Chi ha avuto il primo iPhone e non lo ha mai aperto potrebbe ritrovarsi una fortuna.
Link all’articolo originale: Il primo iPhone venduto all’asta a oltre 54.000 dollari
Chi ha avuto il primo iPhone e non lo ha mai aperto potrebbe ritrovarsi una fortuna.
Link all’articolo originale: Il primo iPhone venduto all’asta a oltre 54.000 dollari
Ecco i 5 prodotti che Apple non rinnova da oltre due anni.
Link all’articolo originale: I 5 prodotti che Apple non rinnova da oltre 2 anni
AGI – Il mercato degli smartphone ha subito una decisa contrazione, ma il segmento dei flagship – i telefoni, per intenderci, che vanno da 800 a oltre mille euro – è in continua crescita. Per cui se in termini di volume le vendite sono diminuite, in termini di valore la situazione non è così drammatica.
Solo questa convinzione può essere dietro la decisione di Samsung di lanciare l’edizione 2023 dei suoi Galaxy (nella versione standard, Plus e Ultra) a prezzi che vanno da 979 a 1.900 euro.
A vederlo, il Galaxy S23 cambia poco rispetto al modello precedente: all’aspetto risulta più squadrato – un elemento che gioca a favore dell’utilizzo della S Pen, l’atout della versione Ultra – e meno pesante, ma la vera rivoluzione è nel ‘cuore’, quel processore Snapdragon che Qualcomm ha ottimizzato per Samsung. Rinnovato – ovviamente – anche il comparto fotografico con il nuovo sensore da 200 megapixel la funzione Nightography perfezionata.
La nuova generazione di Galaxy S punta a migliorare l’esperienza del gaming, ma anche quella professionale.
Sul fronte della fotografia, Nightography ottimizza foto e video riducendo il rumore visivo che rovina le immagini in presenza di scarsa luminosità grazie a un nuovo algoritmo di elaborazione dei segnali di immagine (ISP) basato sull’Intelligenza artificiale e in grado di esaltare i dettagli dell’oggetto e i toni cromatici.
Il nuovo sensore 200MP che monta la versione Ultra (e che funziona solo senza zoom) sfrutta il pixel binning per supportare contemporaneamente diversi livelli di elaborazione ad alta risoluzione. Considerato il ruolo sempre più significativo delle fotocamere per selfie la serie S23 introduce l’autofocus rapido e la fotocamera Super HDR per selfie, che segna il passaggio da 30 fps a 60 fps per immagini frontali e video più nitidi.
Non mancano ammennicoli come l’app Expert RAW per riprendere immagini in stile reflex e di modificarle in RAW e JPEG o le impostazioni Astrofoto per fotografare il cielo stellato (a condizione di avere un cavalletto e un po’ di pazienza).
Resta ancora da capire quanti gamer usino lo smartphone per sfidarsi, ma Samsung e Qualcomm hanno ottimizzato l’esperienza con Snapdragon 8 Gen 2, una piattaforma particolarmente potente ed efficiente insieme con una capacità di elaborazione di circa il 30% in più rispetto alla serie S22.
Per garantire la sicurezza, Knox Vault, introdotta per la prima volta sulla serie Galaxy S21, protegge i dati critici sulla serie Galaxy S23 isolandoli dal resto del dispositivo, sistema operativo compreso, per garantire maggiore protezione da eventuali vulnerabilità.
AGI – Scoprire le ciambelle alla crema pasticcera, il pan di Spagna all’uovo e gli strati di biscotti imbevuti di caffè, a Lisbona e Porto, è un’esperienza del palato e del gusto più unica che rara. Mangiare pasticcini caldi appena sfornati è pertanto anche uno dei migliori motivi per visitare il Portogallo, suggerisce il Washington Post che indica anche dei dolci precisi: “Dalla decadente torta di biscotti ai budini di petto di pollo sminuzzati, c’è una tradizione diversificata di dolci portoghesi che abbraccia secoli di storia e migliaia di creazioni”, precisa il quotidiano, che li elenca uno per uno.
