – nel frattempo già entrate nel club – il report indicava altre quattro società con sede in Italia. 

Casavo, piattaforma online che semplifica la compravendita di immobili, a luglio ha ottenuto un round d’investimento da 100 milioni, abbinato a linee di credito per altri 300. Prima Assicurazioni è stata la prima startup italiana a ottenere – nel 2018 – un round a tre cifre: 100 milioni di euro tondi.

Musixmatch ha già ricevuto un forte riconoscimento dal mercato: nel capitale della società, fondata da Max Ciociola e diventata il più grande catalogo per creare e condividere testi di brani musicali, a luglio è entrato con una quota di maggioranza TPG Growth, fondo che fa capo a uno dei giganti del private equity mondiale.

Il quarto soonicorn era BrumBrum, mercato dell’auto online. La sua corsa verso il club, però, è già terminata: all’inizio del 2022 è stata acquisita e assorbita dalla britannica Cazoo per 80 milioni di euro. Ma adesso, dopo aver speso per espandersi, la capogruppo ha cambiato strategie e deciso di rifugiarsi nel solo mercato interno. Di fatto, BrumBrum (diventata Cazoo Italia) è destinata a chiudere.

In una recente analisi, il Club degli Investitori ha ripreso il rapporto di i5invest, allargando però il perimetro di ciò che è italiano alle società fondate da italiani. Ne viene fuori una lista di 15 soonicorn, cinque dei quali con sede operativa e legale all’estero: oltre a Casavo, Prima Assicurazioni e Musixmatch, “potrebbero raggiungere nei prossimi anni il traguardo di unicorno” Yolo, Genenta Science, Credimi, Enthera, Roboze, D-Orbit, Everli, Planet Smart City, Newcleo, Soldo, MMI – Medical Micro Instruments e Moneyfarm.

 

 


Oltre Satispay: vecchi, nuovi e futuri unicorni italiani

Preoccupati per un neo? I futuri telefoni Huawei potrebbero avvisarvi se c’è un problema

Huawei crolla ma non si dà per vinta. Nonostate i problemi dovuti alle sanzioni commerciali statunitensi, il dipartimento di ricerca e sviluppo dell’azienda sta sviluppando costantemente nuovi telefoni e tecnologie. Abbiamo recentemente visto il nuovo P50 Pocket, che presenta un display a copertura rotonda che può essere utilizzato anche come specchio intelligente con una modalità di rilevamento della protezione solare. Una volta attivato, il telefono misura se è stata applicata una quantità sufficiente di crema solare sul viso e se è distribuita uniformemente, e può anche rilevare se il trucco è stato rimosso correttamente. Tutto questo è possibile grazie ad una fotocamera iperspettrale da 32 MP.

Sembra che il produttore cinese abbia idee ancora più creative per il futuro. Huawei ha depositato un brevetto per la tecnologia delle fotocamere che dovrebbe consentire di analizzare la struttura del viso e della pelle, al fine di fornire consigli basati su eventuali variazioni. La documentazione, di 43 pagine, è intitolata “Metodo di analisi dell’aspetto e dispositivo elettronico”. Nel fascicolo si menziona un sistema a tripla fotocamera in grado di acquisire immagini facciali 3D al fine di eseguire un’analisi facciale accurata. 

 

Si tratta di un cosiddetto brevetto di utilità, il che significa che Huawei può implementare la tecnologia brevettata in diversi modi. Ad esempio, la documentazione parla dell’integrazione di una tale fotocamera in un telefono a conchiglia, come il P50 Pocket. Tuttavia, le immagini del brevetto mostrano un normale modello di telefono, ma Huawei potrebbe decidere di farne un accessorio opzionale, come una sorta di specchio intelligente. In tal caso, lo specchio intelligente potrebbe essere utilizzato in modo indipendente e collegarsi al telefono.

Il grafico Parvez Khan, alias Technizo Concept , ha creato una serie di immagini basate sulla documentazione del brevetto.

Il sistema di telecamere dovrebbe essere in grado di fornire informazioni su pori, rughe, acne, punti neri, macchie di colore, occhi scuri o una combinazione di questi e la loro profondità e dimensione. Ad esempio, è possibile determinare anche il numero di punti neri intorno al naso. Inoltre, possono essere fornite informazioni sulla piega nasale e sulle zampe di gallina.

Sullo schermo del telefono si vedrà la foto del proprio viso, e verranno mostrati diversi punteggi, come un punteggio della pelle e un punteggio dei pori. Verranno poi forniti anche suggerimenti e raccomandazioni per migliorare la struttura della pelle.

Al momento non sappiamo se Huawei renderà effettivamente disponibile la funzionalità brevettata, ma è chiaro che le funzioni sanitarie stanno diventando una parte sempre più importante dei nostri dispositivi mobili, e anche un motivo per cui li scegliamo.

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Preoccupati per un neo? I futuri telefoni Huawei potrebbero avvisarvi se c’è un problema

Apple al lavoro su rivestimento anti-impronta per futuri dispositivi in titanio

In futuro, Apple potrebbe realizzare alcuni prodotti in titanio e starebbe già lavorando ad una soluzione anti-impronte.

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Apple al lavoro su rivestimento anti-impronta per futuri dispositivi in titanio