Motorola Razr Plus potrebbe avere invece un brutto minus!

Il segmento degli smartphone pieghevoli entra sempre più nel vivo, con Samsung che prepara il terreno per il lancio dei nuovi Galaxy Z Fold 5 e Flip 5, Google che addirittura prepara il lancio del suo primo pieghevole, e Motorola che sta finalizzando il nuovo Razr.

Nelle ultime settimane abbiamo parlato sotto diversi aspetti del nuovo pieghevole di casa Motorola. Abbiamo visto come dovrebbe apparire dal vivo, e anche alcune delle presunte specifiche tecniche. Ora apprendiamo ulteriori dettagli che non sembra particolarmente positivi.

Stando a quanto appena riferito da fonti di mySmartPrice, il nuovo Motorola Razr dovrebbe arrivare sul mercato col nome di Motorola Razr Plus. Ed è curioso apprendere questo nome quando si apprendono i dettagli sulla batteria che integrerà: si tratterà infatti di un unico modulo da 2.850 mAh.

Chiaramente si tratta di una batteria relativamente piccola. Un passo indietro rispetto alla batteria di Motorola Razr 2022, da 3.500 mAh, e comparabile con quella del primo Razr del 2020. La scelta risulterebbe curiosa perché gli ultimi rumor indicano che invece il display del nuovo Razr sarà più grande rispetto a quelli visti sulle generazioni precedenti.

Allora le alternative sono due a nostro avviso: la più probabile è che Motorola ha scelto una batteria di bassa capacità in nome di una leggerezza e portabilità dello smartphone senza precedenti, magari confidando in un’ottimizzazione software particolarmente spinta per fornire un’autonomia decente agli utenti. La seconda è che nel nuovo pieghevole ci saranno due moduli per la batteria, come spesso accade per i pieghevoli, e quello appena trapelato da 2.850 mAh è uno solo uno dei due.

Non vi resta che continuare a seguirci per scoprire la risposta definitiva a questo dubbio, man mano che emergeranno nuovi rumor sul prossimo pieghevole di casa Motorola.

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Motorola Razr Plus potrebbe avere invece un brutto minus!

“Sicurezza dati” del Play Store potrebbe essere integrata in Android 14

Continua la nostra analisi delle novità introdotte con la prima Developer Preview di Android 14, veramente ricca di spunti per quanto riguarda il futuro del robottino verde. 

Se infatti da un lato abbiamo visto come Google punti a dispositivi con schermi di grandi dimensioni, sembra che dall’altro voglia integrare nel suo prossimo sistema operativo anche tante funzioni per la sicurezza, come nel caso di Sicurezza dati, ora affidata al Play Store. Andiamo a scoprire in che modo.

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Se ricorderete, Sicurezza dati era stata introdotta ad aprile dell’anno scorso nel Play Store per fornire con più chiarezza e, presumibilmente, trasparenza le autorizzazioni richieste da un’app per poter funzionare. 

Ricordiamo che tali informazioni, ovvero cosa raccoglie un’app e perché, sono basate su quello che gli sviluppatori dichiarano, quindi ci vuole sempre una buona dose di fiducia, ma nondimeno era un passo avanti verso una migliore comprensione delle dinamiche di funzionamento di un’app e dei dati che mettiamo a sua disposizione. Secondo la stessa Google, infatti, Sicurezza dati fornisce agli utenti una visione semplificata di come un’app raccoglie, condivide e protegge i dati.

Ora questa pagina, che prima era relegata nella pagina dell’app sul Play Store, sta arrivando in Android 14. Mishaal Rahman ha pubblicato su XDA un articolo in cui racconta di essere riuscito ad abilitare una nuova sezione, chiamata Privacy dei dati, nella pagina Autorizzazione alla posizione di alcune app nella DP1 di Android 14.

Questa sezione viene visualizzata quando un’app segnala di raccogliere dati sulla posizione come parte del modulo sulla sicurezza dei dati di Google Play, e specifica che la propria posizione potrebbe essere condivisa in quanto l’app in questione ha dichiarato che potrebbe condividere la posizione con terze parti (immagine sotto, a sinistra).

Toccando il testo si apre una finestra (immagine sotto, al centro) che elenca i motivi forniti dall’app per la raccolta dei dati sulla posizione, e la stessa finestra è accessibile anche dalla richiesta di autorizzazione per concedere l’accesso alla posizione di un’app (immagine sotto, a destra).