Tradotto, significa “palle di Berlino”, che furono portate in Portogallo “da ebrei tedeschi che andavano sulle spiagge vicino a Lisbona” e sono uno dei pochi dolci portoghesi ad essere fritti e non al forno. Tant’è che la pasticceria a forma di ciambella preferita del paese è orgogliosamente esposta nelle vetrine dei negozi ovunque. La soffice pasta fritta viene arrotolata nello zucchero semolato prima di essere tagliata a metà e farcita con una dolce crema pasticcera dorata.
Molti dolci portoghesi sono nati in conventi e monasteri; monache e monaci locali padroneggiarono l’arte della pasticceria fin dal XV secolo. “Anche se il suo nome sembra avere un’eredità religiosa e la sua copertura ricorda gli indumenti indossati dai monaci gesuiti, Jesuíta fu portato in Portogallo da un pasticcere spagnolo assunto per lavorare in un normale negozio: Pastelaria Moura a Santo Tirso, a nord di Porto”, racconta il Post. Da oltre 140 anni la pasta sfoglia triangolare ricoperta di glassa di meringa viene preparata seguendo la ricetta tradizionale, anche se negli ultimi anni la richiesta è cresciuta esponenzialmente: si vendono dai 40.000 ai 50.000 gesuiti al mese solo nella Pasticceria Moura di Porto.
“In una stanza vuota e ben ventilata con i tessuti sul pavimento, i pasticceri stendono delicatamente con pazienza e cura i pezzi di pasta fino a quando diventano sempre più sottili, testando al massimo l’elasticità del glutine. A poco a poco l’impasto si trasforma in fogli trasparenti che formeranno una confezione rettangolare attorno ad un ripieno cremoso a base di uova e zucchero”, è il rito della preparazione. La prelibatezza del XVI secolo proviene dal Convento di Nossa Senhora da Natividade, nel piccolo villaggio di Tentúgal, a circa 120 miglia da Lisbona.
Il pão-de-ló (pan di spagna) è più simile a una “famiglia” di dolci che si sono diffusi in tutto il Portogallo almeno dal 1700, acquisendo caratteristiche diverse in ogni luogo.
È il classico dolce dell’infanzia. Tipicamente fatti in casa, ora sono onnipresenti nei ristoranti famosi e nelle piccole tascas di quartiere: strati sovrapposti di biscotti Maria (originariamente conosciuti come Marie in Inghilterra) imbevuti di caffè e intervallati da crema a base di burro, zucchero e, in alcune ricette, tuorli d’uovo. È probabilmente il dessert portoghese più decadente, realizzato con il biscotto inglese creato nel 1874, che è diventato la base per molti dessert in tutto il mondo.
AGI – Si chiamano unicorni mica per caso. Incontrare la creatura leggendaria con il corpo di cavallo sarà impossibile, ma trovare una startup che valga un miliardo di dollari è (quasi) altrettanto difficile. In Italia, poi, ancora di più: quelle che ce l’hanno fatta a entrare nel “club degli unicorni” sono due, forse tre (a seconda di quanto si voglia allargare il perimetro delle definizioni).
Ce l’ha fatta Satispay, il sistema di pagamenti digitali fondato da Alberto Dalmasso, Samuele Pinta e Dario Brignone nel 2013, quando avere un unicorno italiano era al limite dell’impensabile. Da zero a un miliardo in meno di dieci anni.
Il definitivo salto è arrivato grazie a un round d’investimento (il quarto, serie D) da 320 milioni di euro guidato dal venture capital statunitense Addition. Il londinese Greyhound Capital, investitore già nel 2018, ha incrementato la propria quota. E resta nel capitale di Satispay anche chi era entrato alla fine del 2020 con un round serie C da 93 milioni: tra gli altri, Tencent, Mediolanum e Block (la ex Square, fondata e presieduta dal padre di Twitter, Jack Dorsey).
