ARM Cortex-X4 è la CPU più potente di sempre, prossimamente su Android

Spesso ci concentriamo sulle specifiche tecniche per giudicare uno smartphone, soprattutto nel panorama Android. E sappiamo che il cuore della scheda tecnica è costituito dal processore.

Dovete sapere che quando parliamo di smartphone, il processore in realtà è un insieme di componenti che si occupa di gestire la potenza computazione, l’esecuzione di app e processi di sistema, ma anche di elaborazione dell’immagine. E il cuore pulsante di un processore è dato dall’architettura hardware.

Negli ultimi anni l’architettura che ha caratterizzato praticamente tutti i processori di smartphone Android, e non solo, è quella realizzata da Arm e che si basa sugli elementi Cortex. E nelle ultime ore proprio Arm ha svelato delle importanti novità.

L’azienda ha infatti svelato il nuovo Cortex-X4, l’architettura che farà parte dei prossimi processori top di gamma per il segmento mobile. Oltre a questo, arrivano il Cortex-A720 di gamma media e il Cortex-A520 di gamma più bassa.

Concentrandosi sul Cortex-X4, Arm afferma che le performance sono state migliorate del 15% rispetto alla generazione precedente e che, a parità di performance, l’efficienza energetica è stata migliorata del 40%. E parallelamente, Arm ha presentato anche la tecnologia DSU-120, la quale permette di gestire contemporaneamente e in modo efficiente più core della CPU.

Il nuovo Cortex-X4 di Arm sarà in grado di raggiungere una frequenza di clock massima pari a 3,4 GHz. Passando invece al Cortex-A720, ci sono delle buone notizie anche per la fascia media. La nuova architettura permetterà un incremento delle performance e soprattutto dell’efficienza pari al 20%. Gli stessi miglioramenti sono stati illustrati per il Cortex-A520, di fascia bassa.

Oltre all’aspetto puramente computazionale, Arm ha rinnovato anche quello che riguarda la grafica. L’azienda ha infatti presentato la seconda generazione di GPU Immortalis. Questo si traduce nelle nuove Mali-G720 e Mali-G620 per dispositivi di fascia alta e media.

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Xiaomi è la nuova Apple: il 13 Ultra costerà più di un iPhone 14 Pro Max

Si torna a parlare dello smartphone fotocamera più atteso degli ultimi tempi, lo Xiaomi 13 Ultra che abbiamo conosciuto solo sulla carta dopo la presentazione ufficiale per il mercato asiatico.

Nelle ultime ore infatti sono trapelati nuovi dettagli sul debutto di Xiaomi 13 Ultra nei mercati europei, con un particolare riferimento al prezzo che dobbiamo aspettarci.

Secondo quanto confermato da diverse fonti, Xiaomi 13 Ultra dovrebbe arrivare in Europa al prezzo di 1.499€. Questo sarebbe il prezzo indicato per la variante con 12 GB di RAM e 512 GB di storage interno. Il dispositivo dovrebbe arrivare con caricatore rapido e case in confezione.

Se venisse confermato da Xiaomi, si tratterebbe sicuramente di un prezzo importante. Una cifra che ci ricorda molto quella della fascia di prezzo preferita da Apple.

L’azienda cinese ancora non ha specificato quando il nuovo Xiaomi 13 Ultra arriverà effettivamente in Europa. Torneremo ad aggiornarvi non appena ne sapremo di più.

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Wear OS 4 sarà il più colorato di sempre

Negli ultimi anni abbiamo visto Google porre sempre più attenzione al mercato smartwatch, rilanciando in grande stile Wear OS e presentando il suo primo dispositivo indossabile, il Pixel Watch.

Nelle ultime ore sono trapelati nuovi e interessanti dettagli che riguardano proprio Wear OS, il sistema operativo per smartwatch sviluppato in casa Google. Nello specifico si tratta di Wear OS 4, la nuova generazione del sistema operativo che dovrebbe arrivare a fine anno.

A oggi, Wear OS 3 risulta essere ancora un lusso per pochi. La più recente versione del sistema operativo, particolarmente interessante perché segna un grande stacco in termini di interfaccia grafica rispetto alla versione precedente, infatti la troviamo su pochi dispositivi.

Nonostante l’aggiornamento a Wear OS 3 faccia fatica a diffondersi, possiamo avere un primo assaggio di cosa aspettarci con il nuovo Wear OS 4. Secondo le ultime indiscrezioni trapelate in rete, sarà il più colorato di sempre grazie all’introduzione del Material You.

