La barra di ricerca dell’app Google si prepara a diventare enorme

Una delle applicazioni già installate su tutti gli smartphone Android, oltre ad essere una delle app più utilizzate, è Google: questa permette essenzialmente di effettuare ricerche sul web, utilizzare servizi di BigG, come Lens e Ricerca vocale, e guardare informazioni sul meteo e vedere le ultime notizie.

Offerte Amazon

Durante l’evento Search On di quest’anno, Google ha annunciato una novità grafica per l’app: si tratta di una nuova barra di ricerca molto più grande rispetto a quella a cui siamo sempre stati abituati (in fondo all’articolo delle foto che rendono il tutto più chiaro). All’interno di essa, trovano posto i pulsanti per richiamare Google Lens e la Ricerca vocale, invariati rispetto a prima.

Sotto la barra di ricerca, c’è anche un carosello d’opzioni: all’interno di esso troviamo, ad esempio, un pulsante per cercare sul web l’ultimo screenshot catturato, una scorciatoia rapida per aprire la pagina dedicata allo shopping su Google e, in generale, pulsanti per accedere velocemente ad alcune funzionalità Google.

Ovviamente, tutte le funzionalità di cui abbiamo già parlato sono già accessibili tramite l’app Google: le vere novità riguardano la grafica della barra di ricerca, le scorciatoie poste sotto di essa e una piccola icona a forma di campanella posizionata accanto alla foto profilo che permette di vedere velocemente le notifiche.

Al momento, non è chiaro se Google stia già rilasciando queste funzionalità per tutti gli utenti o solo per un numero ristretto di dispositivi. In ogni caso, potrebbe volerci ancora molto tempo prima di vedere queste nuove funzioni sui propri dispositivi.

L’articolo La barra di ricerca dell’app Google si prepara a diventare enorme sembra essere il primo su Androidworld.


La barra di ricerca dell’app Google si prepara a diventare enorme

Google Lens per Android riceve la “scorciatoia” per avviare la ricerca di immagini

Google Lens è il tool di Google che consente il riconoscimento e la classificazione automatica delle immagini, disponibile sia per smartphone che per PC. Il software permette diversi utilizzi, come ad esempio la traduzione automatica del testo oppure l’identificazione degli articoli presenti su internet. Recentemente, l’esperienza su Android di Google Lens è migliorata ulteriormente grazie all’introduzione di una utile scorciatoia. Prima di entrare nel vivo della notizia, può tornare utile consultare la nostra guida su come funzione Google Lens.

Nello specifico, dopo aver analizzato un’immagine con Lens, alcuni utenti potranno già vedere un nuovo pulsante circolare in basso a destra, appena sopra l’elenco dei risultati. Toccando questo tasto, si aprirà Reverse Image Search di Google, che richiama la ricerca su Google a partire dall’immagine selezionata. La società ha preso questa scelta probabilmente perché alcuni utenti, da tempo, preferiscono la ricerca immagini di Google allo stesso Google Lens.

In attesa di questa novità – che verrà rilasciata prossimamente per tutti gli utenti – Image Search sui dispositivi mobile sta testando una riprogettazione in cui i filtri di ricerca (Tutti, Immagini, Video, Notizie, ecc.) sono caratterizzati da icone come sul desktop, a differenza di quanto accade ora con i pulsanti a forma di pillola.

Infine, sempre a proposito di Google Lens, una settimana fa l’azienda ha introdotto un’altra novità: l’accesso immediato ai filtri di Lens, direttamente dalla schermata iniziale di Lens, in particolare tramite la barra inferiore, nella quale è possibile navigare tramite swipe laterali. Anche questo piccolo update è in fase di distribuzione via server a livello globale.

L’articolo Google Lens per Android riceve la “scorciatoia” per avviare la ricerca di immagini sembra essere il primo su Androidworld.


Google Lens per Android riceve la “scorciatoia” per avviare la ricerca di immagini

Alla ricerca dell’erba rara con cui cucinare. A Venezia, in laguna

AGI – Cosa significa vivere e nutrirsi, coltivare, in una città di laguna? Una tra tutte, Venezia, la città lagunare per eccellenza, la più famosa al mondo. Fatta di isole e isolette, ghebi – ovvero canali – e barene. Dove le erbe sono tutto. Sono l’alimento principale ma anche il suo contorno.

Un libro, Erbario Lagunare (pagg. 212, Editore Il Leggio, 28 €), ovvero un “Viaggio gastronomico sentimentale tra le erbe spontanee del territorio veneziano”, scritto da Caterina Vianello e Marco Bozzato, le racconta dopo averle divise in tre gruppi: le selvatiche tra ghebi e barene, le selvatiche di campo, le selvatiche di fiume.