Italy’s Satispay raises €320M at a €1B+ valuation with backing from Block, Tencent and more for its indy payment network https://t.co/fSvUx0ji7M by @ingridlunden pic.twitter.com/Gbwy9O8sP6
— TechCrunch (@TechCrunch) September 28, 2022
I numeri di Satispay: con l’ultimo round arriva a una raccolta complessiva di 450 milioni, ha 3 milioni di clienti, 200 mila esercenti convenzionati, 3 miliardi di volumi transati, 300 dipendenti che – anche grazie alla nuova liquidità – dovrebbero raddoppiare nel giro di un anno e mezzo. Obiettivo, espresso sia dal ceo Dalmasso che dai vertici di Addition: espandersi in Francia, Germania e Lussemburgo per rendere Satispay il sistema di pagamenti mobile più usato in Europa.
.@AlbertoDalmasso: “In the last two years, we have experienced exceptional growth, bringing in a lot of additional talent to our teams, helping us transform Satispay into a bigger, more structured competitive reality.” #satisunicorn #doitsmart pic.twitter.com/r76xpXAbuA
— Satispay (@satispay) September 28, 2022
L’altro unicorno italiano è Scalapay. Stessa città (Milano) e stesso universo di Satispay (il fintech) ma applicazioni diverse. Scalapay è un metodo di pagamento che permette di acquistare subito (sia online che nei negozi fisici) e pagare a rate senza interessi. La sua crescita è stata clamorosa: fondata nel 2019 da Simone Mancini e Johnny Mitrevski, ha ottenuto un primo round da 155 milioni nel 2021 (guidato dalla statunitense Tiger Global) ed è diventata unicorno lo scorso febbraio, grazie a un mega finanziamento da 497 milioni di dollari, arrivati – tra gli altri – da Tencent e dalla newyorkese Willoughby Capital.
La lista sarebbe più lunga se si considerassero gli unicorni nati in Italia, come Depop, incubata da H-Farm ma volata a Londra prima di essere acquisita da Etsy, o fondati da italiani all’estero, come King (la società che ha creato Candy Crush), di Riccardo Zacconi.
Ad andare un po’ più indietro nel tempo, ci sarebbe anche un altro unicorno, nato quando ancora non si parlava né di creature mitologiche né di startup: Yoox. L’e-commerce è stato fondato da Federico Marchetti nel 2000 e si è quotato nel 2009. Nel 2015 si è fuso con Net-A-Porter, per poi essere assorbito dal gruppo Richemont nel 2018 (poco prima del delisting) con un’Opa che assegnava alla società un valore di 5,3 miliardi di euro.
Yoox non viene però annoverato ufficialmente tra gli unicorni, per questioni che potremmo definire generazionali. Una delle prime tracce conosciute del club, infatti, è un articolo di TechCrunch del 2013 in cui il fondatore di Cowboy Ventures, Aileen Lee, definiva gli unicorni come “compagnie software con sede negli Stati Uniti, nate dopo il 2003 e con una valutazione da un miliardo di dollari”.
Secondo Lee, solo lo 0,7% delle imprese di software sostenute da un ventura capital diventa unicorno. Al di là delle percentuali (che contano quanto un rilievo a spanne fatto un decennio fa) e dei confini statunitensi, la definizione escluderebbe Yoox. D’altro canto, non c’è una definizione ufficiale di unicorno. Secondo CBInsight, si tratta di “compagnie private con una valutazione superiore al miliardo di dollari”. Chi si quota, dunque, smette di essere startup o scaleup ed esce dal club (come ad esempio Facebook, Google e tante altre).