Al momento questa funzione è limitata alla posizione, e non sappiamo se sia intenzionale o se in futuro arriveranno anche altre le informazioni per altre categorie. 

Rahman è inoltre riusco a scovare, sempre in Android 14 DP1, una nuova pagina delle impostazioni chiamata Aggiornamenti sulla condivisione dei dati, sotto Impostazioni > Sicurezza e Privacy, che consente di esaminare le app che hanno cambiato il modo in cui condividono i dati sulla posizione.

Questa sezione permette di controllare quando le informazioni di condivisione dei dati di un’app sono state modificate a seguito di un aggiornamento dell’app, come mostrato di seguito.

Per mostrarlo, Rahman ha creato un’app chiamata DataSafetyLabelTest e, dopo averla installata, ha cambiato il suo elenco di motivi per cui utilizza i dati sulla posizione. Secondo lui, il sistema legge le informazioni dei dati in un file XML, ma legge anche i metadati delle app attraverso una nuova API, probabilmente incrociandoli con quelli del Play Store. 

Un’altra curiosità su questa funzione è che potrebbe non essere disponibile su altri dispositivi come Android Automotive, Wear OS o Android TV/Google TV, in quanto è presente un codice che controlla esplicitamente l’esecuzione di questi sistemi operativi e in caso riporta che la funzione Aggiornamenti per la condivisione dei dati non è disponibile.

Al momento non sappiamo se questa sezione farà veramente parte della versione finale di Android 14, ma in caso sarebbe un passo avanti verso la trasparenza (sono pochi gli utenti che controllano i permessi sul Play Store) e la consapevolezza  sull’utilizzo dei propri dati.

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“Sicurezza dati” del Play Store potrebbe essere integrata in Android 14

Samsung potrebbe lanciare Galaxy S23 FE entro la fine del 2023

Samsung potrebbe lanciare entro la fine dell’anno il nuovo Galaxy S23 FE. Secondo Hankooki, una testata giornalistica sudcoreana, il produttore dovrebbe far debuttare un inedito smartphone Galaxy S Fan Edition nella seconda metà del 2023, mentre dovrebbe saltare il lancio di Galaxy A74. Tra l’altro, sempre quest’anno, la società potrebbe decidere di lanciare il dispositivo in più Paesi rispetto a quanto accadde con Galaxy S21 FE, che fu immesso soltanto nei mercati europei, americani e di alcuni Paesi asiatici.

Nei mesi scorsi si era vociferato di un possibile addio di Samsung a questa linea di smartphone, soprattutto a seguito della tiepida accoglienza ricevuta da Galaxy S21 FE che, purtroppo, non riuscì a replicare il successo del predecessore (Galaxy S20 FE). Saltò per altri motivi, invece, il lancio di Galaxy S22 FE: il produttore, considerando la carenza di chip e la recessione economica globale, decise di sospendere ogni piano a riguardo. Inoltre, come accennato in precedenza, Samsung allo scopo di favorire le vendite di S23 FE potrebbe decidere di non lanciare il Galaxy A74: del resto, il Galaxy A73 riuscì a vendere circa 3 milioni di unità.

Per quanto riguarda le specifiche tecniche, ancora nessuna conferma. Tuttavia, sembrerebbe che il telefono non verrà equipaggiato con il chip Exynos 2300 bensì con uno tra Snapdragon 8 Gen 2 For Galaxy e Snapdragon 8+ Gen 1. Gli utenti, infine, sperano che il produttore si concentri anche sul comparto fotografico. Dunque, stando a quanto trapelato fino ad ora, Samsung sembra intenzionata a rilanciare la linea S Fan Edition.

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Samsung potrebbe lanciare Galaxy S23 FE entro la fine del 2023

La porta USB-C sugli iPhone 15 potrebbe avere le stesse limitazioni della Lightning

La porta USB-C degli iPhone sarà limitata solo agli accessori e ai cavi certificati Apple?

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La porta USB-C sugli iPhone 15 potrebbe avere le stesse limitazioni della Lightning

OnePlus Pad: la sorpresa che potrebbe arrivare presto

Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto OnePlus espandere la sua attività commerciale su diversi fronti, dagli smartphone alle smart TV passando per gli smartwatch. Ora potrebbe arrivare un’ulteriore novità.