La Laguna, scrivono gli autori, è un luogo magico, “un labirinto di acqua salmastra, di sfumature di verde, marrone e azzurro”, luoghi che meritano rispetto, con cui avere un atteggiamento slow, e che soprattutto meritano di essere salvaguardati da chiunque le visiti. Rispetto anche da parte di chi pratica la cucina e utilizza le loro erbe. Luoghi a cui non sono estranei, però, nemmeno i pesci e a selvaggina lagunare.

Tuttavia, le erbe la fanno da padrone in questo volume, perché sono al tempo stesso anche una sorta di strumento per interpretare e leggere la società, le relazioni tra classi sociali e le diverse modalità di consumo: il gusto e la disponibilità economica da un lato, la necessità di placare la fame e la povertà dall’altro. Analogamente, le erbe come parte di un sistema gastronomico (le ricette pervenute, che sono poi quelle delle classi agiate, vedono le erbe in aggiunta a molti altri ingredienti) da una parte e le erbe a volte come unica materia prima, tradotta in espediente per sopravvivere e accompagnata a poco altro, dall’altra, come ricordano gli autori.

Rifacendosi agli erbari antichi, di cui fanno parte la salicornia, la portulaca, il finocchio di mare e l’enula con la caratteristica nota salina che le accomuna. E poi, tra le specie di campo, si ritrovano l’acetosa, il porro, carota e topinambur selvatici dalle potenzialità d’abbinamento infinite. Così come infinite sono le ricette: piatti come le tagliatelle di seppia (con enula, salicornia, portulaca e finocchio di mare), le “suchete in barena” (con miele di barena e artemisia) o il torcione di banana (con finocchio di mare) sono quasi diventate dei must per ciascuno chef e la relativa proposta gastronomica, chef già per altro già da tempo avezzi all’utilizzo delle erbe in cucina.

La lettura del libro è anche un buon viatico per conoscere e affrontare un viaggio per fare una passeggiata in laguna e uscire dalla caotica Venezia e dall’usuale circuito turistico San Marco-Rialto, dove si concentra in maniera ossessiva e compulsiva il mondo intero in un ormai insopportabile pigia-pigia. Insopportabile, ormai, anche per chi visita per la prima volta e si chiede: “Ma dove sono capitato?”

 


Alla ricerca dell’erba rara con cui cucinare. A Venezia, in laguna

Le conseguenze della guerra sulla ricerca scientifica

AGI .- La guerra russo-ucraina sta trasformando gli equilibri mondiali e sta producendo effetti negativi per le vite umane e le economie già riconoscibili e quantificabili. Di tutta una serie di fattori capaci di scavare ferite profonde, però, non riusciamo ancora a misurare l’ordine di grandezza. Tra questi, c’è anche l’impatto sulla ricerca scientifica mondiale.

In ogni caso, benché non sia ancora possibile individuare e analizzare fino in fondo tutti gli effetti del conflitto sulla produzione accademica, è possibile cominciare a circoscrivere uno dei principali punti d’impatto a partire dalla stima del valore e dell’importanza della collaborazione tra gli atenei e i centri di ricerca europei, ucraini e russi, grazie ai dati disponibili sullo stato delle attività accademiche pre-belliche.

Non c’è ricerca senza cooperazione

In pochi campi come in quello della ricerca la collaborazione tra soggetti diversi assume tanta rilevanza rispetto alla qualità dei risultati. Lo spiega Claudio Colaiacomo, Vice President Global Academic Relations di Elsevier, uno dei più importanti editori scientifici del mondo, con all’attivo oltre tremila riviste accademiche in ogni ambito. “Il mondo della ricerca scientifica non è competitivo ma collaborativo: nessun Paese potrebbe produrre ricerca scientifica di alto livello senza collaborare con l’estero. E l’importanza di un approccio collaborativo aumenta proporzionalmente agli avanzamenti della ricerca. Non è un caso che Paesi chiusi come Russia e Cina – quest’ultima sta mostrando aperture soltanto nell’ultimo decennio circa – hanno sempre prodotto ricerca di scarso livello. È la collaborazione che ci permette di affrontare le grandi sfide della scienza: lo abbiamo visto con il covid, gli avanzamenti rispetto al quale sono stati tutti l’esito di collaborazioni. E dove non lo sono stati, come per lo Sputnik, i risultati sono stati insoddisfacenti”. Questo significa che con ogni probabilità, con il venir meno dei rapporti internazionali di università e istituti di ricerca, la qualità di quest’ultima ne risentirà in maniera importante.