Le immagini che trovate in basso mostrano infatti cosa aspettarci dalla nuova versione di Wear OS soprattutto in termini di interfaccia grafica. I cambiamenti più significativi li vedremo nella sezione delle Impostazioni rapide, e anche in quella relativa alla ricerca di app in locale. Chiaramente la tonalità dominante sarà coerente con il quadrante impostato.

Al momento ancora non abbiamo dettagli ufficiali in merito alle tempistiche di rilascio di Wear OS 4, indicativamente arriverà il prossimo autunno. Sarà interessante capire quali dispositivi lo riceveranno.

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Wear OS 4 sarà il più colorato di sempre

L’app Sonos per Android perde la funzione più banale del mondo

Nel settore dell’esperienza con i contenuti audio conosciamo Sonos per essere uno dei punti di riferimento nel mercato, con i suoi speaker che rappresentano i dispositivi di gamma alta. Questi sono ovviamente accoppiati con app per dispositivi Android per facilitarne la gestione.

L’app Sonos per dispositivi Android sta per ricevere una novità che farà storcere il naso a più di un utente. Si tratta della possibilità di riprodurre tramite gli speaker dell’azienda i contenuti presenti nello storage interno del dispositivo sul quale viene eseguita.

Con un aggiornamento pubblicato sul suo sito ufficiale infatti, Sonos ha annunciato che presto dovrete dire addio alla funzionalità che permette di riprodurre contenuti salvati in locale con gli speaker Sonos tramite l’app Android.

A partire dal 23 maggio 2023 infatti tale funzionalità verrà rimossa, e gli utenti Sonos perderanno la possibilità di riprodurre sui loro speaker i contenuti audio che sono salvati nella memoria interna del dispositivo Android sul quale gira l’app. L’azienda consiglia quindi di caricare tali contenuti su servizi di streaming di terze parti, come YouTube ad esempio, oppure di caricarli su NAS strutturati appositamente.

Sembra che alla base della decisione ci sia una questione di sicurezza, visto che con l’evoluzione di Android la funzionalità rischiava di diventare obsoleta dal punto di vista della sicurezza. Lo stesso è accaduto per l’app iOS di Sonos, la quale ha salutato l’opzione per riprodurre contenuti in locale tre anni fa.

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L’app Sonos per Android perde la funzione più banale del mondo

Una delle più famose app al mondo è in arrivo su Android Auto

Diverse novità in arrivo per Android Auto e Android Automotive. Durante l’evento Google I/O, infatti, Google ha annunciato l’arrivo di diverse applicazioni sulle automobili, a partire dalle app meteo come The Weather Channel, che si andrà ad aggiungere – entro la fine dell’anno – ad altri software simili come Weather & Radar. Questa applicazione consentirà di consultare le previsioni del tempo, le temperature e le condizioni atmosferiche. Inoltre, gli utenti potranno accedere anche alla funzione radar che consente di visionare il meteo previsto in un determinato posto.

The Weather Channel, tuttavia, non sarà l’unica app che approderà su Android Auto. Difatti, Google ha confermato anche di stare a lavoro su Zoom e Webex di Cisco. In questo modo, dunque, gli utenti potranno partecipare alle riunioni attraverso l’audio del veicolo. Inoltre, sono state aperte le porte anche ad altri tipo di software, come quelli in grado di controllare i dispositivi Smart Home. L’obiettivo, infatti, è quello di consentire ai conducenti di controllare i propri dispositivi da remoto tramite la dashboard. Ad esempio, in questo modo gli utenti potranno aprire e chiudere le porte del garage senza sbloccare lo smartphone oppure attivare i sistemi di allarme nonché le telecamere.

Sulle tempistiche di rilascio di queste novità, Google ha preferito mantenere un certo riserbo. Sembrerebbe, però, che l’applicazione The Weather Channel possa debuttare entro l’estate, mentre per gli altri software occorrerà attendere ancora un po’. In ogni caso, Google sta dimostrando la propria volontà di arricchire Android Auto e Android Automotive al fine di garantire agli utenti un’esperienza quanto più completa possibile.