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Si chiama OnePlus Pad la novità che potrebbe avere in serbo l’azienda cinese. Si tratterebbe del primo tablet in assoluto di casa OnePlus, anche se non è la prima volta che se ne parla.

Stando a quanto riferito da mySmartPrice, OnePlus sarebbe praticamente pronta a commercializzare il suo primo OnePlus Pad. L’azienda avrebbe selezionato il mercato indiano come platea per testare l’appeal sul mercato del suo primo tablet. Questo dispositivo sarebbe identificato con il nome in codice Aries, ma ancora non sono emersi dettagli su cosa potrebbe offrire a livello di specifiche tecniche.

Non è escluso che OnePlus prenda ispirazione dagli ultimi modelli di tablet lanciati da OPPO, visto che l’azienda cinese fa parte di BBK, lo stesso gruppo che possiede OPPO e Realme per l’appunto.

Ancora non è stata indicata una data di lancio per OnePlus Pad, così come non è mai stato ancora confermato ufficialmente che tale lancio avverrà. Gli ultimi rumor indicano che la presentazione potrebbe avvenire nello stesso evento dedicato a OnePlus 11R, lo smartphone che arriverà per giugno 2023 in India.

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OnePlus Pad: la sorpresa che potrebbe arrivare presto

Dopotutto, Samsung Galaxy S22 FE potrebbe ancora arrivare

Sono state giornate intense, quelle natalizie, per Samsung (come aggiornare un dispositivo dell’azienda), almeno dal punto di vista dei rumor. Diversi leaker hanno infatti pubblicato alcune rivelazioni interessanti e, da un certo punto di vista, sensazionali. 

Su tutte, la notizia che molto probabilmente Galaxy S22 FE (Fan Edition) si farà a dispetto dei recenti dubbi, e sarà dotato di fotocamera da 108 MP e Exynos 2300, ma ci sono anche rivelazioni su Galaxy Tab S8 FE, Galaxy S24 e Galaxy S23 FE. Andiamo a scoprirle tutte.

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Galaxy S22 FE sostituirà Galaxy A74 5G

Cominciamo dalla più vicina a noi, almeno in senso temporale. Dopo i problemi di Galaxy S21 FE (ecco la nostra recensione), sembrava che Samsung avesse deciso di cancellare il suo successore, ma il leaker RGcloudS ha pubblicato una serie di tweet in cui non solo si dichiara sicuro di un suo lancio, ma rivela anche le specifiche e la data. 

Galaxy S22 FE dovrebbe essere dotato di un sensore Samsung HM6 da 108 MP, un bel miglioramento rispetto al sensore da 12 MP dell’S21 FE e di SoC Exynos 2300, il chip proprietario anche lui secondo diversi rumor destinato all’oblio.

Invece RGcloudS afferma che il SoC basato su processo a 4 nm esiste, e che sarà montato sul nuovo S22 FE, mentre i Galaxy S23 dovrebbero ricevere lo Snapdragon 8 Gen 2 di Qualcomm.

Samsung avrebbe inoltre deciso di cancellare il Galaxy A74 5G, che secondo il leaker sarebbe stato troppo simile all’FE e ne avrebbe potuto cannibalizzare le vendite. A questo punto, il top della serie A 2023 di Samsung dovrebbe essere il Galaxy A54 5G

Questa notizia, per quanto non confermata da Samsung, ha però ricevuto un riscontro interessante da un altro leaker, OreXDA, che ha rivelato come Samsung presenterà S22 FE e Buds2 Live

La notizia interessante, inoltre, è che secondo i leaker Samsung presenterà Galaxy S22 FE durante la seconda parte dell’evento di presentazione della serie Galaxy S23. L’Unpacked, come abbiamo comunicato pochi giorni fa, si dovrebbe tenere l’1 febbraio alle 10:00 negli Stati Uniti, ma RGcloudS afferma che, dovessero esserci problemi legati alla pandemia, l’evento potrebbe essere spostato all’8 febbraio in Corea del Sud, ore 14:00. 

Galaxy Tab S8 FE, Tab S9, Galaxy S24 e… niente Galaxy S23 FE

Infine lo stesso RGcloudS ha rivelato altre informazioni sui piani di Samsung. Secondo il leaker verrà annunciato anche un Galaxy Tab S8 FE, sempre dotato di Exynos 2300, mentre durante l’evento Unpacked del terzo trimestre 2023 verrà presentato un Galaxy Tab S9. 