Il caso dell’Ucraina è esemplificativo: l’intreccio dei rapporti scientifici che il conflitto ha messo a repentaglio è fitta e preziosa e i dati raccolti da Elsevier permettono di descrivere accuratamente l’attività di ricerca accademica in Ucraina e le collaborazioni con Paesi partner che in questo momento rischiano di essere compromesse.

A questo scopo, Elsevier ha analizzato la produzione accademica del Paese tra il 2016 e il 2021 mettendola a confronto con il resto d’Europa. Il quadro che emerge è quello di un paese vitale, con più di 95 mila paper prodotti negli ultimi 6 anni.

Le collaborazioni

Il 34% della produzione accademica dell’Ucraina, circa 35mila pubblicazioni dal 2016 a oggi, è frutto di collaborazioni internazionali. Possiamo quindi affermare che in larga misura il Paese collabora con l’Europa (56%) e, a seguire, con Asia (15%), Nord America (13%), Medio Oriente (7%), Sud America (5%) e Africa (4%).

Fra le collaborazioni più assidue con i Paesi del continente europeo è interessante notare che, se in testa troviamo la Polonia con novemila pubblicazioni in co-autorato, al secondo posto si posiziona la Russia e al terzo la Germania, rispettivamente con ottomila e seimila paper. Francia, UK e Italia seguono con circa 3500-4000 pubblicazioni condivise con l’Ucraina.

Ucraina e Russia

Sono quasi ottomila gli output di ricerca scientifica sviluppati nel periodo 2016-2021 con co-autorato russo-ucraino che hanno un indice di impatto (FWCI) del 2,38, ben al di sopra del valore medio: dati che testimoniano l’impatto positivo che le collaborazioni fra i due Paesi hanno nell’ambito della ricerca. Due le principali aree di ricerca: Fisica (47,8%) e Ingegneria e Tecnologia (24,6%); seguono al terzo posto le Scienze Umane, che contano l’8,1% delle pubblicazioni complessive.

Russia ed Europa

Guardando invece alle collaborazioni accademiche della Russia con il resto del mondo, poco più del 22% della sua produzione accademica è frutto di partnership internazionali. In particolare, i co-autorati della Russia con l’Ucraina toccano l’1% della produzione, quelli con l’Italia superano appena il 2%, mentre la percentuale sale al 4% quando si tratta della Germania. 

Da notare, inoltre, che per l’Italia la collaborazione con la Russia è al 17esimo posto, mentre per la Russia la collaborazione con l’Italia sale al sesto posto, e questo potrebbe suggerire una certa vulnerabilità della Russia nel caso l’Italia decida di cessare i rapporti di collaborazione nell’ambito della ricerca.

Ucraina e Italia

Dal 2016 a oggi ci sono state quasi 3.500 collaborazioni di ricerca che hanno coinvolto simultaneamente ricercatori ucraini e ricercatori italiani. È interessante notare come l’impatto di questo rapporto di ricerca collaborativa (FWCI 4.51) sia ben più alto dell’impatto generale della ricerca sia ucraina (FWCI 0.94) che italiana (FWCI 1.46): questo senza dubbio suggerisce l’importanza per entrambi i paesi di proseguire con la collaborazione.

In questo senso è particolarmente interessante, inoltre, notare come, nonostante l’Ucraina abbia collaborazioni più intense con altri Paesi (come ad esempio la Polonia, la Russia e la Germania), l’impatto della ricerca ucraina in collaborazione con l’Italia sia di gran lunga più alto, rispetto a quello in collaborazione con paesi rinomati per la qualità del loro lavoro, come USA, Regno Unito, Francia e Germania.

Le citazioni

Nonostante in generale la ricerca dell’Ucraina sia meno citata della media europea (EU28), se guardiamo l’evoluzione degli ultimi 6 anni vediamo che la porzione di pubblicazioni ucraine ben citate (top 10% al mondo) è andata gradualmente salendo dal 6% del 2016 al 9,5% del 2021 e questo indica una decisa evoluzione in termini di qualità.

Proprio le citazioni, infatti, sono uno dei principali indicatori utilizzati per esaminare la qualità della produzione scientifica di un Paese: “un indicatore ampiamente utilizzato è il ‘Field-Weighted Citation Impact’, che misura la qualità delle citazioni. Per esempio, le pubblicazioni russe ricevono in media citazioni con una qualità di circa il 25% inferiore della media mondiale, e possiamo attribuire questo dato alla chiusura che caratterizza il Paese.