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Una delle più famose app al mondo è in arrivo su Android Auto

Il repellente più efficace contro le punture delle zanzare

AGI – I primi segni dell’estate sono evidenti. È già arrivato il caldo e le prime avvisaglie sono l’arrivo in massa delle zanzare. Punture, pizzichi e prurito sono in crescita, ma – scrive il Guardian – “ci sono segnali che una soluzione per il 20% della popolazione che riceve un numero di punture superiore alla media potrebbe presto essere in arrivo”. In che modo? All’inizio di maggio, i ricercatori dell’Università di Gerusalemme (Huji) hanno sviluppato un nuovo repellente in grado di ridurre dell’80% il numero di zanzare che si nutrono del nostro sangue.

Uno studio pubblicato sulla rivista Pnas Nexus rivela che l’applicazione di un sottile strato a base di nanocristalli di cellulosa (Cnc) presenti in natura, una materia prima rinnovabile contenuta nel cotone e nel legno, un composto organico con un odore sgradevole, spalmato sulla pelle ha prodotto un “camuffamento chimico”. E questo camuffamento ha confuso le zanzare e le dirottate altrove, verso altri obiettivi.

“La combinazione Cnc-repellente avrà un’efficacia e un raggio d’azione più lunghi rispetto ad altri prodotti attualmente disponibili sul mercato”, afferma Jonathan Bohbot, docente anziano presso Huji e uno dei coautori dell’articolo, aggiungendo che si attendono ora “alti livelli di adozione del prodotto” se e quando arriverà sugli scaffali.

Secondo alcune stime, poi, i geni rappresentano “l’85% della propensione di una persona a esser punta”, mentre la società che esegue i test del Dna, la 23andMe, afferma d’aver “identificato ben 285 marcatori genetici ereditari” che sono all’origine della frequenza con cui le zanzare colpiscono le loro vittime. Anche perché le zanzare sono attratte dall’uomo attraverso sostanze volatili (composti organici) che noi stessi emettiamo col nostro respiro. 

Tuttavia, sono proprio le sostanze che rilasciamo attraverso la nostra pelle che servono a indicare alle zanzare il modo in nutrirsi; si tratta di “prodotti chimici che produciamo naturalmente, come l’acido lattico e l’ammoniaca”. E più acido lattico viene prodotto dal corpo, “maggiore e peggiore sarà probabilmente la frenesia delle zanzare di cibarsi del sangue”. Si legge perciò nel servizio del quotidiano inglese che, dati i limiti nel cambiare la nostra fisiologia, “i repellenti sono, per ora, davvero l’unica difesa che abbiamo”.

I prodotti antizanzare che verranno poi realizzati saranno acquistati in tutto il mondo in quantità tali, si prevede, che il mercato raggiungerà i 9 miliardi di dollari (7,2 miliardi di sterline) entro il 2026.


Il repellente più efficace contro le punture delle zanzare

Più VPN per tutti: come funziona l’app per condividere VPN tramite hotspot

Abbiamo parlato spesso di VPN e di come questa tipologia di connettività a internet possa tornare utile in diversi contesti, sia da smartphone che da PC. Sono diverse le app e i servizi disponibili in questo contesto, e alcuni si rivelano anche più interessanti della media.

Questo è il caso di VPN Hotspot, un’app nata come progetto open source, anche all’interno del forum XDA, e che si pone l’obiettivo di rendere possibile la condivisione della connessione VPN tramite hotspot. Andiamo a vedere come funziona.

VPN Hotspot è un’app molto semplice, per niente invasiva e rapida nell’esecuzione. Questo c’era da aspettarselo, visto che nasce come progetto open source.

Al primo avvio vi richiederà soltanto di concedere il permesso al monitoraggio della connettività, successivamente sarà necessario concedere il permesso alla modifica delle impostazioni di sistema, in quanto l’app deve poter attivare l’hotspot quando richiesto dall’utente.

L’interfaccia dell’app è semplice ma anche aggiornata secondo le linee guide del Material You, come potete vedere dagli screenshot che trovate in basso. La sezione principale permette di controllare tutte le impostazioni relative al tethering e all’hotspot. In questa sezione è possibile gestire quindi l’attivazione di tutte le opzioni di condivisione della rete, e visualizzare anche le opzioni avanzate per personalizzare il tethering di sistema.

In questa sezione sarà quindi possibile gestire i vari tipi di tethering, attivare l’hotpost, anche in modalità Wi-Fi, e personalizzare i parametri di connettività. Poi, attraverso la barra di navigazione inferiore, troviamo la sezione dedicata ai client, ovvero a tutti i dispositivi che si connettono al proprio hotspot.