Per quanto riguarda invece la futura serie S24, prevista per il 2024, i modelli Galaxy S24 e Galaxy S24 Plus dovrebbero finalmente passare ai 200 MP (nel 2023 probabilmente riservati a Galaxy S23 Ultra, nonostante le anticipazioni del TENAA) grazie al nuovo sensore Samsung HM5, che dovrebbe essere una versione migliorata del recente Samsung HP3.

E Galaxy S23 FE? Su questo telefono concordano tutti: non si farà. dohyrun854 lo scrive nero su bianco e OreXDA conferma, almeno fino al nuovo cambio di strategia da parte di Samsung. 

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Dopotutto, Samsung Galaxy S22 FE potrebbe ancora arrivare

Apple TV su Android potrebbe presto essere realtà

Siamo abituati a fruire dei tanti servizi di streaming che ci sono sul mercato da qualsiasi dispositivo, sia esso uno smartphone, un tablet o una smart TV, ma non è così per proprio tutti i servizi: Apple TV, la piattaforma della casa di Cupertino, non è infatti disponibile su smartphone Android, ma fortunatamente la situazione sta per cambiare.

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Secondo il leaker ShrimpApplePro, Apple starebbe finalmente per rilasciare un app per guardare i contenuti di Apple TV su smartphone Android: la società di Cupertino avrebbe praticamente terminato lo sviluppo vero e proprio dell’app, che quindi si trova in una fase di “testing interno”, con l’obiettivo di risolvere gli ultimi eventuali problemi prima di essere rilasciata effettivamente al pubblico.

Si tratterebbe di un’ottima notizia per i possessori di smartphone Android, soprattutto perché Apple TV è già fruibile su dispositivi Android TV: in particolare, l’app Apple TV è arrivata dapprima sui televisori Sony Bravia, e poi è sbarcata anche su Chromecast con Google TV e infine su tutti i dispositivi Android TV / Google TV.

Non ci resta che attendere ancora un po’: al momento, non sappiamo quando l’app Apple TV per Android sarà effettivamente rilasciata, anche se non dovrebbe passare troppo tempo visto che l’app si trova comunque in fase beta interna.

Per concludere, ShrimpApplePro ha parlato brevemente anche di Apple Music: l’app di streaming musicale per Android starebbe infatti per ricevere un corposo aggiornamento, ma anche in questo caso non abbiamo né dettagli sull’update e né tantomeno sappiamo quando sarà rilasciato.

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Apple TV su Android potrebbe presto essere realtà

Twitter potrebbe non reggere la prova dei Mondiali

AGI – Quando Elon Musk ha acquistato Twitter molti analisti supponevano che avrebbe annullato le politiche di moderazione o ripristinato account vietati. Ha fatto anche peggio. A meno di un mese dall’inizio della nuova era inaugurata dal tycoon, Musk ha tagliato drasticamente e indiscriminatamente il personale tecnico con conoscenze cruciali, ha sventrato i team che si occupano delle complesse politiche legali, della privacy e della loro applicazione. Ha congelato la distribuzione del codice e si è impegnato a disconnettere i microservizi di Twitter, che fanno parte dell’architettura tecnica del sito, ma che Musk considera costosi.

Gli utenti di tutto il mondo segnalano in continuazione anomalie di ogni tipo. Da quando sono iniziati i licenziamenti di Musk, gli attuali ed ex ingegneri di Twitter hanno espresso in ogni contesto la preoccupazione che l’uomo più ricco del mondo stia prendendo decisioni che potrebbero causare il decadimento strutturale di Twitter e mandare la piattaforma offline nei momenti di punta.

Secondo gli analisti, Musk sembra sapere molto poco su come funziona effettivamente la società che ha acquistato, ad esempio che Twitter ha la propria infrastruttura personalizzata e self-hosted. Ebbene, queste parti cruciali e complesse dell’azienda sono ancora dotate di personale adeguato? Migliaia di persone sono state licenziate da Twitter negli ultimi giorni e ai dipendenti rimanenti sono state offerte soluzioni difficili da digerire (“Dovremo essere estremamente hardcore”, ha scritto Musk ai membri dello staff. “Ciò significherà lavorare per lunghe ore ad alta intensità. Solo prestazioni eccezionali costituiranno un voto positivo”. In caso contrario i lavoratori possono anche andarsene).