Prendiamo ad esempio anche l’Italia: le pubblicazioni italiane sono in media superiori del 45% alla media mondiale. Se anche la Russia è un gigante dal punto di vista geografico, non lo è sul piano accademico. Negli ultimi 5 anni in Russia ci sono state circa mezzo milione di pubblicazioni, mentre in Italia, nello stesso periodo e con la metà delle università, ne abbiamo avute quasi 700 mila.

E se la Russia, nella stessa finestra di tempo, ha ricevuto 2,3 milioni di citazioni, l’Italia può vantarsi di aver superato ampiamente i 7 milioni. E tutto questo ha a che vedere con la disponibilità alla cooperazione nella ricerca. Infatti, “l’Ucraina è sempre stata consapevole dell’importanza di collaborare con altri Paesi. E i risultati sono evidenti: la qualità dei lavori co-prodotti da Ucraina e Russia supera anche di 3 o 4 volte quella che ciascuno dei due paesi riesce a raggiungere autonomamente. Non solo, se la qualità delle pubblicazioni ucraine è pressappoco in linea con la media mondiale, quando Italia e Ucraina collaborano vedono la qualità delle loro citazioni diventare addirittura del 450% superiore alla media mondiale. La collaborazione tra Italia e Ucraina funziona evidentemente come un enorme moltiplicatore. Perdere questo rapporto, insieme al proficuo scambio di ricercatori e alla possibilità di utilizzare i loro laboratori, è veramente un grave danno anche per il mondo scientifico italiano”.

Gli ambiti di ricerca

La direzione e l’intensità delle collaborazioni prese in esame nella ricerca di Elsevier non sono dati neutrali: riflettono piuttosto, da una parte, dinamiche geo-politiche, rapporti di forza e struttura delle relazioni internazionali, diventando a loro volta un indicatore degli equilibri mondiali, e, dall’altra, eventuali convergenze di interessi tra Paesi nell’ambito della ricerca accademica, contribuendo a valorizzare le affinità tra le diverse comunità scientifiche.

Commenta in proposito Colaiacomo: “L’Ucraina è un paese estremamente attivo nella ricerca, in particolare nel campo della fisica nucleare. Molti dei laboratori di maggiore livello dell’Unione sovietica, che purtroppo adesso sono inutilizzabili per via della guerra, si trovavano proprio in Ucraina. Per questo il Paese è uno dei partner più interessanti per le collaborazioni nel campo delle scienze fisiche. Buona parte delle sue collaborazioni – circa il 60% – avvengono con i paesi europei, ma non solo. L’intensità del rapporto che l’Ucraina intrattiene con la Cina, per esempio, è abbastanza equivalente a quella che ha con l’Italia. A ogni modo, le principali aree di ricerca sono physical science – fisica, fisica delle alte energie, fisica nucleare – e computer science. La forza dell’Ucraina in queste aree la porta a collaborare con paesi che hanno la stessa propensione di ricerca e, tra questi, va contata sicuramente l’Europa”.

I finanziamenti

Secondo i dati Elsevier, che riguardano un campione sicuramente rappresentativo, anche se comunque parziale, negli ultimi 10 anni l’Ucraina ha partecipato a quasi 400 progetti di ricerca finanziati a livello internazionale. “La leadership ucraina nel mondo accademico si riflette anche nella capacità del Paese di attrarre fondi esteri, in particolare negli ultimi 3 o 4 anni. I fondi internazionali venivano principalmente da Europa e Stati Uniti, grandi founder da cui arrivavano in media 5 milioni di euro all’anno”.

Molti dei fondi a sostegno della ricerca sono arrivati quindi da organizzazioni governative di vari paesi europei e non, ma il dato forse più significativo è quello che riguarda l’elevato numero e il valore dei finanziamenti ottenuti da parte proprio dell’Unione Europea (circa 150 finanziamenti, ciascuno del valore di diversi milioni di dollari), mentre durante lo stesso periodo notiamo soltanto 17 finanziamenti provenienti dalla Russian Science Foundation (purtroppo non sono disponibili dati sull’ammontare medio di questi ultimi).

Il valore della collaborazione e la collaborazione come valore

In sintesi, dall’analisi di Elsevier emerge che “innanzitutto non esiste progresso scientifico se non c’è collaborazione, e questo comporta, nel settore della ricerca, che sia pubblica o privata, un senso di responsabilità che porta a evitare il boicottaggio anche verso Paesi considerabili politicamente ostili. Non è un mistero che i grandi centri di ricerca, le riviste, le università non abbiano escluso la Russia dai progetti di ricerca: la natura collaborativa del settore è un valore da preservare e con il quale confrontarsi”.