Stando a questa lassificazione, CBInsight individua al momento 1.194 unicorni in tutto il mondo, inclusi Satispay e Scalapay. Due italiani, decisamente pochi rispetto ai 29 tedeschi e ai 24 francesi, ma anche meno degli otto svedesi e dei quattro spagnoli. Non è una novità che il mercato del venture capital italiano abbia un ritardo da colmare, ma il fatto che i due unicorni “ufficiali” abbiano raggiunto tale status nel giro di pochi mesi fa ipotizzare l’ingresso nel club di nuovi membri. I candidati non mancano.
Secondo un rapporto di i5invest pubblicato lo scorso gennaio, in Europa c’erano 257 “soonicorn”, cioè startup o scaleup destinate a diventare unicorni presto, nel giro di un paio d’anni. Oltre a Scalapay e Satispay – nel frattempo già entrate nel club – il report indicava altre quattro società con sede in Italia.
Casavo, piattaforma online che semplifica la compravendita di immobili, a luglio ha ottenuto un round d’investimento da 100 milioni, abbinato a linee di credito per altri 300. Prima Assicurazioni è stata la prima startup italiana a ottenere – nel 2018 – un round a tre cifre: 100 milioni di euro tondi.
Musixmatch ha già ricevuto un forte riconoscimento dal mercato: nel capitale della società, fondata da Max Ciociola e diventata il più grande catalogo per creare e condividere testi di brani musicali, a luglio è entrato con una quota di maggioranza TPG Growth, fondo che fa capo a uno dei giganti del private equity mondiale.
Il quarto soonicorn era BrumBrum, mercato dell’auto online. La sua corsa verso il club, però, è già terminata: all’inizio del 2022 è stata acquisita e assorbita dalla britannica Cazoo per 80 milioni di euro. Ma adesso, dopo aver speso per espandersi, la capogruppo ha cambiato strategie e deciso di rifugiarsi nel solo mercato interno. Di fatto, BrumBrum (diventata Cazoo Italia) è destinata a chiudere.
In una recente analisi, il Club degli Investitori ha ripreso il rapporto di i5invest, allargando però il perimetro di ciò che è italiano alle società fondate da italiani. Ne viene fuori una lista di 15 soonicorn, cinque dei quali con sede operativa e legale all’estero: oltre a Casavo, Prima Assicurazioni e Musixmatch, “potrebbero raggiungere nei prossimi anni il traguardo di unicorno” Yolo, Genenta Science, Credimi, Enthera, Roboze, D-Orbit, Everli, Planet Smart City, Newcleo, Soldo, MMI – Medical Micro Instruments e Moneyfarm.
Luca Maestri, responsabile finanziario di Apple, ha venduto migliaia di azioni AAPL negli ultimi giorni.
Link all’articolo originale: Luca Maestri vende oltre 16 milioni di dollari in azioni Apple
Luca Maestri vende oltre 16 milioni di dollari in azioni Apple
Il servizio di ebook di Amazon, con un catalogo immenso pieno di titoli di alta qualità, è ora in promozione.
Link all’articolo originale: Kindle Unlimited: oltre un milione di ebook gratis per tre mesi su Amazon
Kindle Unlimited: oltre un milione di ebook gratis per tre mesi su Amazon
TAG Heuer ha annunciato il nuovo smartwatch “Connected Calibre E4 Golf Edition”, ovvero una variante del suo Connected Calibre E4 dedicata, appunto, ai golfisti (con l’acquisto, sono incluse anche alcune palline da golf).
Questa versione ospita un software speciale di tracciamento dei colpi che si avvia automaticamente ogni volta che si effettua un tiro. Inoltre, l’app di TAG Heur su iOS offre anche una mappatura e tracciamento 3D. Sempre lato software, la mappa integrata è stata revisionata rispetto al Calibre E4 in modo tale da fornire agli sportivi dati più solidi e, tra l’altro, per consentire a loro di monitorare i pericoli e le distanze del percorso.