Io non volevo solo comprare Twitter. Volevo avere il potere di farlo fallire #RIPTwitter pic.twitter.com/0Y2slTwQPP

— Il Grande Flagello (@grande_flagello) November 18, 2022

Musk sembra aver scelto il momento peggiore possibile per il suo ultimatum: domenica prendono il via i Mondiali di calcio in Qatar, un evento che, secondo gli ex dipendenti di Twitter, produce storicamente il più alto traffico globale del sito.

La Coppa del Mondo è un importante stress test per la piattaforma e, nelle migliori circostanze, richiede un attento coordinamento da parte del team di ingegneria dell’affidabilità del sito per garantire che i servizi cruciali rimangano attivi.

La competizione è uno degli eventi mediatici più seguiti al mondo e, come la maggior parte degli eventi sportivi di questo genere, scatena una valanga di reazioni e contenuti su Twitter. Ogni gol, cartellino giallo e parata di un portiere innesca livelli straordinari di tweeting simultaneo da parte dei tifosi, che anche nei momenti migliori potrebbero causare cascate di down che portano a tempi di inattività prolungati per la piattaforma. Twitter opera con meno della metà del personale che aveva un mese fa, la domanda è: ha la capacità di gestire tutto questo?

gli ascolti della TV italiana se twitter chiude davvero :#RIPTwitter #XF2022 #Sanremo2023 #amici22 #gfvip pic.twitter.com/LpcMw7rf20

— juliette. (@juliethxm) November 18, 2022

E, ammesso anche che il test dei Mondiali sia positivo, che succederà nei prossimi mesi a Twitter? E soprattutto, si spegnerà e come? Silenziosamente, secondo gli esperti, con un’implosione graduale che coinvolgerà sistemi sovraccarichi, rimasti scoperti. Musk potrebbe spostare risorse e dipendenti nella gestione degli account premium e a quelli delle celebrità, lasciando scoperti gli account degli utenti normali. Già, ma anche con questa configurazione, resterebbe alto il grado di inaffidabilità della piattaforma in caso di eventi e notizie. E se gli utenti non celebri migrano, il risultato non cambia: la piattaforma si spegne.

Ma che succede se muore Twitter? Nei media un’intera microgenerazione di giovani giornalisti deve parte della propria carriera al modo in cui Twitter consente alle persone di trovare e dialogare con voci nuove e interessanti. A oggi Twitter può ancora fornire questa suggestione, ma il livello del rumore di fondo è molto elevato, prossimo ai livelli del segnale.

E la politica? Twitter si è talmente intrecciato nella nostra vita pubblica che immaginare un mondo senza di esso può sembrare impossibile. Che aspetto potrebbe avere la comunicazione politica? Cosa succede se i media perdono quello che lo scrittore Max Read ha recentemente descritto come un “modo di rappresentare la realtà e di localizzarsi al suo interno”?

Ma se Twitter chiude io dove mi lamenterò del fatto che Twitter ha chiuso? #RIPTwitter pic.twitter.com/xalUMPcuXW

— Butterfly (@amrgmcm) November 18, 2022

Come sostiene Read, c’è la preoccupazione che, in assenza di un sistema nervoso centrale distribuito come Twitter, “la visione collettiva del mondo dei media sarebbe invece sovradimensionata, dall’alto verso il basso, e guidata dalle esperienze e dai pregiudizi di ricchi editori, giornalisti iper referenziali e operatori astuti che operano in circoli sociali e professionali chiusi.

Certo, senza Twitter andare avanti sarà strano. La piattaforma è unica nella misura in cui i suoi utenti ne hanno modellato l’evoluzione. Hashtag, il pulsante Retweet: quelli erano hack degli utenti prima che diventassero funzionalità di prodotto interne.

Twitter ha anche modellato la nostra attenzione. Molte delle figure più polarizzanti e influenti dell’ultimo decennio (persone come Donald Trump e lo stesso Musk, che hanno catturato l’attenzione, accumulato potere e frammentato parti della nostra coscienza pubblica) erano anche quelle che si pensava fossero “brave” nell’usare il sito. 

Twitter ha cambiato il linguaggio. Pensiamo a quali effetti ha avuto la sua principale innovazione, il limite dei caratteri, sulla nostra comprensione del linguaggio e persino della verità. Oggi ci comportiamo come sulla piattaforma: siamo più veloci a rispondere e più aggressivi, con una mentalità rivolta al coinvolgimento e alla visibilità.