Rispetto al ruolo dell’Ucraina, Colaiacomo conclude: “Dai dati si evince non solo come l’Ucraina fosse un partner importante per l’Italia (e anche per la Russia), nella fisica soprattutto, ma quanto il Paese, proprio nelle collaborazioni, fosse un ‘moltiplicatore’ d’impatto, capace di aumentare anche di molto l’importanza di una ricerca, e proprio rinunciare a questo valore aggiunto sarà uno dei primi effetti tangibili del conflitto sul nostro settore”.


Le conseguenze della guerra sulla ricerca scientifica

Siete alla ricerca di custom ROM di Android 12L? Ecco le più aggiornate

Android 12L è ormai realtà per un manciata di Pixel, ma grazie al modding è possibile averne un assaggio su un numero di smartphone più ampio. Andiamo a vedere due delle custom ROM basate su Android 12L più interessanti.

Descendant è una delle prime custom ROM ad aver abbracciato la base stabile di Android 12L. Si tratta di una ROM dall’aspetto minimalista, integra tutte le peculiarità principali di Android 12L con l’aggiunta del Face Unlock ed è stata aggiornata l’ultima volta ad aprile. Qui sotto trovate il link per scaricarla e il changelog completo.

  • Bug fixes
    • Solved an issue that was causing collision between Sony’s styled clock and weather
    • Solved an issue that was causing wrong scaling for vibration icon in volume bar
    • Solved an issue that was preventing Sony’s styled clock to correctly update time
    • Solved a typo in Settings for the word “lockscreen” in English localization
  • Improvements
    • Improved fingerprint processes haptic feedback
    • Improved Gestures Magic operativity on clean install
    • Improved the amount of available apps tinted icon for launcher
  • Interface changes
    • Brightness bar transition from unexpanded Quick Settings Panel to fully expanded Quick Settings Panel has been improved
  • New features
    • Face Unlock has been added
    • Fullscreen gestures, added in : Settings > System > Gestures > System navigation > Gesture navigation (gear icon)
    • What’s new can now check and notify for Descendant system updates
    • Weather app has been added and will feed weather infos to the system and users
  • Security patches level
    • April 2022

Oltre all Descendant troviamo anche la Pixel Experience. Si tratta di una custom ROM che offre un’esperienza utente vicinissima a quella offerta da Google sui suoi Pixel, con l’aggiunta di qualche interessante personalizzazione. In questo articolo abbiamo parlato del suo ultimo aggiornamento e dei dispositivi compatibili.

Qui sotto trovate il link di download e il changelog completo associato all’aggiornamento più recente.

  • Vanilla version
    • April security patch
    • Fixed charging animation not appearing
    • Fixed unlock sound playing repeatedly
    • Updated translations
    • Others fixes
  • Plus version:
    • LiveDisplay (color profile, display mode, reading mode, color calibration)
    • Hide Notch support
    • StatusBar shortcuts
    • Rotation settings
    • Lock screen display (media cover, music visualizer, power menu)
    • Per-app volume settings
    • Increasing ring volume
    • Different gestures
    • Power and Volume button customizations
    • Network traffic monitor
    • Brightness (brightness slider, auto-brightness, brightness control)
    • Quick settings (quick pulldown, title visibility, vibrate on touch, rows, columns)

L’articolo Siete alla ricerca di custom ROM di Android 12L? Ecco le più aggiornate sembra essere il primo su Androidworld.


Siete alla ricerca di custom ROM di Android 12L? Ecco le più aggiornate

6G, grafene e droni intelligenti: il punto sulla ricerca di Ericsson in Italia

AGI – Tre centri di ricerca e sviluppo dove si fa sperimentazione sulle tecnologie legate al settore broadband, in cui si testano modalità di trasmissione dati che poggiano sui nuovi materiali e sulla fotonica. Dove soprattutto si lavora ai nuovi servizi legati al 5G, le reti superveloci di nuova generazione, e anche al 6G, “tecnologia che sarà in grado di abilitare il cosiddetto Internet dei sensi. Ogni volta che c’è una transizione tecnologica la domanda è sempre la stessa: che cosa ne faccio? Per questo è importante lavorare sui servizi che le nuove tecnologie possono offrire”. Parola di Alessandro Pane, Direttore Ricerca e Sviluppo di Ericsson in Italia.

Proprio della compagnia svedese stiamo parlando, che la scorsa settimana ha tenuto il suo annuale Ericsson R&D Day: 700 ricercatori per fare il punto sui risultati e gli sviluppi dei tre centri ricerca della compagnia: Genova, Pisa e Pagani (in provincia di Salerno).