Il Calibre E4 Golf Edition, compatibile all’uscita già con 40.000 campi, è equipaggiato con uno Snapdragon 4100+ e una batteria da 480 mAh. Il display, invece, è di tipo OLED da 1,39″. Lo smartwatch, infine, dovrebbe ricevere l’aggiornamento a Wear OS 3.
Questa versione speciale, acquistabile direttamente sul sito ufficiale di TAG Heur, ha un prezzo di vendita pari a 2.650$ (circa 2.450 euro).
L’articolo L’ultimo smartwatch di TAG Heuer è dedicato al Golf e costa oltre 2.000 dollari sembra essere il primo su Androidworld.
L’ultimo smartwatch di TAG Heuer è dedicato al Golf e costa oltre 2.000 dollari
AGI – La carne è parte integrante della tradizione culinaria italiana. Ma ne mangiamo davvero troppa? Stando alle ultime statistiche a partire da “Consumo reale di carne e di pesce in Italia“(Ed. Franco Angeli), a cura di Vincenzo Russo, Anna De Angelis, Pier Paolo Danieli, nel nostro Paese le proteine animali si consumano con misura: i nostri connazionali infatti nella loro dieta non superano mai i 100 grammi al giorno, anzi il consumo quotidiano di carne rossa si attesta sui 60 grammi.
Un valore ben al di sotto dei limiti consigliati dall’OMS. E a chi pensa che esistano solo due modi per gustarla – al sangue o ben cotta – non possiamo che consigliare di perdersi in un viaggio fra le più famose e ricercate preparazioni regionali dello stivale. Dalle razze pregiate alle bistecche saporite, passando per un assortito ricettario che vede interiora e budella come ingrediente principale. Non solo bovino, maiale, agnello e capretti, fanno la loro comparsa sulle tavole regionali, accompagnati dalle carni bianche e delicate di polli e conigli.
Non solo pesce. La Liguria è nota per la cabannina, una razza bovina che si distingue per le piccole dimensioni e per il manto dalle sfumature rossastre. Famosa per il latte buonissimo che produce in piccolissime quantità, la carne della cabannina è perfetta per le polpette o come ingrediente del Tucco, il tipico sugo genovese fatto con carne e pinoli. C’è anche chi usa la carne per il ripieno dei ravioli.
Piatto ricco e sostanzioso, le bistecche alla valdostana sono una ricetta amatissima dai bambini e dai veri buongustai. Serve della carne magra di vitello da passare nell’uovo, nella farina e nel pangrattato, prima di tuffarle nell’olio bollente. Una volta fritte, devono essere ricoperte di prosciutto e formaggio, infornate e consumate calde. La tradizione le vuole anche composte “a panino” come una specie di cordon bleu. Esistono infinite varianti, si può scegliere di usare la carne di pollo al posto di quella di vitello oppure si può insaporire l’impanatura con erbe aromatiche.
Era tra i piatti preferiti di Camillo Benso Conte di Cavour e di Re Vittorio Emanuele II di Savoia, ma la sua storia è ancora più antica. il “Bollito sette tagli”, sembra che sia legato alla secolare consuetudine dei mercati di bestiame piemontesi, ma è solo nel Novecento che diviene un piatto solenne, degno di essere presentato ai pranzi di famiglia o per le cene con gli amici. Un segreto? I tagli vanno cotti tutti insieme in acqua poco salata – la sapidità si ritocca alla fine – il fatto che un taglio sia più morbido e uno più “croccante” è un pregio del bollito ben fatto.
Usati come sinonimo, cotoletta e orecchia di elefante sono due preparazioni decisamente diverse. Rigorosamente di vitello e con osso la prima, può invece essere anche di maiale la seconda, senza osso e battuta anche per ore per raggiungere lo spessore di un foglio. Ma le differenze non terminano qui, già perché se la cotoletta è impanata, l’orecchia va infarinata.