Twitter potrebbe non reggere la prova dei Mondiali

Xiaomi 13 potrebbe essere lanciato come Xiaomi 14: ecco le prime specifiche

Xiaomi è pronta a lanciare la sua nuova serie di smartphone di punta in Cina. La società, infatti, ha già confermato che i nuovi modelli avranno delle specifiche tecniche di primo livello, a partire dalla presenza del nuovo processore di Qualcomm, lo Snapdragon 8 Gen 2. Per quanto riguarda la denominazione degli inediti dispositivi, ancora nessuna novità, anche se ci si aspetta che si chiameranno “Xiaomi 14” (saltando, dunque, la “serie 13”).

Il lancio, invece, sarebbe stato previsto nel mese di dicembre 2022 (in Europa ad inizio 2023), mentre su “3C” sono apparse alcune caratteristiche di un modello identificato col numero di modello “2211133C” (dovrebbe essere il modello “standard”). Questo dispositivo avrà al massimo 12 GB di RAM, Snapdragon 8 Gen 2 con clock a 3,2 GHz, mentre il software si baserà sulla MIUI 14 (Android 13). Le fotocamere – inserite in un modulo di forma quadrata – saranno tre, tra cui il sensore principale da 50 MP. Il display avrà una diagonale da 6,2″ con risoluzione FullHD+, con refresh rate a 120 Hz.

La batteria, infine, sarà da 5.000 mAh con supporto alla ricarica rapida da 67 W. Sempre lato ricarica, alcune indiscrezioni in passato suggerirono l’ipotesi che la variante “Pro” avesse supportato il supporto alla ricarica rapida da 120 W, la ricarica wireless da 50 W e la ricarica wireless inversa da 10 W (a riguardo, però, non c’è ancora nessuna conferma). In ogni caso al debutto della nuova serie di Xiaomi dovrebbe mancare poco, almeno in Cina. Quindi ancora un po’ di pazienza da parte degli utenti e tutto verrà rivelato.

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Xiaomi 13 potrebbe essere lanciato come Xiaomi 14: ecco le prime specifiche

Siri insegue Alexa e potrebbe perdere l’“ehi”

AGI – Un aggiornamento che potrebbe sembrare minore, ma che in realtà è frutto dell’ennesimo passo in avanti nello sviluppo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale applicate al riconoscimento vocale. Siri, l’assistente vocale di Apple, potrebbe presto (nel 2023, al più tardi nel 2024) perdere “Ehi”, la prima metà della frase con cui in pratica viene attivato.

Il comando che permette di avviare Siri su iPhone, iPad, HomePod e Apple Watch. Secondo Bloomberg, che ha riportato la notizia, Apple sta lavorando al progetto. L’aggiornamento è frutto del progresso dell’Intelligenza Artificiale: il sistema infatti è più accurato e non ha più bisogno di due parole chiave per riconoscere le richieste.

La mossa secondo gli esperti consentirebbe ad Apple di mettersi al passo con il comando “Alexa” di Amazon, che non richiede una prima parola di attivazione per il suo assistente vocale. Prima di mandarlo in pensione, anche Microsoft si era allineato, passando da “Hey Cortana” nel 2018 a solo “Cortana”. Resta “Ok Google”, ancora richiesto per la maggior parte delle richieste di prodotti Google.

Il probabile addio a “Hey Siri” è anche in linea con lo sforzo che Apple, Amazon e Google stanno compiendo verso Matter, il protocollo di automazione che nelle intenzioni ha l’obiettivo di garantire l’interoperabilità dei dispositivi di automazione e di Internet of Things della casa intelligente

Siri è stata lanciata nel febbraio 2010 come app iOS nell’App Store. Due anni dopo è stata acquisita da Cupertino che ha integrato Siri nell’iPhone 4S, che è stato rilasciato l’anno successivo. Nel 2014 Apple ha introdotto la possibilità di dire “Ehi Siri” attivandolo con la sola voce. Siri è diventato più intelligente nel corso degli anni, grazie all’integrazione con sviluppatori di terze parti, come app di chiamata e pagamento, e al supporto di domande di follow-up, più lingue e accenti diversi. 


Siri insegue Alexa e potrebbe perdere l’“ehi”