Infine, troviamo la sezione delle impostazioni, dove sarà possibile apportare le personalizzazioni più elaborate, come la possibilità di impedire il tethering su ipv6, modificare le interfacce di rete, applicare maschere, impostare DHCP alternativi e tanto altro. Insomma, davvero tanta carne al fuoco per chi ha bisogno di opzioni di rete avanzate.

Chiaramente è possibile effettuare l’hotspot anche quando si è connessi al proprio servizio di VPN, come ad esempio quella di Google One. Per questa opzione, come per altre opzioni di rete avanzate, è necessario possedere i permessi di root. Senza i permessi di root sul proprio smartphone non sarà possibile usare circa la metà delle funzionalità di VPN Hotpost. In questa guida trovate la procedura completa per ottenere i permessi di root su Android.

Nel complesso quindi VPN Hotspot si rivela un’app molto valida, sicuramente non indicata per tutte le tipologie di utenti, visto che offre funzionalità avanzate che probabilmente non serviranno all’utente medio. Però può rivelarsi utile per cose che magari non avete ancora considerato:

  • Connessione di dispositivi che non supportano VPN, come quelli in cui sono installati firewall aziendali.
  • Accesso e personalizzazione di app Google su dispositivi con firewall aziendali.
  • Connessione al proprio hotspot senza la necessità di configurarlo (perché viene fatto tutto sul dispositivo principale che ha VPN Hotspot in esecuzione).
  • Non preoccuparsi più dei limiti di tethering.

VPN Hotspot è disponibile gratuitamente sul Play Store di Google. Non vi sono annunci pubblicitari, così come non vengono richiesti abbonamenti a pagamento per sbloccare funzionalità. Qui sotto trovate il pulsante per scaricarla direttamente dal Play Store.

Scarica da Play Store

Trattandosi di un progetto open source, potete trovare disponibile anche la pagina dedicata su GitHub dove è possibile visualizzare il codice e rimanere aggiornati sullo sviluppo.

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Ecco quali smartphone e tablet Samsung non riceveranno più aggiornamenti

Samsung non aggiornerà più una serie di smartphone e di tablet a partire da questo mese. Diversi dispositivi, infatti, hanno esaurito il periodo di supporto, nonostante l’azienda coreana, in questo ambito, sia tra le realtà più propositive. Tra i cellulari interessati da questa notizia, rientrano il Galaxy A40 e A10, lanciati nella primavera del 2019. Tra l’altro, la stessa sorte, nello scorso mese, è toccata al Galaxy A50. Nell’elenco riservato ai tablet, invece, spiccano il Galaxy Tab S5e (SM-T72x) ed il Tab A 10.1 (SM-T51x).

Ovviamente, nonostante lo stop agli update, questi dispositivi saranno utilizzabili e non affatto pericolosi. Del resto, il Galaxy A40, recentemente, ha ricevuto l’aggiornamento contenente le patch di sicurezza di marzo 2023. Inoltre, molti smartphone riceveranno un update ogni sei mesi e dunque vengono considerati ancora perfettamente sicuri. Per quanto riguarda i due tablet sopra citati, sono fermi rispettivamente alle patch di novembre e dicembre 2022. A riguardo, si potrebbe ipotizzare che prossimamente riceveranno un altro update.

Infine, considerando il periodo di supporto garantito da Samsung, entro i prossimi mesi la stessa sorte potrebbe toccare ad altri dispositivi, tra cui Galaxy A20e, A70 e A80. Sempre in tema di aggiornamenti Samsung, il marchio coreano, a marzo, ha annunciato che i suoi ultimi device riceveranno almeno 4 major update. Si tratta di una notizia certamente positiva visto che nemmeno Google con i suoi Pixel garantisce un periodo così lungo di aggiornamenti. Pixel 7 ad esempio, godrà di 3 anni di aggiornamenti Android.

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Registrare le chiamate su qualsiasi Android è più facile con quest’app

Il telefono ci accompagna lungo tutte le attività quotidiane e tra le tante cose che ci permette di fare rimane quella basilare, effettuare chiamate. Una delle funzionalità che a lungo è stata ricercata tra gli utenti Android consiste nella possibilità di registrare le chiamate.