Tipico della cucina nordica, lo stinco è un piatto povero, si tratta, infatti, della parte inferiore della zampa del maiale. Ritenuto erroneamente una carne grassa, lo stinco di maiale è in verità ricco di tessuto connettivo e, proprio per questo, deve essere cucinato a lungo affinché la carne raggiunga la giusta consistenza. In coppia con le patate, lo stinco è perfetto con un birra ambrata.
Muset, il musetto, è una specie di cotechino tipico del Friuli: è macinato a grana grossa, e per la sua preparazione vengono usate esclusivamente le carni e le cartilagini del muso del maiale. La tradizione vuole che il vero musetto debba essere molto appiccicoso e attaccare alle dita.
In accoppiata con la cipolla di Chioggia, il fegato alla veneziana si fa scegliendo le interiora di vitello (ma anche quella di maiale è utilizzata) e adoperando discrete quantità di aceto per coprire l’odore particolarmente forte dell’ingrediente principale. La ricetta è eredità romana, dove nell’antichità il fegato veniva cotto con i fichi.
Zampone e cotechino affondano le loro radici nel XVI secolo, quando gli abitanti di Mirandola dovettero trovare il modo per conservare la carne di maiale, durante l’assedio dell’esercito di Papa Giulio II della Rovere. La leggenda narra che i maiali furono macellati per evitare che cadessero nelle mani degli invasori e le loro carni, macinate e insaccate nella cotenna e nelle zampe dei suini, diedero vita a questi prelibati prodotti.
Lo scrittore e gastronomo Pellegrino Artusi, la definisce come “una braciuola col suo osso, grossa un dito o un dito e mezzo, tagliata dalla lombata di vitella”. Sua maestà la Fiorentina deve le sue origini alla famiglia de’ Medici che governò Firenze e la Toscana tra il XV e il XVIII secolo. Durante la notte di San Lorenzo, infatti, la famiglia offriva al popolo quarti di bue arrostiti. L’animale indicato per le bistecche è il vitellone di razza Chianina, ma sono tollerate anche la Maremmana, la Marchigiana e la Romagnola, che possono essere macellate solo se tra un’età compresa tra i 12 e i 24 mesi.
Coniglio in potacchio, questo il piatto tipico marchigiano della domenica. Una ricetta semplice a base di carne bianca condita con rosmarino, aglio e vino bianco. Deve il suo nome al “potage” francese che vede cotte insieme carni e verdure cotte in un “pot”, un vaso di coccio.
Il friccò all’eugubina è una sorta di spezzatino di pollo, sugoso e saporito. Servito con la crescia, tipica focaccia umbra, il friccò è un piatto tradizionale di Gubbio. Ammessa anche la carne di maiale o di coniglio.
Quelli originali sono di carne di pecora e devono la loro invenzione a due pastori del Voltigno che nel 1930 che tagliarono la carne di pecora vecchia in piccoli pezzi e ne fecero spiedini. Nati per rendere commestibile anche la carne meno pregiata, oggi gli arrosticini sono un piatto amato da tutti, consigliato l’abbinamento con il Montepulciano.
L’abbacchio è l’agnello da latte ancora non svezzato, ed è uno dei piatti “sacri” della tradizione culinaria romana. Nell’antichità l’abbacchio era piatto un povero ed era cucinato dalle persone meno abbienti poiché la sua carne era considerata di basso livello. Ma come ogni piatto povero che si rispetti, anche questo è diventato un cult della cucina regionale laziale, tantissime le preparazioni. Al forno, in braciolette, alla cacciatora: ecco alcune delle varianti più famose per preparare questa gustosa carne d’ agnello.
La pampanella è un piatto molisano a base di carne cotta al forno in un intingolo di aceto e peperoncino. Inventata dai pastori, che lo cuocevano direttamente nella terra, la pampanella deriva il suo nome da pàmpino, termine che indica le foglie all’interno delle quali un tempo si cuoceva la carne. Tipico piatto della provincia di Campobasso, è ancora oggi venduto durante sagre e feste locali.