“Si tratta di realtà vicine ai centri di ricerca e alle Università” ha detto sempre Pane. Che vuol dire dialogare con il territorio. E con le aziende. Perché fondamentale è “l’ancoraggio con il territorio e la collaborazione con startup e PMI innovative”. 

La trasmissione fotonica e l’uso del grafene 

Intanto, dall’incontro sono emersi anche alcuni dati, utili per capire su che settori sta investendo la compagnia svedese. Parliamo di “brevetti sull’uso di materiali nuovi come il grafene, che ha caratteristiche superiori al silicio e performance migliori anche in termini di sostenibilità”.

Parliamo di brevetti sulla “sicurezza. Il cloud è sì molto flessibile, ma aumenta la vulnerabilità della rete su attacchi hacker e malevoli” e di “brevetti con sistemi che includono Machine Learning e Artificial Intelligence per far sì che la macchina impari quali siano gli eventi considerati malevoli, filtri gli attacchi e collabori con gli umani”. Brevetti? Sì c’è anche un numero. 750 in vent’anni (1 ogni 10 giorni). 

Tecnologie per tutti

Parliamo di 5G e 6G, di tecnologie che sanno di futuro, che affascinano anche. Già ma quando saranno tra noi? Di sviluppo a ‘macchia di leopardo’ ha parlato Pane. Il gaming ad esempio è uno dei settori più avanzati in questo senso.

“Altri settori, come il medicale, avanzano. In pochi anni inizieremo a vedere un utilizzo del 5G importante”. Qualche esempio? Pane ha parlato di “ambulanze intelligenti. Già con una chiamata al 118 il paziente fornirà i suoi dati biometrici del momento prima di arrivare in ospedale, dando al medico suggerimenti utili. Spero – ha detto anche – che ci sia una spinta su digitalizzazione, industria, e sostenibilità. Non possiamo aspettare: sono progetti che, dato il PNRR, dobbiamo realizzare”.

Qui Genova, droni per il monitoraggio delle strade 

Nell’ambito del progetto “5G SmartG”, per infrastrutture stradali sicure a Genova, i ricercatori di Ericsson hanno equipaggiato con tecnologia 5G un drone per il monitoraggio da remoto di strade e ponti e la raccolta di informazioni.

Nello specifico si sfruttano le caratteristiche di bassa latenza ed elevata capacità di trasmissione di video HD di una rete 5G commerciale e avanzati algoritmi per l’Intelligenza Artificiale. E l’innovazione? Il drone ha modulato la capacità di trasmissione dati in base a quanto rilevato, «poi grazie alla blockchain abbiamo garantito che la trasmissione dei dati avvenisse in modo non hackerabile.

Qui Torino: l’orchestra allineata grazie al 5G

A Torino è andato in scena il primo concerto 5G itinerante al mondo. Musicisti e attori si sono esibiti da punti diversi della città di Torino, tra cui Palazzo Madama e Piazza Castello, dando vita ad un’esibizione artistica sincronizzata.

La rete 5G ha garantito in modo costante alte velocità e bassissime latenze, per assicurare una trasmissione contemporanea di diversi flussi video in alta definizione dalle videocamere alla regia centrale. La copertura 5G all’interno di Palazzo Madama è stata realizzata attraverso una progettazione personalizzata e con apparati non invasivi, coprendo tutta l’area senza alcun impatto estetico. 

Qui Ferrara: il servizio di lettura a distanza

Il progetto si chiama The Storytellers Project e ruota attorno ad uno strumento dedicato ‘ai bambini’. Di fatto si tratta di “raccontare una fiaba in modo innovativo grazie ad una sorta di ‘campana’ che genera una richiesta di informazione che viaggia sulla Rete in 5G, in sicurezza. Il bambino si collega con i volontari che raccontano la storia al bambino. La campana può accompagnare inoltre il bambino che può essere seguito nello studio e nei giochi”.

Come funziona? Il bambino prende in prestito dalla biblioteca la “campana”, il suo nome è Storybell, che potrà suonare quando desidera ascoltare una storia. In questo modo una telefonata viene indirizzata ai lettori disponibili, fino a quando il primo risponde e diventa lo “storyteller” di quel bambino, per quella lettura. Da quel momento le persone possono parlarsi in tempo reale attraverso la campana. Il progetto mira a supportare le relazioni intergenerazionali e ha ricevuto fondi dal progetto europeo Designscapes per lo sviluppo dell’idea e la prototipazione. 

Qui Castel Volturno: sport, inclusione e 5G 

Tam Tam Basketball è un’associazione no-profit, formata da figli di immigrati nati in Italia ma privi di cittadinanza. Lo scopo dell’associazione dilettantistica sportiva di Castel Volturno, gestita dall’ex cestista Massimo Antonelli, è generare un impatto positivo sulla vita dei ragazzi e delle ragazze, con una particolare attenzione all’inclusione sociale attraverso lo sport.