Chi è nel mondo Android da qualche anno, saprà che nel tempo sono diverse le app arrivate per offrire questo servizio, così come sono diversi i produttori che hanno integrato tale funzionalità nelle loro interfacce software. E proprio in questo contesto abbiamo provato un’app che attualmente è in voga e promette di registrare le chiamate. Parliamo di Call Recorder, andiamo a vedere come si è comportata.

Prima di ciò però è bene fare una precisazione molto importante: registrare una telefonata in Italia non costituisce reato, ovvero non corrisponde a una violazione della privacy perché si tratta di una registrazione di qualcosa che abbiamo già ascoltato, visto che si partecipa alla conversazione. La pubblicazione di una registrazione senza il consenso di colui che è stato registrato però costituisce reato. Quindi attenzione, è possibile registrare telefonate a patto che poi tali registrazioni non vengano rese pubbliche senza il consenso di chi è stato registrato.

L’app Call Recorder è una delle app maggiormente valide per registrare le chiamate disponibili attualmente nel panorama Android. Vi diciamo subito che, proprio per la sua natura, l’app risulta abbastanza invasiva. Al primo avvio infatti vi verrà richiesto di concedere il permesso per le notifiche, per accedere alla memoria interna del telefono, di accedere alle telefonate e di monitorare l’attività. Purtroppo, non è possibile negare uno di questi permessi, anche se non si intende utilizzare la funzionalità a esso collegata.

Quindi se siete disposti ad accettare questi compromessi, allora vedrete che l’interfaccia di Call Recorder è molto essenziale. Oltre a essere essenziale riconosciamo anche che è abbastanza datata, con linee grafiche precedenti addirittura al Material Design di qualche anno fa. Ma d’altra parte, non è per l’interfaccia grafica che siete interessati a Call Recorder.

L’interfaccia dell’app è molto essenziale, attraverso la barra inferiore sarà possibile navigare attraverso le varie sezioni. Troviamo quella principale in cui vengono raccolte tutte le registrazioni effettuate, e poi è possibile accedere alle impostazioni per personalizzare la cartella in cui vengono salvati i file audio corrispondenti alle registrazioni e altre opzioni di personalizzazione grafica dell’app. Call Recorder supporta il tema scuro, anche se molto primitivo.

Ma veniamo al funzionamento: una volta concessi tutti i permessi di utilizzo l’app Call Recorder registrerà automaticamente ogni chiamata in entrata e in uscita. L’avvio della registrazione verrà confermato dalla notifica che apparirà ogni volta che viene avviata una chiamata o che si risponde a una di esse. L’app può funzionare automaticamente e in modo corretto se viene aggiunta alle eccezioni di ottimizzazione della batteria attraverso le impostazioni di Android. L’app stessa vi guiderà in questa procedura al primo avvio dell’app.

Come registra Call Recorder? Vi diciamo subito che la registrazione avviene a partire dagli speaker del vostro smartphone. Pertanto, nel caso in cui venga registrata una chiamata senza attivare il vivavoce, la qualità dell’audio dell’interlocutore sarà bassa e dipenderà molto dal volume dell’interlocutore stesso. Se invece si attiva il vivavoce allora la qualità audio della registrazione risulterà buona per entrambi i partecipanti alla chiamata.

A chiamata conclusa la registrazione si fermerà automaticamente, e si visualizzerà una notifica che informa della corretta conclusione e salvataggio della registrazione. Dalla notifica si possono anche aggiungere delle note al file appena salvato.

Tirando un po’ le somme ci sentiamo di promuovere Call Recorder. L’interfaccia grafica è abbastanza antiquata, così come le notifiche. Però fa quello che promette, al di là della limitazione tecnica che causa una registrazione di bassa qualità senza vivavoce. Questa limitazione infatti deriva dal fatto che ovviamente l’app non puòintromettersi” nella chiamata, che viene gestita da un’altra app, e quindi non può far altro che registrare l’audio in uscita dagli speaker e dall’ambiente circostante.

Ci è piaciuto molto il meccanismo automatico di avvio e arresto automatico della registrazione ogni volta che arriva o che parte una chiamata. Insomma, se avete bisogno di registrare chiamate, allora Call Recorder potrebbe fare al caso vostro. Qui sotto trovate il pulsante per scaricarla e installarla dal Play Store.

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Registrare le chiamate su qualsiasi Android è più facile con quest’app