I turcinelli o in dialetto pugliese turcinieddhi, gnumarieddi o gnumeriedde sono una specialità della tradizione contadina del Salento e della Valle d’Itria. Sono piccoli involtini a base di fegato: si utilizzano le interiora di agnello e di capra o di altri animali ( cuore, fegato, polmoni, milza) si cuociono alla brace, insaporiti in modo diverso in base alle zone della regione, principalmente con sale, pepe e prezzemolo.
La ricetta del coniglio all’ischitana nasce intorno al 470 a.C quando i siracusani invasero l’isola. La storia narra che i siciliani si cimentarono nella caccia dei conigli selvatici di cui Ischia era infestata e poi nella loro preparazione. Un piatto dal sapore inconfondibile che ancora oggi fa il suo ingresso trionfale sulle tavole imbandite per i giorni di festa.
Si chiama cucinidd ed è un piatto tipico della basilicata a base di carne d’agnello, salsiccia, cardi e pancetta, a cui si aggiungono uova e formaggio. Una pietanza complessa e molto gustosa che la tradizione vuole come portata principale delle feste pasquali.
Simbolo gastronomico della città di Catanzaro, il Morzeddhu, che in dialetto calabrese vuol dire piccolo morso, si prepara con il cuore, i polmoni, la milza, il fegato, lo stomaco e la trippa di vitello. Cotto in un intingolo di pomodoro, abbondante peperoncino piccante, sale e origano, questo stufato può essere servito al piatto o nella tipica pitta detta “a ruota di carro”.
Antenata di tutti gli street food, la stigghiola o “vermicello di carne” è uno spiedino a base di budella di agnello (ma anche del capretto o addirittura del pollo) cotta alla brace e insaporita da limone, prezzemolo. La sua storia è molto antica: deriva da un piatto greco chiamato Kokoretsi tipico del periodo pasquale. La preparazione è molto lunga e complessa.
L’ingrediente principale è il maialino da latte. Il segreto di questo piatto, di certo il più famoso della tradizione culinaria sarda, è il tipo di cottura che la tradizione vuole indiretta. La brace viene infatti sistemata attorno alla carne sospesa sullo spiedo alla giusta distanza, evitando di esporla troppo vicino a un calore che la renderebbe secca o rischierebbe di bruciarla. Per questo motivo la preparazione è piuttosto lunga e non dura mai meno di 4 ore.
La carne all’italiana, viaggio oltre il mito della fiorentina
ASUS ha sempre impiegato un po’ più di tempo nell’aggiornare la sua linea ROG, e infatti ora ASUS ROG Phone II si sta preparando per ricevere l’update che farà entrare questi dispositivi nel mondo di Android 11. Ciò sta avvenendo nello stesso mese in cui altri smartphone accoglieranno Android 12.
Al momento la società non ha diffuso un annuncio ufficiale circa tale implementazione, ma il registro delle modifiche è attivo sul sito cinese dell’azienda, considerando anche che a fine settembre sono iniziati i beta test.
L’aggiornamento ha un numero di build di 18.0210.2111.160 e include una sezione Conversazioni per le notifiche, un registratore dello schermo integrato (sebbene il ROG Phone lo avesse già), nuove API per le app e miglioramenti della privacy.
A ciò si aggiunge anche il nuovo design per ROG UI, presumibilmente lo stesso che, probabilmente lo stesso che sarà presente su ROG Phone 3 e ROG Phone 5 a seguito dell’arrivo di Android 11.
Pare che la distribuzione sia stata avviata lo scorso martedì, ma se non si ha intenzione di attendere XDA Developers mette a disposizione il link OTA, che trovate nel loro articolo.
L’articolo ASUS ROG Phone II riceve Android 11, mentre altri guardano già oltre sembra essere il primo su Androidworld.