I ricercatori Ericsson di Genova e Pagani hanno messo in campo le loro competenze in ambito analytics e trasmissione dei dati su rete cellulare per rilevare i principali parametri fisiologici dei giocatori, così come i dati relativi ai movimenti, alla postura e ai tiri a canestro. I dati, rilevati tramite una pettorina dotata di sensori e videocamere HD, vengono trasmessi a un’infrastruttura edge cloud tramite rete 5G, quindi processati e visualizzati in una dashboard che permette ai giocatori di monitorare le proprie prestazioni e migliorarsi costantemente.

Qui Lioni (Avellino): il progetto borgo 4.0

Il progetto Borgo 4.0 è un progetto di Smart City in corso a Lioni, in provincia di Avellino, dove sorgerà un laboratorio di sperimentazione tecnologica per la smart mobility in ambiente reale. Qui parliamo di soluzioni, ha spiegato sempre Pane, “di industria 4.0 e anche di una area di ricerca civile: con sistemi di controllo del territorio, di sicurezza, prevenzione e monitoraggio utilizzando IoT. La sicurezza degli oggetti e delle persone è fondamentale per rendere questi progetti utilizzabili all’interno di una comunità – ha detto ancora il Direttore Ricerca e Sviluppo di Ericsson in Italia – è il nostro next to come”.


6G, grafene e droni intelligenti: il punto sulla ricerca di Ericsson in Italia

La ricerca di YouTube Music ora funziona anche per i brani scaricati (foto)

Nell’ultimo periodo l’app YouTube Music ha ricevuto diversi aggiornamenti che hanno cercato di rendere l’esperienza d’uso più simile a quella di servizi come Spotify o Apple Music. L’ultimo update aggiunge una funzione estremamente utile per chi utilizza il servizio offline.

LEGGI ANCHE: L’Unione Europea verso il carabatterie universale

Adesso infatti la ricerca dei contenuti su YouTube Music funzionerà anche offline e mostrerà tra i risultati le canzoni o gli album scaricati sul dispositivo. Nella schermata di ricerca sarà infatti mostrato un nuovo tab denominato Downloads che permetterà di filtrare i risultati affinché siano mostrati solo i contenuti disponibili anche offline. In questo modo non è più necessario recarsi in Libreria > Download ogni volta che si è offline, ma basta ricercare normalmente.

Questa funzione è disponibile a partire dalla versione 4.40 dell’app YouTube Music, arrivata sul Play Store ormai da diverse settimane. Nel caso in cui il nuovo tab di ricerca non sia mostrato, basterà chiudere l’app con un Arresto Forzato dalle Impostazioni del dispositivo.

L’articolo La ricerca di YouTube Music ora funziona anche per i brani scaricati (foto) sembra essere il primo su AndroidWorld.


La ricerca di YouTube Music ora funziona anche per i brani scaricati (foto)

Chrome si arricchisce di una novità molto utile per la ricerca: come provarla subito (foto)

Google è sempre alla ricerca di nuove soluzioni per le sue app e i suoi servizi per dispositivi mobili. E proprio in questo contesto rientra la novità in fase di distribuzione per Google Chrome, il suo browser web.

La novità riguarda la barra di ricerca dei contenuti e consiste in suggerimenti automatici proposti in base alla scheda che si sta visualizzando: il video che vedete in fondo a questo articolo mostra un esempio pratico, in cui vengono suggerite schede attinenti all’argomento visualizzato e presenti su altri siti web. Questo permette di risparmiare notevolmente tempo quando si è alla ricerca di contenuti correlati.

LEGGI ANCHE: iMac 24″ M1 (2021), la recensione

La novità potete già provarla, anche sulla versione stabile di Chrome. Basterà abilitare il flag disponibile all’indirizzo qui in basso.

chrome://flags/#continuos-search

9to5Google riferisce inoltre che la novità è in fase di distribuzione via server anche per coloro che non hanno abilitato il rispettivo flag. Fateci sapere se la trovate utile e se la userete spesso.

L’articolo Chrome si arricchisce di una novità molto utile per la ricerca: come provarla subito (foto) sembra essere il primo su AndroidWorld.