ASUS ROG Phone II riceve Android 11, mentre altri guardano già oltre
Ormai non è più un segreto il fatto che TikTok sia il social network più scaricato e utilizzato negli ultimi anni: l’app cinese primeggia ogni mese nelle classifiche delle app con più download e più remunerative e, alla fine del Q1 2021, è diventata l’app più scaricata di sempre in un singolo trimestre.
Ovviamente, a seguito di tutto questo enorme successo, sono spuntate sempre più applicazioni, sia su Android che iOS, che praticamente “vivono all’ombra di TikTok”: stiamo parlando di software per il download dei video, app che propongono gli hashtag più in voga o che mostrano statistiche sul proprio account, o anche app come Addison Rae Fake Call che permettono di fingere di ricevere una chiamata dalla TikTok Star Addison Rae.
Il numero di questi software è salito vertiginosamente nel 2020: alla fine dello scorso anno gli store mobile hanno visto oltre 400 nuove app di questo tipo, il doppio di quanto fatto nel 2019. Da gennaio ad ottobre di quest’anno, altre 200 app sono state rilasciate, per dunque un totale di 900 applicazioni legate in qualche modo alla popolairtà di TikTok.
L’articolo Oltre 900 app sfruttano la popolarità di TikTok, e il numero è destinato a salire sembra essere il primo su Mobileworld.
Oltre 900 app sfruttano la popolarità di TikTok, e il numero è destinato a salire
In Europa, il mercato delle applicazioni mobile continua la sua crescita: stando ai dati di Sensor Tower, nel vecchio continente sono stati spesi oltre 4 miliardi e mezzo di dollari nel terzo trimestre del 2021, con una crescita del 21% rispetto a quanto fatto lo scorso anno.
La maggior parte di questi ricavi provengono dall’App Store, con 2,4 miliardi di dollari generati, mentre il Play Store non molla e tiene testa con 2,1 miliardi di dollari. Interessante notare che invece diminuisice il numero di download, anche se solo del 3%, nello stesso periodo: in particolare, questo calo tocca il Play Store, che passa da circa 4,9 miliardi di download a 4,7 miliardi.
Le nazioni che più hanno speso in questo trimestre sono state Regno Unito (24% del totale) e Germania (21%), mentre per quanto riguarda il numero di download, al primo posto troviamo la Russia (1,4 miliardi di installazioni). L’app che ha fatto generare più ricavi è stata Tinder, mentre quella più scaricata è stata, neanche a dirlo, TikTok.
Buoni i risultati anche per quanto riguarda i giochi: i ricavi sono saliti del 16,7% nello stesso periodo di cui sopra e si sono attestati a 2,8 miliardi di dollari. In questo caso, il Play Store ha visto il 58,3% del totale dei guadagni, mentre anche per i giochi i download calano (circa il 3,4% in meno).
L’articolo Cresce la spesa mobile in Europa: oltre 4 miliardi e mezzo di dollari spesi nell’ultimo trimestre sembra essere il primo su Mobileworld.
Cresce la spesa mobile in Europa: oltre 4 miliardi e mezzo di dollari spesi nell’ultimo trimestre
Ted Lasso può usare nomi e loghi reali del mondo calcistico grazie ad un accordo con la Premier League.
Link all’articolo originale: Ted Lasso: oltre 650 mila dollari per utilizzare i loghi delle competizioni ufficiali
Ted Lasso: oltre 650 mila dollari per utilizzare i loghi delle competizioni ufficiali
La collezione realizzata con la mantovana UYN si ispirerà alle auto del marchio e sarà interamente realizzata in Italia
Bugatti oltre le hypercar: arrivano anche abbigliamento e scarpe!
A una Chrysler 300 è stato montato il nuovo motore aftermarket di casa Dodge. È un V8 da 7 litri, 1.014 CV e 1.288 Nm di coppia.
Oltre 1.000 CV su una berlina? Con il kit Hellephant si può