Chrome si arricchisce di una novità molto utile per la ricerca: come provarla subito (foto)

YouTube Music sta testando una nuova funzione di ricerca, ma risulta piuttosto acerba

Google si sta impegnando duramente per far crescere il più possibile YouTube Music, aggiungendo all’applicazione nuove funzionalità e migliorando quelle esistenti. L’azienda di Mountain View sta ora testando un schedaLibreria” che aiuterà gli utenti a trovare più semplicemente la musica che stanno cercando, ma attualmente la soluzione sembra ancora poco funzionale.

LEGGI ANCHE: OnePlus 9T Pro con 2 schermi sarà il nuovo top di gamma OPPO

A notare questa nuova scheda per la prima volta è stato l’utente Reddit PeepAndCreep. Toccando su di essa e digitando le parole chiave di ricerca, questa mostrerà tutti i risultati rilevanti dalla vostra libreria. Purtroppo però, questo tipo di ricerca mostra solamente la musica in streaming di YouTube Music, mentre gli elementi caricati non appariranno qui. Questo fattore ne limita notevolmente l’utilità.

Toccando il profilo di un artista, sarete portati  alla pagina “nella mia libreria” per quell’artista, mentre toccando un album verrà mostrato nella sua interezza, anche se avete solamente alcune tracce salvate. Inoltre le playlist ufficiali di YouTube Music, le playlist fatte da altri utenti e le playlist collaborative non create dall’utente stesso, non saranno visualizzate in questa scheda. Tuttavia si tratta ancora di test che Google sta effettuando su alcuni utenti tramite un’attivazione lato server, e si spera che la funzione venga migliorata prima di un possibile lancio.

L’articolo YouTube Music sta testando una nuova funzione di ricerca, ma risulta piuttosto acerba sembra essere il primo su AndroidWorld.


YouTube Music sta testando una nuova funzione di ricerca, ma risulta piuttosto acerba

Nuovo aggiornamento per Google Chat: arrivano i filtri per la ricerca (foto)

Google Chat è disponibile per tutti gli utenti (prima era necessario avere un account Google Workspace) solo da una settimana ma è già arrivato il primo aggiornamento, focalizzato sul miglioramento della funzionalità di ricerca.

LEGGI ANCHE: Amazon Prime Day 2021

A partire dalla versione Android, è infatti arrivata la possibilità di utilizzare dei comodi filtri di ricerca: basterà recarsi nella schermata di ricerca cliccando sulla barra per vedere la nuova interfaccia. Oltre a filtrare i risultati per data, anche secondo intervalli di tempo prestabiliti, sarà possibile specificare le conversazioni o i gruppi in cui andare ad effettuare la ricerca. Inoltre è presente il filtro per gli allegati, a scelta tra file Google Doc, PDF o video.

L’aggiornamento è al momento disponibile solo su Android, sia attraverso l’app Google Chat che l’app Gmail. Il client web e iOS riceveranno la ricerca con i filtri entro la fine del prossimo mese.

L’articolo Nuovo aggiornamento per Google Chat: arrivano i filtri per la ricerca (foto) sembra essere il primo su AndroidWorld.


Nuovo aggiornamento per Google Chat: arrivano i filtri per la ricerca (foto)

Google consentirà di scegliere il motore ricerca su Android. Ma solo in Europa

AGI – Google cede alle pressioni dell’Ue e annuncia che consentirà agli altri motori di ricerca sul mercato di poter essere scelti gratuitamente dagli utenti come ‘predefiniti’ sui dispositivi Android in Europa. Lo ha annunciato la società in un post sul proprio blog ufficiale.

La mossa di Mountain View arriva dopo l’affondo dell’Unione europea che nel 2018 aveva accusato la società di trarre un indebito vantaggio competitivo sui propri sistemi operativi multandola per 4,24 miliardi di euro. “Abbiamo rispettato la sentenza del 2018”, si legge nel post, che continua: “In dialogo con la Commissione europea, siamo andati anche oltre” introducendo “una schermata di scelta che chiede agli utenti di Android di scegliere un motore di ricerca predefinito”.

Sui dispositivi Android “le persone possono scegliere liberamente quali applicazioni usare, scaricare e impostare come predefinite”, scrive Oliver Bethell, direttore dell’area legale della società, “e le ricerche dimostrano che gli europei sanno come cambiare facilmente i motori di ricerca se desiderano farlo”. “A seguito di ulteriori feedback da parte della Commissione, stiamo apportando alcune modifiche finali alla schermata con le scelte multiple, compresa la partecipazione gratuita per i motori di ricerca ritenuti idonei”, si legge ancora nel post, che conclude: “Aumenterà anche il numero di motori di ricerca mostrati sullo schermo. Questi cambiamenti entreranno in vigore da settembre di quest’anno sui dispositivi Android”. 


Google consentirà di scegliere il motore ricerca su Android. Ma solo in Europa